Le parole non bastano per descrivere l’incendio che rischia di divorare Messina. Apocalisse, inferno, rabbia, tragedia, delusione, incredulità, dolore, bastardi, terrorismo, mafia, solidarietà… Ognuno esprime le proprie sensazioni con i termini che corrispondono al proprio “dizionario dell’anima”, ma di fronte alle incredibili immagini che provengono da quella città, noi quelle parole non riusciamo a trovarle.

Alcune immagini dell’incendio di Messina

E però dentro di noi sentiamo un rancore sordo che non riusciamo ad esprimere. Lo stesso di quando una montagna si sgretola e una valanga d’acqua sommerge un paese e i morti si contano a decine e a centinaia. E’ un rancore che scaturisce dall’impotenza che scatta non contro la natura, ma contro l’uomo. Perché in questi casi non è con il “destino cinico e baro” che dobbiamo prendercela, ma con noi stessi.

La montagna che si sgretola, la valanga d’acqua che sommerge il paese, i morti che si contano a decine hanno un collegamento con l’incendio che sta devastando Messina o no?

Se è vero – come dice il sindaco della città, Renato Accorinti, e non solo lui – che si tratta dell’ennesimo caso di incendio doloso, allora bisogna dire che c’è un collegamento diabolico fra i vari fenomeni: le colline, le montagne, i boschi, la macchia mediterranea vengono bruciati per costruire orrendi alveari di cemento, che alle prime piogge cedono e si abbattono sulle nostre teste. E’ stata fatta una seria prevenzione seria contro gli incendi? Sono state fatte delle leggi esemplari contro l’abusivismo edilizio e i piromani? Ogni anno gridiamo allo scandalo, ma poi tutto torna come prima. Perché? Perché i piromani sono funzionali ai palazzinari e i palazzinari sono dentro la politica e la politica – certa politica – la votiamo noi. Ieri a Messina è morto un ragazzo tetraplegico di sedici anni, Cristian, che era andato a vivere nella casa popolare costruita da poco: l’umidità gli aveva corroso l’unico polmone che gli era rimasto. La casa popolare era stata realizzata su una falda acquifera. E allora diciamocelo: i veri piromani siamo noi. Chi ne è estraneo non trova le parole.

Luciano Mirone