La nave “anti migranti” C-Star, proveniente da Cipro, si avvicina a Catania. Quali conseguenze ci saranno se – come previsto – approderà nel porto etneo nei prossimi giorni? Ad attenderla ci saranno decine di persone che si stanno battendo per evitare l’attracco della nave noleggiata dall’organizzazione Defende Europe, la cui preparazione logistica in Italia sarà curata da Generazione identitaria (Gi), un gruppo definito “razzista e xenofobo” dall’Associazione nazionale partigiani (Anpi) e dalla Rete antirazzista catanese. Quest’ultima – attraverso un appello al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, al presidente della Regione Sicilia, al prefetto, al questore, al Presidente dell’Autorità portuale, al comandante della Capitaneria di Porto e al sindaco di Catania – si sta mobilitando per evitare l’approdo nel porto etneo di questa imbarcazione lunga quaranta metri e battente bandiera del Gibuti. Il fine della C Star – secondo Rete antirazzista catanese – è quello di “respingere, attraverso azioni paramilitari, i migranti che tentano di attraversare il mar Mediterraneo, intralciando così i preziosi salvataggi delle Organizzazioni non governative (Ong), delle navi umanitarie, sempre più criminalizzate”.
Per comprendere le conseguenze politiche che questa vicenda potrebbe avere anche in Italia, basta citare le versioni del tutto contrastanti che ne danno alcuni quotidiani. Secondo il Giornale di Berlusconi, il compito della C-Star è quello di “monitorare e denunciare l’attività illecita delle Ong e fermare i criminali che fanno affari con i trafficanti di uomini”; secondo il Fatto quotidiano la nave è stata “noleggiata per ostacolare i salvataggi dei migranti da parte delle Ong al largo delle coste libiche”.
Intanto l’arrivo dell’imbarcazione, prevista per il 18 luglio nella città etnea, è stata rinviata per una serie di imprevisti verificatisi nei giorni scorsi nel Mar Mediterraneo, prima nel Canale di Suez e ora nell’isola di Cipro, dove il comandante e l’equipaggio sono stati fermati e poi rilasciati dalle autorità locali “per traffico di esseri umani”. Ora – secondo il titolo del Giornale – la “C-Star è ripartita con il suo comandante e avanza verso Catania”.
“Finalmente”, scrive il quotidiano diretto da Sallusti, “la nave anti-Ong è in viaggio verso la Sicilia dove la attendono i militanti di Gi che formeranno l’equipaggio che raggiungerà nelle prossime settimane le acque internazionali di fronte alle coste libiche”. E poi: “Il momento chiave sembra essere ormai arrivato”. E ancora: “La missione è unica nel suo genere”. Addirittura “rivoluzionaria”.
Ma chi è Generazione identitaria? Da chi è formata? Quali sono il suoi scopi?
Secondo quanto si legge nel sito dell’organizzazione, dove campeggia l’immagine di un’aquila e una foto che riproduce una manifestazione contro lo “Ius soli” (la proposta di legge per dare cittadinanza italiana ai bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri) Generazione identitaria “è un movimento apartitico indipendente nato il 21 Novembre 2012, per opera di cinque giovani identitari italiani animati dall’amore verso la propria terra e dalla determinazione a salvare, con l’azione militante, il suo popolo, la sua cultura, il suo ambiente e la sua sovranità politica”.
Si rifà all’esperienza della francese Génération identitaire, e secondo quanto si legge, ha messo radici “in Austria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Repubblica Ceca e Slovenia” attraverso la trattazione di tematiche come quella “dell’identitarismo etnico-culturale, unitamente alla difesa delle identità locali” e “l’opposizione” a “tutto ciò che potrebbe attentare alla sua integrità”.
Nel sito non si parla di migranti, né dei motivi che li spingono a lasciare le loro terre, ma il riferimento appare abbastanza chiaro, specie nelle righe successive, dove si parla di “preservazione delle identità di fronte al rullo compressore mondialista”, e di “una missione storica del nostro tempo”, per la quale “noi leviamo la bandiera dell’identità contro la mondiale uniformità massificante”, in quanto “le migrazioni, gli scambi commerciali ormai fuori controllo e la globalizzazione mettono in serio pericolo la pluralità delle identità dei popoli Europei”.
E infine: “A noi sembra legittimo difendere le nostre identità: locali, nazionali, Europee”. L’identità che “consente all’uomo di sapere chi è e dove va, baluardo e protezione contro ogni forma di totalitarismo, politica o religiosa che sia”.
Luciano Mirone
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