Avevano organizzato “il delitto perfetto” dell’imprenditore catanese Santo Giuffrida, morto il 10 dicembre 2002 per un “infarto fulminante” (questa la versione ufficiale data allora da Barbara Bregamo, 43 anni, ex convivente della vittima). Oggi si è scoperto che il decesso per “cause naturali” non c’entra: Santo Giuffrida (33 anni all’epoca dei fatti) era stato ucciso da una iniezione letale propinata da due persone, che subito dopo lo hanno soffocato.
Mandante del “delitto efferato” (secondo la definizione della Procura distrettuale della Repubblica di Catania) sarebbe proprio l’ex convivente Barbara Bregamo, residente a Misterbianco (Ct). Esecutori: Antonio Zuccarello, 51 anni, domiciliato a Santa Maria di Licodia (Ct) e Alfio Maugeri, 44 anni, residente a Misterbianco, tutti arrestati nelle prime ore del mattino.
Anche se non è ancora chiaro il movente dell’omicidio (nel senso che gli inquirenti non lo hanno svelato), a squarciare il velo su questo incredibile fatto di sangue è stato il collaboratore di giustizia Luciano Cavallaro, che nei mesi scorsi ha raccontato tutto ai magistrati.
L’operazione è stata condotta dalla Procura distrettuale della Repubblica che nella mattina di oggi ha delegato ai carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria e del Nucleo investigativo del Comando provinciale carabinieri di Catania l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa l’8 luglio scorso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania.
Il collaboratore di giustizia ha riferito di aver ricevuto l’incarico di uccidere l’imprenditore direttamente da Barbara Bregamo. Per commettere il delitto però il pentito si sarebbe rivolto ad una terza persona, Francesco Giuseppe Indorato (49 anni, residente a Catania), il quale avrebbe tentato di uccidere l’imprenditore un anno prima (il 21 gennaio 2001) della sua morte. Quel giorno Indorato fece irruzione nel garage di Giuffrida, lo colpì con un coltello, ma non riuscì a completare il piano di morte. In tale occasione l’imprenditore riusciva a scampare all’attentato restando gravemente ferito.
“Nessun elemento raccolto all’epoca – dichiarano gli investigatori – consentiva di ritenere la Bregamo coinvolta nell’accaduto”: Indorato veniva indagato, ma su di lui non venivano acquisiti sufficienti elementi per un rinvio a giudizio.
A distanza di quasi un anno la convivente dell’imprenditore richiedeva nuovamente a Cavallaro l’uccisione del compagno, pagando questa volta 20mila euro ed acquistando, per lo stesso, una BMW.
Per pianificare con maggior cura il delitto, Cavallaro coinvolgeva Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello. Nella notte fra il 9 e il 10 dicembre, con la collaborazione della Bregamo, i tre si introducevano nell’abitazione di Giuffrida e dopo avergli iniettato una sostanza velenosa lo soffocavano. A completare tutto era la stessa donna che architettava la messa in scena della “morte naturale”. Per quindici anni nessun sospetto né su di lei, né sui presunti esecutori del delitto.
Nel 2016 arrivano le dichiarazioni del pentito, che fa scattare un’articolata serie di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e di videoregistrazione, corroborate da molteplici attività istruttorie (sommarie informazioni di persone informate sui fatti, consulenze medico-legali ed altro) e consente di acquisire “fonti di prova dall’elevata carica probatoria”.
Nel giro di pochi mesi gli investigatori hanno ottenuto “precisi riscontri e individualizzanti in ordine alla chiamata di correità compiuta dal collaboratore di giustizia”.
Al fine di indurre gli indagati a commentare il risalente fatto di reato è stato lasciato sulla loro autovettura un foglio di carta riportante la seguente frase: “sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa”.
Uno degli indagati, dopo aver ricevuto il biglietto, confessava ad un amico il delitto riferendo testualmente “Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due”.
Per questi motivi il Gip del Tribunale di Catania, concordando sulla piattaforma probatoria ricostruita dalla Procura distrettuale della Repubblica ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Giuseppe Francesco Indorato (indagato per il solo tentato omicidio), Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello.
Per Barbara Bregamo (madre di prole di età inferiore ai sei anni) è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Luciano Mirone
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