“Se sul caso di Angelo Niceta ci fossero fatti nuovi segnalati dalla Procura di Palermo, la Commissione che presiedo assumerebbe immediatamente le determinazioni necessarie”. E’ stato lapidario stamattina al Gr3 di Radio Rai l’on. Filippo Bubbico, vice ministro dell’Interno e presidente della Commissione centrale per la Definizione e l’applicazione delle speciali misure di protezione, intervistato sulla vicenda dell’imprenditore palermitano Angelo Niceta, che da due anni racconta ai magistrati del processo Trattativa i collegamenti fra pezzi importanti della Palermo bene (la “borghesia mafiosa”) e Cosa nostra. Niceta rifiuta lo “status” di pentito – come nel 2015 ha stabilito la Commissione centrale del ministero – e chiede di essere inserito nel programma di protezione dei “testimone di giustizia”, in sintonia con quanto richiesto precedentemente dai pm del processo Trattativa, Di Matteo e Padova. “I collaboratori di giustizia sono dei mafiosi che si sono pentiti di essere tali. Io non sono mai stato mafioso, anzi sono stato rovinato da Cosa nostra”.

Nell’incertezza se applicare il programma di collaboratore o di testimone, “lo Stato dopo un anno e mezzo lascia senza scorta Niceta – dice il Comitato di cittadini che sostiene la causa di Angelo – con l’aggravante che le condizioni economiche sue e della sua famiglia stanno avendo effetti negativi”.

Da trentacinque giorni l’imprenditore sta facendo uno sciopero della fame che – secondo i medici che lo hanno visitato – sta pregiudicando le sue condizioni di salute.

Alla domanda della giornalista del Gr3 Carla Manzocchi (“Quindi potreste riaprire il caso su istanza della procura di Palermo?”), il vice ministro ha risposto: “Certamente. È già accaduto tante volte”.

Le dichiarazioni dell’on. Bubbico – anche alla luce della nuova istanza trasmessa ieri dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal procuratore generale Roberto Scarpinato – sono state accolte con moderato ottimismo dal “Comitato dei cittadini per Angelo Niceta”, ma a nostro avviso ci sono tre domande da porre al responsabile della Commissione centrale del ministero dell’interno: 1) Quali altri “fatti nuovi” dovrebbe “segnalare” la Procura di Palermo dopo che ben quattro magistrati (due anni fa due pubblici ministeri, ieri addirittura i vertici della Procura) hanno detto chiaramente che per Niceta va applicato lo status di “testimone di giustizia?” 2) Perché lo Stato, da quasi due anni, mette a rischio un testimone senza spiegarne la motivazione all’opinione pubblica? 3) Quali sono “i segreti di Stato” di cui Niceta ha parlato in una intervista radiofonica, che impediscono di risolvere immediatamente il caso?

Nella foto: il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico

Luciano Mirone