Sul caso di Angelo Niceta scendono in campo il procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi e il procuratore generale Roberto Scarpinato, mentre il diretto interessato dichiara che, se non arriveranno fatti concreti – ovvero se la Commissione centrale del ministero dell’Interno non cambierà il suo status da collaboratore a testimone di giustizia – continuerà lo sciopero della fame (oggi al trentaquattresimo giorno) che, a parere dei medici, gli sta provocando parecchi problemi di salute.

Il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi. Sopra. Angelo Niceta

Ma andiamo con ordine.

Lo Voi e Scarpinato sono intervenuti per avanzare una nuova richiesta “di ammissione al programma per le speciali misure di protezione”, che segue quella inoltrata diversi mesi fa dai pubblici ministeri del processo Trattativa, Di Matteo e Padova, alla stessa Commissione centrale, la quale, dopo avere ammesso Angelo al programma di testimone di giustizia, “due anni fa, improvvisamente – secondo lo stesso Niceta – mi ha fatto diventare un ‘collaboratore’, uno status che non mi appartiene, in quanto non sono mai stato un mafioso”.

Una girandola di notizie – quelle di cui vi diamo resoconto – formatasi stamattina durante il sit-in indetto dal “Comitato di cittadini per Niceta”, riunitosi davanti alla prefettura di Palermo, “per chiedere alle istituzioni urgenti risposte sulla grave situazione di Angelo”. “Si tratta di segnali positivi, ma insufficienti”, dicono gli esponenti del Comitato, che nei giorni scorsi hanno raccolto oltre 25mila firme per sensibilizzare lo Stato affinché giunga in tempi brevi alla risoluzione della vicenda.

“Durante il sit-in – si legge in un comunicato – Niceta e una delegazione di cittadini sono stati ricevuti dal Vicario del Prefetto, dottoressa Giusy Scaduto, che ha manifestato un cauto atteggiamento di disponibilità e attenzione verso la situazione di Angelo senza tuttavia assumere impegni concreti: ‘Speriamo che la prossima volta, quando ci incontreremo – ha dichiarato il Vicario – sia successo qualcosa”. Una frase che lascia intendere buone notizie per il futuro.

Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato

“Il fatto che nonostante la gravità e l’urgenza della situazione – è scritto ancora nel comunicato  – si tardi a provvedere, non può che suscitare incredulità e sgomento”.
Ad Angelo è giunto anche il sostegno della fondazione “La città invisibile” di Catania, dell’Associazione Rita Atria, del leader di AddioPizzo Ugo Forello e del deputato della Commissione Antimafia Davide Mattiello, che così ha commentato l’atteggiamento della Prefettura: “Ora la burocrazia non diventi un peso insopportabile: ne va della credibilità dello Stato oltre che della salute del sig. Niceta. La Prefettura di Palermo, sia per via ordinaria sia in via d’urgenza, può intervenire tempestivamente per garantire le condizioni di sicurezza, che vanno prioritariamente garantite”. Perché finora non è successo? Su questo pesa uno strano silenzio da parte delle istituzioni.
“Siamo certamente soddisfatti di questo primo importante passo avanti”, dice Rosalba Vitale, legale di Angelo Niceta. “Tenendo in considerazione l’inerzia che per circa un anno e mezzo ha contraddistinto le istituzioni competenti, nonché la noncuranza di taluni aspetti legali che andavano tempestivamente messi in risalto e che hanno causato la degenerazione della situazione, si ricorda che anche la moglie e i quattro figli di Angelo sono vittime di questo sistema, oltre che in costante pericolo”.

Luciano Mirone