“Le seguenti associazioni della Rete Antirazzista chiedono alle Autorità competenti di impedire l’utilizzo delle infrastrutture portuali di Catania alla nave C-Star – attualmente nella disponibilità dell’organizzazione dichiaratamente razzista e xenofoba ‘Generazione Identitaria’ – noleggiata dal gruppo per respingere, attraverso azioni paramilitari, i migranti che tentano di attraversare il mar Mediterraneo, intralciando così i preziosi salvataggi delle Organizzazioni non governative (Ong), delle navi umanitarie, sempre più criminalizzate”. È l’appello lanciato da numerose associazioni catanesi – mobilitatesi per l’occasione – al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, al presidente della Regione Sicilia, al prefetto, al questore, al Presidente dell’Autorità portuale, al comandante della Capitaneria di Porto e al sindaco di Catania “per prendere posizione” – si legge nel comunicato –  contro “un’operazione razzista alimentata da una propaganda falsa e tendenziosa, che non possiamo avallare con alcun tipo di supporto logistico o silenzio istituzionale”.

Secondo quanto segnalato dal comunicato, “intorno a martedì 18 luglio 2017 è previsto l’arrivo al porto di Catania della nave C-Star, lunga 40 metri, costruita nel 1975, e battente bandiera dello stato africano di Gibuti”. La Società civile catanese, formata da Rete Antirazzista Catanese, Comitato NoMuos/NoSigonella, Catania Bene Comune, USB fed. Ct, Città Felice, La RagnaTela, Cobas Scuola-Ct, PRC- Ct, PCI fed.Ct, Briganti rugby Librino, la Librineria, Associazione mundis pacem, Open Mind lgbt, Femministorie, movimento Laikal, Collettivo Politico Experia, Comunità di Sant’Egidio, e Arci Catania, dichiarano che “sarebbe assai grave che si concedesse l’attracco e l’utilizzo delle infrastrutture pubbliche a organizzazioni che hanno l’intento di compiere azioni paramilitari nel mar Mediterraneo, intercettando imbarcazioni di migranti e arrogandosi il diritto di intervenire, consegnando i naufraghi alla guardia costiera libica e violando di fatto l’obbligo di legge che vuole l’accompagnamento verso il porto più sicuro, che non è certo quello libico”. Le associazioni firmatarie scrivono inoltre di temere “che la presenza di una nave non coordinata con la Guardia costiera possa ostacolare le operazioni di salvataggio, con grave pericolo per i naufraghi e per il personale operante in mare”.

Barbara Contrafatto