Il caso del super testimone di mafia Angelo Niceta – giunto al ventiduesimo giorno di sciopero della fame – approda alla Camera dei deputati attraverso una interrogazione presentata ieri dal deputato della Sinistra italiana (Si) Erasmo Palazzotto al ministro dell’Interno Marco Minniti, in cui si chiede il motivo per il quale lo Stato non protegge un testimone che con le sue dichiarazioni sta svelando numerosi retroscena legati alla Trattativa Stato-mafia.
Nell’interrogazione, Palazzotto ripercorre la vicenda in modo circostanziato: “Angelo Niceta – scrive – è il Testimone di Giustizia che sta raccontando alla magistratura gli affari e le collusioni della mafia siciliana, chiamando in causa, tra l’altro, la famiglia Guttadauro e Matteo Messina Denaro”.
“I Niceta a Palermo – prosegue il deputato del Si – sono un cognome che conta: il loro grande magazzino nella centralissima via Roma è stato il primo di tutta la Sicilia nel settore tessile e per la biancheria della casa. In quel grande magazzino la famiglia Niceta intratteneva rapporti con i massimi esponenti di Cosa Nostra, da Bernardo Provenzano, ai fratelli Carlo, Giuseppe e Filippo Guttadauro e persino con Matteo Messina Denaro”
Dalla descrizione di carattere generale, Palazzotto nell’interrogazione focalizza successivamente l’attenzione sul comportamento di Angelo Niceta: “Presa coscienza dei rapporti pericolosi che si consumavano nell’azienda di famiglia a un certo punto Angelo Niceta ha deciso di dire basta e di parlare con i magistrati”.
I magistrati ai quali Niceta svela da due anni i particolari di questi legami sono Nino Di Matteo e Pierangelo Padova, i quali “hanno chiesto per lui lo status di Testimone di giustizia, per aver reso dichiarazioni come persona informata sui fatti”.

Il deputato di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto. Sopra: Angelo Niceta
“La richiesta – aggiunge Palazzotto – inizialmente è stata accolta dalla Commissione Centrale del Ministero dell’Interno”. Per poco tempo.
“Oggi – si legge ancora nell’interrogazione – pur non essendo mai stato indagato per mafia, Angelo si ritrova (con la moglie e i quattro figli) bollato come ‘collaboratore di giustizia’, abbandonato e senza nessuna protezione”.
“A quel punto Angelo Niceta – scrive Palazzotto – rifiuta lo status di collaboratore di giustizia, rinunciando alle misure di protezione e ritenendo quell’atto non adatto alla sua situazione. Nonostante l’importanza oggettiva delle sue dichiarazioni, riconosciuta dalla Procura di Palermo che ha richiesto per lui speciali misure di protezione, gli viene negato il ruolo di Testimone di Giustizia e perfino la scorta”.
Per queste ragioni il deputato di Sinistra italiana scrive ancora: “Chiediamo quali siano le motivazione addotte per rifiutare il riconoscimento dello status di Testimone di Giustizia; se le informazioni fornite da Niceta non mettano a rischio l’incolumità dello stesso e dei suoi familiari; se l’atto della Commissione Centrale del Ministero degli Interni non possa creare un precedente che disincentivi la possibilità di collaborare con le Istituzioni di altri cittadini che vivono la stessa condizione del soggetto in questione”.
Il parlamentare chiede ancora “quali misure si intende adottare per assicurare l’incolumità e la sicurezza della famiglia Niceta, quali atti e misure s’intendono adottare per far sì che venga riconosciuto lo status di Testimone di Giustizia a Niceta e assicurare allo Stato, tramite le informazioni dallo stesso fornite, di raggiungere ulteriori obbiettivi nel contrasto alla Mafia e portare alla cattura dei latitanti ancora in libertà”.
E inoltre: “Angelo Niceta, che è giunto oggi al ventiduesimo giorno di sciopero della fame, è intervenuto in collegamento telefonico alla trasmissione ‘Educare ai sentimenti’ di Radio Voce della Speranza. La petizione lanciata in sostegno di Angelo per chiedere allo Stato di rispettare le regole, di riconoscergli lo status che gli compete di Testimone di Giustizia e di provvedere immediatamente alla protezione sua e della sua famiglia ha superato le 23.700 adesioni, nonostante lo scarso rilievo dato alla vicenda da parte di gran parte degli organi di informazione. Chiediamo – prosegue Palazzotto – di dare notizia dell’esistenza della petizione e della possibilità di firmarla al link: https://www.change.org/p/lo-stato-intervenga-per-angelo-niceta-testimone-di-giustizia. L’elenco nominativo delle adesioni finora pervenute è stato trasmesso al Prefetto di Palermo Dott.ssa Antonella De Miro, al Ministro dell’Interno On. Marco Minniti, al Viceministro dell’Interno On. Filippo Bubbico e alla Presidente della Commissione Antimafia On. Rosy Bindi”.
Luciano Mirone
Speriamo che le Autorità si ricordino urgentissimamente del loro dovere morale di dare risposta all’interrogante e a TUTTI I CITTADINI che vogliono sapere…..
Spero vivamente che a questo intervento seguano risposte rapide ed efficaci da parte delle Autorità competenti: non c’è un minuto da perdere! Quest’uomo, insieme alla sua famiglia, merita di essere, non solo protetto, ma premiato per il suo coraggio e il suo impegno di cittadino esemplare.
Si può collaborare con la mafia in tanti modi. Uno é quello di non proteggere chi collabora per combattere la mafia
Si è perso fin troppo tempo; la burocrazia e a volte l’ottusità della macchina statale e di coloro che la rappresentano fanno sì che l’opinione pubblica si convinca che la lotta alla mafia è solo praticata a parole; quando si tratta di agire nell’interesse dei cittadini, soprattutto nei confronti di coloro che sono potenzialmente a rischio di ritorsioni, si va tremendamente lenti. Le mafie evolvono, si riadattano al mutare degli eventi, con una velocità che lascia sbalorditi; lo Stato va a rilento, non tenta neanche di correggere gli errori del passato. E il caso
di Angelo Niceta è emblematico; è stato costretto a fare lo sciopero della fame, nonostante la petizione in suo favore, mentre i giornali di tutta Italia, le televisioni pubbliche e private non ne parlano ed un solo rappresentante del popolo si è accorto dell’esistenza di questa persona e dei motivi per i quali chiede di essere protetto insieme alla sua famiglia; il caso è finalmente approdato in Parlamento. Ma in quel posto sacro dove siedono i rappresentanti di noi cittadini si discute di legge elettorale, si fa campagna elettorale, si seguono i risultati delle amministrative. A mandare avanti questo paese ci debbono pensare gli imprenditori onesti, quelli che il lavoro lo hanno, la magistratura con la sua opera di pulizia morale. Ma ci si rende conto che questo andazzo allontanerà ancora di più i cittadini dalla politica? Ma volete veramente lasciare questo paese nelle mani di chi ancora usa il saluto romano per aizzare la folla, o alimentare l’odio razziale mettendo contro i poveri del nostro paese contro quelli dei paesi oppressi dalla fame e dalle guerre? Si sta superando il limite. Occorre una nuova resistenza non armata contro i populisti di ieri e quelli di oggi. Mafia, Stato, Massoneria, trafficanti di armi, di droghe. Basta, rendiamo innocui e spezziamo i fili che legano questi poteri; togliamo il segreto di Stato agli omicidi di Stato; rendiamo pubblici i dossier aperti e non più soggetti al Segreto di Stato.
Non possiamo lasciarlo solo,Angelo e la sua famiglia.Lo Stato ,attraverso tutti gli organi ed uffici competenti,deve intervenire con tutta l’ urgenza morale dovuta a un cittadino coraggioso e leale.
Lasciare solo questo Testimone di Giustizia è fare un favore alla mafia e far rischiare a lui e alla sua famiglia LA VITA! COSA DOBBIAMO FARE PERCHE’ LO STATO INTERVENGA????
Tutti sempre a riempirsi la bocca…. la collaborazione dei cittadini…. l’omertà come piaga… (mistificando paaura e omertà…….). Poi quando ti trovi un caso del genere la reticenza, la sfiducia e la diffidenza diventano legittime…. La stampa? Non fa notizia! I politici? Hanno da pensare alle poltrone. Insomma un fastidio noioso per tutti!