Anche se ripete come un mantra che il suo partito è “Palermo”, abbiamo l’impressione che dopo il trionfo elettorale di ieri che lo ha incoronato al primo turno, e per la sesta volta sindaco della sua città, Leoluca Orlando stia pensando ad andare “oltre” Palermo. Se questo nuovo cammino inizierà a novembre con la presidenza della Regione Sicilia, o con le politiche del 2018, non lo sappiamo, ma viene difficile pensare che l’ex fondatore della Rete resterà nel capoluogo siciliano (che pure ama ed è riuscito in parte a cambiare ) come primo cittadino per altri cinque anni. L’età avanza, certo, ma Orlando potrebbe ritrovarsi fra un quinquennio come il leader dei democratici americani Bernie Sanders che, pur perdendo le primarie con Hillary Clinton, a settantasei anni suonati è stato l’unico politico statunitense ad attirare il voto degli “under quaranta” meglio e più di altri candidati più giovani di lui.

Questo per dire che Leoluca ha sempre rotto i luoghi comuni, e anche in questo caso non possiamo escludere sorprese in futuro. Del resto lui stesso l’ha detto: “La Regione è una calamità nazionale”, “La vera politica si sta facendo a Palermo”. E’ un progetto antico: partire dalla sua città senza simboli di partito per andare “oltre” come leader nazionale “alternativo”: non col centrosinistra tradizionale, ma con una Cosa nuova che potrebbe partire dalla Società civile.

La concorrenza è fortissima. C’è il sindaco di Napoli, De Magistris; l’ex sindaco di Milano, Pisapia; l’attuale sindaco di Parma, Pizzarotti (arrivato al ballottaggio con l’avversario del centrosinistra); e da qualche settimana si parla di Romano Prodi che potrebbe capeggiare un nuovo movimento politico.

Se però tutti questi soggetti non li consideriamo singolarmente, ma li immaginiamo alleati, ecco allora che molti scenari potrebbero cambiare.

Specie se si pensa che queste elezioni – pur consolidando i consensi  del centrodestra e del centrosinistra, che sostanzialmente hanno tenuto le posizioni – sono state tutt’altro che esaltanti per i 5 Stelle, movimento risultato assente nelle città dove ha perso. Una politica del tutto inversa a quella portata avanti da diversi sindaci che gradualmente aspirano a una leadership nazionale. Mentre questi ultimi partono dalla periferia per arrivare al governo del Paese, i 5Stelle portano avanti il progetto inverso: governare il Paese per amministrare le periferie.

Fra quindici giorni vedremo come finirà lo scontro di Parma, di Genova e di tante altre città italiane. Ma dal giorno dopo possiamo scommettere che il Movimento Cinque Stelle tornerà protagonista, a partire dalle elezioni regionali per le quali in Sicilia (e non solo), il candidato alla presidenza è dato per favorito.

Luciano Mirone