Ad un anno dell’attentato a Giuseppe Antoci, avvenuto la notte tra il 17 e il 18 maggio nel bosco di Miraglia tra Cesarò e San Fratello quando furono esplosi colpi di fucile contro l’auto blindata del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, 14 persone sarebbero state raggiunte da un avviso di garanzia nell’ambito dell’ inchiesta della Dda della Procura di Messina che ha delegato le indagini alla squadra mobile.

I fori di entrata dei proiettili nella macchina del presidente del Parco dei Nebrodi. Sopra: Giuseppe Antoci

Le informazioni di garanzia, scrive la Gazzetta del Sud, sarebbero funzionali ad accertamenti tecnici non ripetibili a carico delle persone iscritte nel registro degli indagati. Probabilmente si dovranno fare degli esami per la comparazione delle tracce biologiche lasciate da qualcuno degli attentatori sul luogo dell’agguato dove erano stati ritrovati mozziconi di sigaretta. La pista privilegiata dagli investigatori è quella della mafia dei pascoli che si sarebbe ribellata ai controlli messi in atto dallo stato sul business dei finanziamenti pubblici europei per il settore agricolo grazie al protocollo di legalità voluto da Antoci. Proprio ieri ad Antoci è stata consegnata nel teatro Politeama a Palermo la medaglia d’oro dell’Autonomia ”per la sua incessante azione di diffusione del protocollo di legalità che restituisce dignità agli agricoltori e agli allevatori onesti”. Premiati anche i poliziotti che sventarono l’agguato al presidente del parco dei Nebrodi. Il protocollo era stato siglato nel 2015 tra i comuni del parco, la Regione, l’ente di sviluppo agricolo la prefettura messinese. Il protocollo è stato poi esteso a tutta la Sicilia per evitare la mafia dei pascoli e la prevenzione di infiltrazioni criminali nel settore agro-silvo-pastorale.

– “Ho sempre avuto grande fiducia nei magistrati e nelle forze dell’ordine che indagano con costanza e tenacia – afferma il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci – e avevo ragione. E’ passato un anno da quella notte tremenda – aggiunge  – non sarò mai più la stessa persona che ero fino al 17 maggio del 2016, non potrò più esserlo, la mia vita è cambiata come sono cambiate le mie notti, i miei sogni, le mie paure. Ma quando vedo i risultati che stiamo ottenendo nella lotta alla mafia attraverso il protocollo di legalità, quando vedo tanta gente che ci crede, quando vedo tanti giovani che mi dicono: ‘andiamo avanti’, allora, a quel punto, tutto diventa più chiaro e più sereno, come quando nel cielo si diradano le nuvole”.

ANSA