”A chi, giornalista o movimento politico, si indigna per il mio sforzo nel far conoscere le pessime condizioni strutturali e il bestiale sovraffollamento delle carceri italiane e come sono costrette a vivere le persone detenute, rispondo che non sono affatto dispiaciuto per me ma molto di più per loro e anche un po’ preoccupato”. Lo dice l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, condannato per favoreggiamento aggravato, commentando le polemiche seguite alla sua partecipazione al convegno ”Identità personale e diritto all’oblio (ex carta di Milano)”, alcuni giorni fa ad Agrigento, valido per i crediti dell’aggiornamento professionale dei giornalisti. Cuffaro ha raccontato della sua esperienza in carcere. ”Una cosa è certa: io continuerò nel mio impegno e non solo perchè l’ ho promesso ai miei compagni detenuti ma anche perchè è una battaglia di civiltà, e nulla potranno gli attacchi strumentali e faziosi rivolti alla mia persona e la conseguente canea mediatica montata ad arte”, ha aggiunto Cuffaro.

I deputati all’Ars del M5s in una nota avevano polemizzato dicendo ”Ci aspettiamo che il ‘giro di Sicilia’ di un condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia sotto lo sguardo benevolo dell’Ordine dei giornalisti siciliani finisca qui e che le ‘lezioni’ dispensate da Cuffaro a Palermo e ad Agrigento ai giornalisti in occasione di due sedute di aggiornamento professionale per la categoria possano essere archiviate come spiacevolissimi infortuni, che mai più in futuro abbiano a ripetersi”.

“E’ oltremodo inaccettabile – hanno detto i deputati M5S – che proprio in Sicilia, terra tristemente e copiosamente bagnata con il sangue di uomini e donne uccisi dalla mafia, sia ancora permesso a un condannato per fatti di mafia poter parlare ad incontri pubblici. Ogni volta che questo avviene, chi ha combattuto la mafia, pagando con la vita, muore di nuovo, e chi lo permette va assolutamente censurato. L’Ordine dei giornalisti dovrebbe scusarsi con i familiari vittime di mafia”.

ANSA