“Le responsabilità della perdita della farmacia comunale di Belpasso vanno divise fra la Regione siciliana e l’attuale Amministrazione municipale”.

Dà la netta impressione di sapere più di quanto non dica. Il deputato della Regione siciliana Alfio Papale (Forza Italia) afferma di avere svolto le sue indagini ed accusa di “complicità” sia la Regione che il Comune del quale, fino al 2012, è stato sindaco.

Alfio Papale, deputato regionale di Forza Italia. Sopra: un’immagine del municipio di Belpasso

Onorevole, lei su questa vicenda ha presentato un’interrogazione. Può essere più preciso?

“Mi sorge il sospetto che potrebbe esserci una complicità fra funzionari dell’assessorato regionale alla Sanità e soggetti politici all’interno del Comune di Belpasso per delle omissioni, che a mio avviso, ci sono state”.

Addirittura “complicità”. È una dichiarazione forte.

“Lo so. Mi assumo le mie responsabilità”.

In cosa consistono le colpe della Regione?

“La Regione siciliana, di norma, per fare un provvedimento fa passare degli anni. E’ semplicemente assurdo che dall’1 agosto alla fine di luglio 2014 mandi una diffida ogni quindici giorni, chiudendo l’iter alla fine di ottobre. Normalmente i tempi della Regione siciliana sono biblici. In questo caso, nell’arco di tre mesi, si è concluso tutto”.

Allora ha ragione Caputo nell’accusare la Regione.

“Assolutamente no. La Regione ha le sue colpe, ma il Comune ha fatto la parte peggiore. L’interesse sulla farmacia ce l’ha Belpasso, non Palermo. Ecco perché parlo di complicità”.

Vediamo se interpretiamo bene il suo pensiero. Lei dice: hanno responsabilità entrambi, perché entrambi stanno facendo il gioco delle parti, nel senso che ognuno scarica reciprocamente le proprie responsabilità sull’altro, in modo da non fare apparire colpevoli. Quindi, secondo lei, Regione e Comune erano d’accordo?

“Questo non posso provarlo, ma ho il dubbio che l’intera vicenda si sia svolta in questo modo”.

Che impressione trae dalla ricostruzione di questa storia?

“L’interrogazione nasce dalla rabbia di aver perso una farmacia comunale ottenuta durante la mia sindacatura (2009). Era una conquista alla quale avevo lavorato da tanto tempo, quindi ritengo di avere dotato Belpasso di una risorsa economica in grado di poter fronteggiare una fase difficile dal punto di vista finanziario, vale a dire la mancanza di fondi pubblici e la possibilità di finanziarsi con risorse proprie. I Comuni oggi devono giocoforza cambiare mentalità se vogliono sopravvivere: non possono più vivere di assistenzialismo da parte dello Stato. Una farmacia comunale avrebbe assicurato al Comune una enorme risorsa finanziaria. Gli utili ricavati ogni anno dalla vendita dei prodotti farmaceutici sarebbero andati all’ente pubblico. Il Comune di Belpasso, nell’arco di pochi anni, avrebbe ricavato perlomeno un milione di Euro”.

Nel 2009 l’Amministrazione Papale riesce ad ottenere dalla Regione l’autorizzazione per l’istituzione della farmacia comunale. Nel 2013 l’Amministrazione Caputo perde questa opportunità. È così?

“Allora la mia Amministrazione aveva avuto il coraggio di mettere le mani per la prima volta dentro gli affari dei privati istituendo una farmacia comunale, ed istituendola in un posto dove avrebbe prodotto oro, cioè all’interno del centro commerciale Etnapolis”.

Ma dopo avere ottenuto l’autorizzazione da parte della Regione, non ci pare che la sua Amministrazione abbia brillato per attivismo.

“Vorrei ricordare che la farmacia comunale è stata fra le prime, negli ultimi tempi, ad essere autorizzate dalla Regione. Prima, quasi tutte, venivano affidate ai privati. Non bisogna dimenticare che allora l’attuale sindaco Caputo era vice sindaco e aveva seguito attentamente l’intera procedura, sapeva di cosa si trattava, quindi aveva il dovere di continuare a seguirne l’iter”.

Caputo dice che la revoca è avvenuta nel mese di agosto con una rapidità che non gli ha consentito di evitare di perdere la farmacia.

“Un Comune attento ha il dovere di mandare una semplice risposta alle sollecitazioni della Regione siciliana: basta dire che l’Amministrazione sta svolgendo gli adempimenti necessari e tutto torna a posto. L’assessorato regionale alla Sanità ha ritirato l’autorizzazione perché l’Amministrazione comunale non ha manifestato alcun interesse ad avere la farmacia comunale. La verità è questa”.

Il sindaco però dichiara di essere stato impossibilitato a rispondere alla Regione in quanto afflitto da ragioni di salute.

“Certo, ma il Comune non è mai privo di un organo che dirige tutte le attività amministrative. In quel momento il sindaco era ammalato, ma c’era il vice sindaco, e se non ci fosse stato il vice sindaco c’erano gli assessori e così via”.

Caputo addebita determinate responsabilità ad un dirigente comunale di cui non ha mai fatto il nome, dicendo che questi gli avrebbe nascosto le lettere della Regione. Dopodiché dichiara che alle lettere di un dirigente regionale non deve rispondere il sindaco ma un dirigente comunale. Da ex amministratore, lei cosa pensa?

“Non è affatto così. Il sindaco ha la responsabilità di controfirmare la posta in arrivo. L’organo politico deve avere il controllo sui dirigenti, sennò non ci sarebbe bisogno di fare elezioni, comanderebbero i burocrati. Quando sono stato sindaco, non c’è stato un atto dei dirigenti non passato sotto il mio controllo”.

Per queste accuse, che lei ha fatto a dicembre in occasione di un Consiglio comunale straordinario, Caputo (sentitosi diffamato) ha detto che l’avrebbe denunciata alla Procura della Repubblica. È stato chiamato dai magistrati?

“No. Aspetto che mi chiamino, in modo che anch’io possa portare delle carte”.

Luciano Mirone

2^ Puntata. Continua