Una radiografia impietosa. Il 71 per cento degli studenti universitari di Palermo, Agrigento e Trapani dice che “la mafia è più forte dello Stato” e che le istituzioni “non fanno abbastanza per contrastare il fenomeno”.

Con due semplici frasi, 791 giovani che frequentano la facoltà di Giurisprudenza liquidano la questione con un giudizio che non ammette repliche né giustificazioni. Non sappiamo quali ragionamenti stiano dietro le statistiche, ma intanto i ragazzi sottoposti al sondaggio hanno risposto questo. Il questionario di quindici domande è stato disposto dalla Commissione regionale antimafia. Le risposte sono state elaborate dal dipartimento di statistica dell’Ateneo palermitano e pubblicate ieri.

Per l’8 per cento dei ragazzi la mafia esiste anche in Europa, mentre il 2 per cento la considera un fenomeno locale. Il 28 per cento indica nella “famiglia e nell’ambiente la causa dell’affiliazione a Cosa nostra”. Il 4 per cento è convinto che “i pentiti sono persone interessate a una riduzione della pena”.

Questo, sinteticamente, il risultato del sondaggio. Ma è quel 71 per cento ad inquietare maggiormente, quel 71 per cento di ragazzi che dicono: “Lo Stato non fa abbastanza per combattere la mafia”. E’ questo il pugno nello stomaco che dovrebbe spingere la politica a riflettere. I ragazzi hanno ragione? La politica rifletterà? Sulla prima domanda diciamo sì, sulla seconda no. Purtroppo è da secoli che lo Stato italiano non riesce a tagliare il cordone ombelicale con Cosa nostra. Troppi compromessi, troppi ricatti per potere (o volere) tagliare quel cordone. Una domanda, secondo noi, manca da quel questionario: “Secondo voi questo Stato italiano riuscirà mai a sconfiggere la mafia?”. Non sappiamo se il quesito non è stato posto per dimenticanza o – dato che è stato commissionato da un organo politico – per non ingenerare pessimismo nell’opinione pubblica. Immaginiamo la risposta.

Luciano Mirone

 

 

 

 

 

 

 

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