Parte dalle “Vele” di Scampia il riscatto delle periferie di Napoli. È di ieri la notizia che il quartiere più degradato del capoluogo campano sarà in parte risanato – al pari di altre 23 periferie italiane, come disposto da un finanziamento del Cipe deciso dal governo – attraverso l’abbattimento delle “Vele”, un complesso di cemento costruito nel dopoguerra senza le infrastrutture necessarie per garantire un’adeguata vivibilità soprattutto ai giovani. Un rione fra i più disperati d’Italia, dove lo spaccio e il consumo di droga sono all’ordine del giorno, e la percentuale di micro criminalità è fra le più alte del nostro Paese.

Lo ha dichiarato ieri il sindaco della città partenopea Luigi De Magistris, dopo aver firmato la convenzione col presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Visibilmente soddisfatto all’uscita da Palazzo Chigi (dove erano presenti, fra gli altri, i sindaci di Torino, di Roma, di Bari, di Firenze), il primo cittadino di Napoli ha dichiarato: “Si tratta di un progetto cui teniamo tantissimo. Ci sarà l’abbattimento delle Vele: la prima all’inizio dell’estate di quest’anno. Dei quattro palazzoni – aggiunge il sindaco – ne resterà in piedi uno solo,  che verrà  riqualificato e trasformato nella sede della Città metropolitana di Napoli” (Ansa).

Fra le notizie divulgate ieri, questa, a nostro avviso, merita una citazione particolare: finalmente il governo nazionale finanzia il risanamento delle periferie, vero punto dolens di una Nazione che se vuole veramente risorgere deve partire dalle banlieue costruite in gran parte dopo la devastazione della Seconda guerra mondiale: da allora – soprattutto col boom economico degli anni Sessanta – si sono realizzate periferie urbanisticamente accettabili, ma altre decisamente squallide che sono servite a fare arricchire i proprietari delle aree e gli speculatori, con una gravissima mortificazione del cittadino che è stato emarginato dalla vita sociale. Dall’immediato dopoguerra abbiamo assistito all’inesorabile “deportazione” di milioni di esseri umani che vivevano in centri storici sicuramente poveri ma con un’identità urbanistica ben definita, a periferie orrende e piene di palazzi di quindici-venti piani, senza neanche una piazza o una bambinopoli per socializzare.

Periferia italiana. Sopra: Le Vele nel rione Scampia a Napoli

Sono venute fuori delle generazioni – e non poteva essere diversamente – profondamente diverse da quelle precedenti: più violente, più aggressive, più portate a delinquere. Basta leggere i comunicati della questura e dei carabinieri: uno stillicidio di arresti di piccoli spacciatori (soprattutto), ma anche di piccoli scippatori, di piccoli rapinatori, di piccoli assassini senza futuro (il romanzo Gomorra ne è una testimonianza tangibile).

Basta recarsi in questi quartieri per capire che le notizie ufficiali sono solo la punta dell’iceberg della disperazione e dello “straniamento” che si vivono in questi rioni costruiti solo per soddisfare l’ingordigia di politici e speculatori senza scrupoli, abbandonati per decenni tranne nel periodo elettorale, quando molti candidati ai consigli di quartiere, ai Consigli comunali, alle assemblee regionali e al parlamento nazionale portano regali di ogni genere, dal pacco della spesa al telefonino, dal tablet alle 50 Euro.

Solo quando la politica riparerà alle oscenità commesse alle periferie italiane potremo dire che finalmente ci troviamo in un Paese normale. La notizia divulgata ieri è una goccia in un mare: per questo non è il caso di lasciarsi andare a facili trionfalismi: è importante il segnale, ma aspettiamo altri fatti concreti per altre città.

“Oggi si materializza – dichiara il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – un impegno da 500 milioni per i 24 progetti migliori classificati per le periferie. L’impegno riguarda, in tutto, 120 interventi, quindi altri 95 rispetto a quelli di oggi: le disponibilità economiche ci sono – seguita il Premier – il Cipe ha stanziato altri 800 milioni dei 1,6 miliardi che servono, gli altri 800 milioni fanno parte del fondo per le infrastrutture. E ai 2,1 miliardi saranno aggiunti fondi pubblici e privati per un totale di circa 3,9 miliardi. Uno stanziamento molto rilevante” (Ansa).

Questi finanziamenti, oltre a Napoli, sono destinati a una parte delle periferie di Bari, Firenze, Milano, Bologna, Avellino, Lecce, Vicenza, Bergamo, Modena, Torino, Grosseto, Mantova, Brescia, Andria, Latina, Genova, Oristano, Napoli, Ascoli Piceno, Salerno, Messina, Prato e Roma (Ostia).

Luciano Mirone