Abbiamo fatto e stiamo facendo tutto il possibile per impedire al piccolo Michele di entrare in comunità. Ma lunedì sarà dentro. Dico “dentro” perché è in una prigione senza aver compiuto un reato che stanno per introdurre un bambino di 10 anni. I servizi sociali e la scuola vogliono così risolvere un problema: un bambino troppo intelligente che data la sua sfortunata vita familiare invece di ammalarsi, mostra un po’ di irrequietezza. Ma la madre lo cura e lo ama. Farebbe di tutto per lui. Il padre è finito in carcere perché ha cercato dappertutto un lavoro onesto e non avendo nessun aiuto ha scelto di tenere in casa la marijuana. Cosa deplorevole intendiamoci. È peró vero e lo posso testimoniare, che lui ha provato ogni strada. Vendeva al mercato delle pulci ninnoli e roba usata. Ha chiesto pure a noi dei vestiti perché non sapeva come coprirsi dal freddo.
Quanti bambini ho conosciuto in questi anni girando per le scuole, realmente in pericolo senza che nessuno intervenisse: nè la scuola, nè i servizi sociali. Bambini coinvolti nella prostituzione, nella delinquenza, persino testimoni di omicidi, bambini abusati, abbandonati, maltrattati.
In tutti questi casi, e vi assicuro sono tantissimi, nessuna istituzione è intervenuta. Noi abbiamo detto, denunciato, sofferto accanto ai piccoli, abbiamo protetto, ma poi ce li fanno sparire da sotto gli occhi e niente possiamo più.
Del piccolo Michele i servizi sociali hanno dichiarato che è in ritardo nell’apprendimento scolastico. Ma se Michele ha qualche difficoltà, questa è assai minima rispetto alla dilagante e devastante ignoranza dei bambini di tanti quartieri a rischio. E non parlo delle scuole ma della scuola in generale. È ormai l’istituzione per annientare la cultura e sostituirla con l’ammaestramento cieco.
Michele studia da noi della Scuola di musica “Falcone Borsellino” le percussioni. In pochi mesi ha raggiunto livelli superiori alla media. In due lezioni ha imparato a suonare due brani con il violino. Sta leggendo il romanzo “I ragazzi della via Paal”, conosce la tabellina e ha un alto senso dell’amicizia e del rispetto degli affetti. Con noi e da noi è un bambino eccezionale.
E ora lo vogliono mettere in una comunità. Sapete quando versa il comune di Catania alle comunità per ogni bambino internato? Tenetevi: circa 80 euro al giorno !!!! 2400 euro al mese. 28800 all’anno.
E anzi sono pochi rispetto a comuni di altre regioni. Ma ora chiedo: perché il Comune è disponibile a dare 28 800 euro all’anno a una comunità e non è stata disposto ad aiutare i genitori del bambino, magari con un lavoro retribuito impedendo al padre di delinquere e offrendo al piccolo migliori opportunità di crescere? Ve lo dico io perché, anzi lo diceva già il giudice Scidà: perché è così che si tiene in iscacco un popolo. Favorendo la disperazione, si crea maggiore quantità si disagio e quindi introiti ai privati per far finta di arginarlo. Si crea disperazione e bisogno per alleggerire i diritti e ampliare le clientele. Tutto questo ci rende consapevoli dell’aberrazione di un sistema che da un lato intasca finanziamenti europei per aiutare i minori e dall’altro condanna gli stessi ad essere vittime di un controllo sociale che li stritola come carne da macello. E noi siamo partiti da Michele e a Michele torniamo. Basta con tutto questo ciarpame di retorica sulla legalità! Basta con tutta questa falsità delle opinioni antimafia. E tutte le sciocchezze politiche di cui ci imbottiscono abili imbonitori. È da Michele e per Michele che bisogna partire e a Michele bisogna ritornare. Con i suoi diritti e le sue reali esigenze.
Alfia Milazzo
Interpellate l’onorevole Giulia Sarti, così attiva e presente in Sicilia per le questioni di legalità, forse può intervenire a favore del bimbo.
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