“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui gior­nali. Però parlatene”. Così ripeteva accorato Paolo Borsellino in un periodo in cui, come in fondo accade anche oggi, di mafia si parlava poco. Egli, forte della sua esperienza, era pienamente consape­vole che, da sempre, per i mafiosi, per i loro sporchi affari, erano necessari il silenzio, l’indifferenza, la sottovalutazione dell’opinione pubblica e che, proprio per questo motivo, fosse indispensabile contrapporre al silenzio la denuncia, alla indifferenza la parteci­pazione, alla superficiale svalutazione la conoscenza e la diffusione della pericolosità e pervasività del fenomeno mafioso.

 

Ecco il primo grande merito di questo libro. Si parla di mafia e lo si fa, con precisione e meticolosità, muovendosi per lo più da dati certi e oggettivi: sentenze, provvedimenti e risultanze processuali, colpevolmente o volontariamente, trascurati e perfino completa­mente ignorati dalla grande stampa.

C’è però un ulteriore, e più importante, motivo che rende pre­zioso per tutti il lavoro di Antonio Moccia e Monica Capodici. Non è il “solito” libro di mafia che evidenzia l’aspetto più ordinario e perfino scontato delle attività criminali dei “clan”: la violenza, gli omicidi, le estorsioni e i traffici di stupefacenti. Questo è un libro diverso, particolare, una riflessione, che gronda in ogni sua pagina della passione civile degli autori, sugli aspetti più delicati dell’in­tero sistema criminale mafioso. Quelli che hanno condizionato, e continuano a condizionare, la nostra democrazia ed un quadro politico – istituzionale sempre più esposto alla erosione del cancro mafioso. Si parla, e lo si fa con cognizione di causa e grande one­stà intellettuale, dei nodi essenziali del sistema di potere mafioso: il rapporto con la politica, i tanti compromessi, la mediazione, i sotterranei” dialoghi pericolosi” tra lo Stato e la mafia, l’isola­mento e la delegittimazione di tanti uomini delle istituzioni che, sull’altare della convenienza o dell’opportunità politica, sono stati traditi dallo Stato prima di essere uccisi dal tritolo o dal piombo dei mafiosi.

Tante storie, in fondo però tutte legate (ciascuna nella propria specificità) da un solo comune denominatore. Tanti misteri risolti solo in parte. Tante domande che questo Paese non può permet­tersi di ignorare, chiudendo per sempre, come in tanti (troppi) vorrebbero, pagine della nostra storia recente che continuano a sanguinare e a produrre i loro perversi effetti sugli attuali assetti del potere reale.

Quanta passione, quanta voglia di giustizia in questo libro! Con un’unica certezza: la verità è la strada maestra per l’autentica libertà di tutti, il caposaldo sul quale dovrà fondarsi quella vera e pro­pria rivoluzione culturale che, partendo dai più giovani, porterà finalmente alla liberazione dalla mafia e dalla mentalità mafiosa, realizzando il sogno di chi, per poter respirare e far respirare il fresco profumo del diritto e della dignità, ha saputo sacrificare tutto, anche la sua vita.

Lo stato nascosto, Salvatore Insenga Editore