Concessione della cittadinanza “per meriti straordinari” del ghanese che quattro giorni fa ha sventato una rapina ad un supermercato di Palermo, mettendo in fuga un uomo armato di coltello. È la richiesta che il segretario provinciale del sindacato di Polizia Consap, Igor Gelarda, ha inoltrato al prefetto del capoluogo siciliano per riconoscere a Joseph Koki questo merito straordinario, acquisito la sera del 4 gennaio scorso, quando, come si ricorderà, il ghanese accortosi del tentativo di rapina che si stava attuando in un negozio del centro di Palermo, non ha esitato ad intervenire affrontando a mani nude il malvivente armato di coltello, lo ha disarmato e lo ha messo in fuga, rimanendo leggermente ferito.
“A lui – dice il segretario provinciale del Consap all’Ansa – va il nostro plauso di operatori di Polizia ma anche di cittadini italiani. Noi riterremmo opportuno che lo Stato premi il suo senso civico e il suo esempio di integrazione e quindi agevoli la sua posizione con la cittadinanza italiana. Da poliziotti siamo rimasti colpiti dal suo atteggiamento”.

Una piccola-grande soddisfazione anche di questa testata che poche ore dopo il fatto ha aperto il giornale con un articolo dedicato a questo, un articolo che riproponiamo ai lettori.

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La notizia del giorno arriva ieri alle sette e venti della sera attraverso un lancio dell’agenzia giornalistica Ansa. Cinque righe cinque che nessuno – a meno di colpose distrazioni – si è filato: “Rapina sventata questa sera a Palermo da un giovane migrante”.

Una notizia macinata da un sacco di altri eventi e derubricata fra quelle ordinarie, una notizia che alla fine viene stracciata dalla distrazione di massa fino a perdersi come coriandoli al vento nel mercoledì delle Ceneri.

Ma se un “nero” sventa una rapina il discorso cambia, o meglio dovrebbe cambiare. Cambia o dovrebbe cambiare perché se è vero che c’è un immaginario collettivo portato a pensare che i “neri” (tutti i “neri”)  sono terroristi, ladri, stupratori, rapinatori, bugiardi, eccetera eccetera eccetera, e quindi assolutamente incapaci di compiere gesti del genere, che piaccia o no, questa è una notizia.

La notizia – ti spiegano quando per la prima volta frequenti la redazione di un giornale –  è quella cosa che deve incuriosire il lettore, più è anomala e più incuriosisce, quindi è notizia.

Il classico esempio che ti fanno – sempre in questa ipotetica redazione – è sempre uno: se un cane morde un uomo non è una notizia, ma se un uomo morde il cane lo è. La notizia del nero che sventa la rapina cos’è?

Secondo noi è l’uomo che morde il cane, non perché siamo convinti che gli extracomunitari non siano capaci di commettere gesti del genere, ma perché nel nostro Paese c’è una parte sempre più crescente di opinione pubblica convinta del contrario.

Ecco allora che – di fronte a questo tipo di cultura – una notizia del genere è anomala e quindi non solo va data, ma va gestita come merita. Non per creare degli eroi, ma perché questa storia manda in frantumi certi luoghi comuni che stiamo interiorizzando giorno per giorno. Una notizia così merita molto di più di cinque righe. Fossimo stati noi a dirigere la Rai ci avremmo aperto il Tg delle venti. Avremmo intervistato gli astanti e soprattutto avremmo intervistato il protagonista: da dove viene, come è arrivato in Italia, dove vive, come vive, come si trova, che lavoro fa? Saremmo andati in una delle tante stamberghe palermitane dove risiede il tizio e avremmo intervistato i suoi amici. Alla fine avremmo fatto un inevitabile appello al sindaco: signor sindaco, perché non cerca di aiutarlo, perché non diamo un segnale positivo a questa gente, come fa il Papa, che si inginocchia umilmente al loro cospetto?

Luciano Mirone