Era il bar di passaggio per chi, venendo da Catania, transitava da San Giovanni Galermo per recarsi verso l’Etna. Non a caso si chiama “Etna Bar”. Del fatto che fosse “in odore di mafia” si parlava da tempo, infatti oggi la Divisione anticrimine della polizia  di Stato l’ha sequestrato e confiscato su disposizione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale su proposta del Questore di Catania, Marcello Cardona.

L’operazione non riguarda solo lo storico caffè di San Giovanni Galermo, ma diversi beni per un valore complessivo di cinque milioni di Euro riconducibili a Luciano Salanitro, 50 anni, e Cosimo Tudisco, 43, ritenuti dagli inquirenti vicini rispettivamente ai clan Santapaola-Ercolano e Cappello.

L’azione di polizia è stata articolata in due momenti: il primo provvedimento riguarda due milioni di euro attribuibili a Salanitro; il secondo tre milioni fra beni mobili e immobili ascrivibili a Tudisco.

In base alle indagini è stato stabilito che quest’ultimo era capace di gestire il suo patrimonio dal carcere attraverso la sua convivente Rosaria Lanzafame che andava a fargli visita in galera.

Angelo Conti