E adesso che ha annunciato di volere deporre in aula, cosa dirà Totò Riina ? La risposta è abbastanza scontata: Riina non ha alcuna intenzione di parlare, né di trattativa, né di legami con le istituzioni, né di stragi, né di omicidi eccellenti, né di una carriera criminale cominciata giovanissimo in quel di Corleone.

Troppo intriso di cultura mafiosa per potere “saltare il fosso”. Meglio marcire in carcere che collaborare con lo Stato, quello buono, s’intende, quello dei Di Matteo e dei tanti magistrati onesti, perché con quello cattivo, Riina, ci ha dialogato, eccome, da epoca non sospetta.

E allora cosa dirà? Si siederà, si metterà a favore di telecamera e col suo improbabile italiano replicherà il film che da quando è in carcere ci propone periodicamente: manderà messaggi. Nei confronti di chi? Di chi, dopo le stragi (non ideate certamente da lui) gli ha garantito l’impunità e ora, dopo tanti anni, non ha mantenuto le promesse.

Anche per un boss del suo livello dev’essere triste invecchiare in carcere, non sentire il vigore di un tempo, le gambe infiacchite, la memoria che perde colpi, il respiro affannato, la tosse di notte, mentre altri che hanno occupato i piani più alti della Repubblica e che hanno brigato con lui, o sono morti nel loro letto di casa, oppure stanno fuori, fra festini, donnine e champagne. Soltanto qualcuno è rinchiuso nelle Patrie galere (Dell’Utri, Cosentino), faranno pochi anni e poi usciranno (come è successo a Totò Cuffaro), molti altri l’hanno fatta franca. E però tutto questo non basterà a convincere Riina a svelare i segreti che si porta dentro.

Eppure ieri il boss corleonese ha lasciato di stucco tutti i presenti al processo trattativa. È successo a fine udienza, quando ha dichiarato, mediante il suo legale, di voler rispondere alle domande dei magistrati e degli avvocati. Il fatto singolare è che tra i dieci imputati al processo trattativa – fra questi Marcello Dell’Utri, Nicola Mancino, ex ufficiali del Ros dei carabinieri – lui è fra quelli che vogliono parlare. Il 10 febbraio sarà l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino a fare dichiarazioni spontanee.

Dopodiché sarà il suo momento. Se dovesse dire tutto quello che sa, scopriremmo cose che noi umani neanche osiamo immaginare, per parafrasare Blade runner. A cominciare dalle entità che stanno dietro alle stragi del ’92-’93 e ai delitti eccellenti che hanno attraversato la storia repubblicana degli ultimi quarant’anni, fino alla formazione di partiti politici come Forza Italia nati dopo le stragi ed arrivati ai vertici della nazione. E’ agli autori di certe promesse che il boss si rivolgerà mentre sarà a favore di telecamera. Il suo sguardo sarà indirizzato apparentemente all’interlocutore che gli farà le domande, ma realmente lui guarderà negli occhi qualcun altro. Se vuoterà il sacco la Seconda Repubblica ha i giorni contati. Se non lo farà morirà di vecchiaia dietro le sbarre. E questo succederà. Allora che mafioso è?

Luciano Mirone