Il sindaco anti abusivismo di Palma di Montechiaro, Pasquale Amato, getta la spugna e si dimette. Due le combinazioni fatali: una mozione di sfiducia presentata di recente ma non ancora discussa, e la mancata approvazione del bilancio. Lui ha anticipato tutti e ieri ha tolto il disturbo.

E anche se sembra una resa di fronte alle tante minacce subite (nel 2014, solo in un mese, ha ricevuto quattro lettere intimidatorie) fra le righe di questa intervista si legge che in futuro potrebbe ricandidarsi (malgrado le smentite).

Intanto oggi Pasquale Amato, 61 anni, ingegnere, esperto di energie rinnovabili, il sindaco battutosi per l’acqua pubblica, il sindaco “comunista”, il sindaco che aveva cominciato a demolire gli immobili abusivi (circa 65mila vani) in un centro di 23mila abitanti, lascia la poltrona più ambita del municipio di Palma di Montechiaro.

E anche se la motivazione ufficiale riguarda situazioni legate alla mancata approvazione del bilancio, c’è chi pensa che Amato si sia dimesso per la situazione insostenibile legata a quest’opera di legalità intrapresa in oltre tre anni di amministrazione. Basti pensare che, appena insediatosi, aveva firmato un Protocollo di legalità con la Procura di Agrigento contro l’abusivismo edilizio. Un’eresia in un centro ad altissima densità mafiosa, descritta spesso dai reportage di Pippo Fava così: “Se volete capire cos’è la mafia, dovete recarvi a Palma di Montechiaro”. Assieme ad Amato si è dimesso il vice sindaco Provvidenza Maria Mogavero.

Sindaco Amato, perché ha deciso di dimettersi?

“Abbiamo vinto le elezioni nel 2013, dopo che la giunta uscente era stata raggiunta da una serie di avvisi di garanzia per delle cose pesanti: rilascio di concessioni false, distorsione di danaro, eccetera. La città aveva sete di legalità. Abbiamo cominciato a fare contrasto agli abusi di ogni tipo, a cominciare dalla lotta all’evasione. L’anno scorso, ad agosto, quando il mio gruppo politico mi ha voltato le spalle, mi sono trovato con un comune in difficoltà a chiudere il bilancio. Pur rimanendo da solo, non me la sono sentita di far deragliare il mio paese, quindi ho cominciato a lavorare. Ho presentato un bilancio con la possibilità di spendere circa un milione e 100mila euro immediatamente. Ma il Consiglio non ha approvato e da quel momento ha cominciato a giocare con i rinvii, una storia che continua fino ad ora. Nello stesso tempo hanno presentato la mozione di sfiducia”.

Perché?

“Per farmi diventare ostaggio del Consiglio comunale. A quel punto ho deciso di interrompere questa stupida e cinica partita a ping pong, togliendo qualsiasi possibilità di continuare con questo gioco: si va a votare a maggio, si rilancia con una nuova amministrazione, che con entusiasmo potrà fare ripartire la comunità. Va bene così”.

Si ricandida?

“Questa ipotesi non la prendo in considerazione. La città si è confrontata con un processo profondo di legalità. La legalità, quando si tratta di proclamarla per gli altri la vogliamo tutti, quando la dobbiamo esercitare su di noi incomincia a diventare ostica. La mia filosofia è improntata a far pagare tutti ma poco, a differenza del passato, quando pagavano pochi ma tanto. Questo ha comportato la riduzione di un punto dell’Imu. Ora la gente ha bisogno di riposarsi, di riconfrontarsi con le logiche antiche: quando scoprirà che il percorso corretto è quello di raggiungere un equilibrio finanziario sano, ne riparleremo. Io aspetto, non il cadavere che passa dalla riva del fiume, ma che la gente digerisca determinate cose. Sono fiducioso”.

Lei pensa che i suoi concittadini riusciranno a comprendere il suo messaggio?

“I finanziamenti regionali e statali per il mio comune sono diminuiti da 7 a 2 milioni e 700mila euro, eppure non ho ceduto neanche un servizio. L’Amministrazione che mi aveva preceduto aveva tagliato il gasolio per le scuole e per la refezione scolastica. Una cosa assurda”.

C’è anche il problema delle demolizioni. Palma di Montechiaro è un centro ad altissimo tasso di abusivismo edilizio.

“Questo fatto probabilmente ha portato i miei a tirarsi indietro. Evidentemente non volevano essere coinvolti nella bufera”.

Già.

“C’è dell’altro: ho coperto manifesti dedicati a ragazzi ammazzati in contesti di mafia che osannavano alla morte. Nel nostro piccolo, lo ritengo un atto di coraggio”.

Ha scontentato parecchia gente?

“Il Comune pagava delle parcelle per i legali esterni di circa 130mila euro l’anno. Noi abbiamo ridotto tutto a 19mila euro”.

Ha ricevuto parecchie minacce. Perché?

“Ho contrastato una serie di abusi e ad un sistema burocratico assurdo”.

La mafia come fa sentire la sua influenza?

“Ha scelto un profilo basso, cerca di fare i propri interessi, ma è meno fragorosa di un tempo, tuttavia è più efficace di prima. Non a caso a Palma sono state rinvenute delle serre con coltivazioni di droga”.

Esperienza politica finita?

“Non bisogna demordere. Questa esperienza, malgrado tutto, la considero positiva: ho cercato di rigenerare la mia città. La bellezza del nostro territorio deve essere l’obiettivo finale”.

Ritiene che l’abusivismo edilizio abbia compromesso le potenzialità turistiche?

“Senza dubbio. Dove sono arrivati gli abusivi hanno distrutto non solo l’aspetto funzionale delle aree, ma gli equilibri idrogeologici. Ecco perché si verificano certe tragedie”.

L’abusivismo edilizio è colpa del cittadino o della politica?

“Della politica. Se vogliamo scoprire chi sono stati i consiglieri comunali di Palma di Montechiaro dal 1967 in poi, basta andare al catasto, e vedere chi erano i proprietari delle aree”.

Luciano Mirone