Si spacca il Pd palermitano sul sostegno da dare a Leoluca Orlando alle elezioni amministrative di primavera. Quando la pace fra l’attuale sindaco del capoluogo siciliano e il partito democratico – dopo una rottura durata anni – sembrava essere scoppiata (con una decisione della federazione provinciale di appoggiare l’attuale sindaco, e un incontro di due giorni fa a Roma tra lo stesso Orlando e il numero due del Pd Lorenzo Guerini), una parte del partito palermitano di Renzi decide di appoggiare Fabrizio Ferrandelli (fondatore del movimento “I coraggiosi”) come sindaco di Palermo.
Tra i primi firmatari ci sono i consiglieri di circoscrizione Dario Duminuco, Marcello Longo, Marco Marceca, Rossella Megna, Piero Pellerito, Vanni Randisi, Danilo Stagno, Giovanni Tarantino, Nino Tuzzolino, Francesco Virga; e i consiglieri comunali Salvo Alotta e Antonella Monastra.
“Palermo viene prima di tutto, per questo – scrivono in un documento – non ci siamo piegati a meri calcoli elettorali. Con questo documento – proseguono – si apre un percorso che rispecchia e rispetta la nostra identità progressista e solidale, mirando ad amministrare la città senza guardare al passato dei singoli, ma al rilancio di Palermo”.
Ferrandelli è attualmente sotto inchiesta da parte della Procura siciliana per voto di scambio politico-mafioso, un’accusa scaturita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Tantillo, boss del Borgo Vecchio, secondo cui l’ex deputato del Pd, in occasione delle amministrative del 2012, gli avrebbe ceduto una somma di denaro per assicurarsi il sostegno elettorale.
In quella occasione Ferrandelli arrivò al ballottaggio, ma perse proprio contro Orlando al quale andò un’altissima percentuale di consensi.
Adesso lo scontro si ripete, con uno scenario che attualmente si delinea nel seguente modo: Orlando dovrebbe essere sostenuto da buona parte dei partiti della sinistra (Pd, Sinistra italiana, Rifondazione comunista, Verdi, esponenti centristi, più i movimenti che alle ultime elezioni hanno contribuito alla sua vittoria).
Ferrandelli invece potrebbe contare, oltre che sul suo movimento, sull’appoggio trasversale di Forza Italia e di quella parte del Pd che ha deciso di prendere le distanze da Orlando. Non si sa qual è l’orientamento degli altri partiti del centrodestra: presenteranno un loro candidato o convergeranno anche loro su Ferrandelli? Fatto sta che nei giorni scorsi l’ex governatore della Sicilia, Totò Cuffaro (condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa), si è lanciato in sperticati elogi nei confronti del giovane leader della lista “I coraggiosi”. Pochi giorni prima il proconsole di Berlusconi in Sicilia, Gianfranco Micciché, annunciava l’appoggio del suo partito verso l’ex deputato regionale del Pd.
Ne ha parlato ieri lo stesso Ferrandelli nel corso della conferenza stampa organizzata per smentire i suoi presunti rapporti con l’ex boss del Borgo Vecchio. Non sappiamo se i complimenti di Cuffaro siano frutto di una ispirazione estemporanea o se contengano un messaggio preciso: unire innanzitutto il centrodestra in vista delle comunali palermitane e delle regionali. Ferrandelli comunque ha smentito convergenze con l’ex governatore.
Un’atra cosa è certa: Cuffaro sta girando in lungo e in largo la Sicilia per presentare il suo ultimo libro sull’esperienza carceraria. E lo sta facendo – singolare coincidenza – da diverso tempo, con la partecipazione massiccia – altra singolare coincidenza – degli stati maggiori del centrodestra siciliano. Una “iniziativa culturale” (come viene definita dagli organizzatori dell’evento) o un modo per contarsi e per ricompattare una coalizione in crisi, magari sotto l’egida di un “padre nobile” come l’ex governatore?
Altro fatto certo: Rosario Crocetta si ricandida alla presidenza della Regione. L’attuale governatore non ha digerito l’incontro di due giorni fa fra Orlando e Guerini. “Non mi faccio mettere la museruola da nessuno e non permetterò che le decisioni sulla Sicilia vengano prese altrove. Credo che sia allucinante che i sindaci e il presidente della Regione vengano decisi a Roma. In ogni caso sappiano che mi ricandido”.
Luciano Mirone
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