Dice di essere sereno, ma i giornalisti che lo hanno atteso per tre ore davanti alle porte dei Pm palermitani Sergio Demontis e Caterina Malagoli, lo descrivono “provato”.  Fabrizio Ferrandelli, ex deputato regionale del Pd, oggi candidato sindaco di Palermo con una lista civica, è categorico: “Ora non parlo”, aggiungendo che nelle prossime ore spiegherà tutto ai giornalisti attraverso una conferenza stampa. Il leader del movimento “I coraggiosi” dovrà controbattere alle accuse di voto di scambio politico-mafioso di cui il collaboratore di giustizia Giuseppe Tantillo, ex boss del Borgo Vecchio, parla da mesi ai magistrati della Procura del capoluogo siciliano.

Fabrizio Ferrandelli la scorsa settimana è stato destinatario di un avviso di garanzia. Tantillo ha detto che, in occasione delle ultime amministrative, Ferrandelli lo avrebbe pagato in cambio del sostegno elettorale della cosca del Borgo Vecchio.

Allora era il 2012, l’ex enfant terrible della politica palermitana era contrapposto al ballottaggio contro l’attuale sindaco Leoluca Orlando (che poi risultò vincitore).

Quell’elezione era stata preceduta dalle accuse che lo stesso Orlando aveva rivolto al vasto entourage del suo avversario di avere inquinato le “primarie” che vedevano contrapposti lo stesso Ferrandelli a Rita Borsellino.

Ferrandelli e Crocetta (attuale governatore della Sicilia) esultano dopo una vittoria elettorale. Sopra: Fabrizio Ferrandelli

L’attuale primo cittadino denunciò l’intervento massiccio di gente non appartenente al centrosinistra che avrebbe votato per Ferrandelli consentendogli di battere la super favorita sorella del magistrato assassinato nel 1992 in via D’Amelio. “Una vittoria di Rita – dichiarò allora Orlando – avrebbe fatto saltare gli inciuci alla Regione fra il Pd siciliano e il governatore Raffaele Lombardo, con ripercussioni fortissime sul Comune di Palermo”.

Dopo la vittoria alle “primarie” per Ferrandelli si prospettava il bis alle amministrative, specie se si pensa all’indignazione dei palermitani nei confronti del centrodestra, allora rappresentato dal sindaco uscente Diego Cammarata, che aveva portato il Comune di Palermo sull’orlo del default. La vittoria del leader de “I coraggiosi” era data per probabile.

I giochi furono sconvolti dallo stesso Orlando, che decise di correre da solo senza l’appoggio dei partiti del centrosinistra (se si eccettua Rifondazione comunista). Grazie alla clamorosa vittoria, Leoluca diventò sindaco di Palermo per la quinta volta.

Luciano Mirone