Oltre mille Euro. Questa la cifra di cui poteva disporre Anis Amri, il terrorista tunisino ritenuto l’autore della strage di Berlino dello scorso 19 dicembre, ucciso a Sesto San Giovanni in seguito a un conflitto a fuoco con la Polizia.
Dunque non è vero che Amri aveva in tasca solo “un centinaio di euro”, come si era appreso in un primo momento, ma oltre 1000. Perché questo denaro? Da dove proveniva? Era il frutto di un lavoro precedente o qualcuno glielo ha fornito? E ancora: si tratta di soldi ottenuti prima o dopo la strage?
Tutte domande al vaglio dell’antiterrorismo, che dal giorno dell’attentato sta seguendo minuziosamente l’itinerario compiuto dall’extracomunitario prima e dopo i tragici fatti avvenuti nella città tedesca. Parallelamente alla pista logistica, gli investigatori stanno seguendo adesso quella del danaro. Sì, perché la circostanza emersa di recente avrebbe generato questa importante pista investigativa.
Si tratta di banconote da 50 e 20 Euro, prelevate presumibilmente da uno sportello Bancomat. La domanda che, fra le altre, gli inquirenti si pongono è se il danaro sia stato prelevato da lui o da qualcun altro, che evidentemente avrebbe fatto da complice per agevolare la fuga del tunisino.
Gli investigatori si sono attivati per risalire all’identificazione del luogo di emissione. La Zecca dello Stato quando stampa i soldi cartacei li fa circolare in “pacchetti” di cui registra i numeri seriali. Dai numeri, quindi, attraverso un laborioso lavoro di archivio si potrebbe arrivare anche all’istituto che ha ricevuto quel pacchetto, alla filiale, fino a chi avrebbe prelevato la somma e al momento in cui questo è avvenuto. Il resto dovrebbe essere completato dalle telecamere della videosorveglianza.
Angelo Conti
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