Erano come fratelli Antonio e Renato prima che quest’ultimo diventasse sindaco di Messina. Ora è cambiato tutto. Mazzeo e Accorinti si dividevano perfino il sonno, e le battaglie memorabili contro il Ponte e le guerre, il Muos e la cementificazione selvaggia, la mafia e la corruzione.

Non era solo l’indignazione a muoverli, ma la voglia di cambiare il mondo, la loro città, la loro terra. Due rivoluzionari cresciuti in riva allo Stretto che, nel loro piccolo, ricordano anche fisicamente due grandi della storia, Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara.

È il 2012 quando Antonio (intellettuale di rango, oltre che giornalista e saggista) “assieme ad altri compagni”, sente che c’è la possibilità di trasformare in realtà un sogno lungamente inseguito: prendersi la città spodestando i vecchi gruppi di potere che l’hanno rapinata per decenni. Come? Convincendo Renato a candidarsi a sindaco.

Francantonio Genovese

Messina in quel momento è in ginocchio, i migliori giovani se ne scappano soprattutto all’estero. Dopo anni di indifferenza ma anche di cinica complicità verso il malaffare, i cittadini non vogliono più sentir parlare di personaggi come Genovese, come Buzzanca, come altri che l’hanno trascinata nel baratro. Renato si candida. E va al ballottaggio. Dopo quindici giorni vince contro ogni pronostico. Di pochissimo ma vince.

Tutt’a un tratto Messina diventa l’Avana e si ride, si piange, si beve, si fa l’alba. Non è possibile! E invece la follia della storia consegna per la prima volta Messina ai sognatori. Ma c’è un “ma” grosso quanto una casa. Accorinti non ha la maggioranza in Consiglio comunale.

Passa poco tempo. Dopo quarant’anni di lotte in comune, l’antica amicizia fra Antonio (che nel frattempo si candida con la lista Tsipras alle europee, ottiene un buon successo, ma non viene eletto) e Renato si incrina, poi addirittura si rompe. Volano parole grosse. Antonio prende decisamente le distanze dall’esperienza amministrativa. E lo rende pubblico con degli articoli durissimi accusando Renato di aver tradito i valori che li accomunano. Addirittura altri due “fratelli” (Gino Sturniolo e Nina Lo Presti) si dimettono dal Consiglio comunale per protesta.

Adesso il colpo di scena annunciato: all’interno del civico consesso vengono raccolte diciassette firme dell'”ancien regime”, secondo una definizione degli “accorintiani”  (una in più rispetto al minimo consentito dalla legge) per mandare a casa il sindaco attraverso una mozione di sfiducia. Che, se dovesse essere votata da almeno ventisette consiglieri, potrebbe portare alla conclusione prematura di questa esperienza.

Antonio Mazzeo, da diverso tempo attacchi aspramente il sindaco di Messina. 

“I primi attriti hanno avuto origine sulla nomina degli assessori. Mi riferisco a Gaetano Cacciola (vice sindaco, con deleghe su energia, mobilità, smart city, Polizia municipale, fondi europei, rapporti con l’Europa, ndr.) e a Sergio De Cola (Urbanistica), personaggi lontani anni luce dal punto di vista politico, culturale, idealistico rispetto al movimento ‘Cambiamo Messina dal basso” che ha sostenuto Renato Accorinti. Ho sempre definito queste persone, nelle loro relazioni familiari e professionali, rappresentanti degli interessi della borghesia messinese”.

Antonio Mazzeo e Renato Accorinti nei momenti esaltanti delle loro battaglie.

Perché?

“Cacciola è presidente di una società che vede tra i soci del Consiglio di amministrazione il Gruppo Noè di Augusta (che fa capo all’ex assessore regionale Udc della giunta Cuffaro, Marina Noè, successivamente candidata alle europee con l’ex governatore Raffaele Lombardo), ma vede soprattutto la Caronte Tourist dei gruppi Franza-Matacena, cioè quelli che sono sempre stati gli avversari storici della nostra battaglia di rinnovamento e di cambiamento. Negli anni di Accorinti li abbiamo trovati sempre presenti come sponsor delle pochissime attività culturali o di spettacoli che questa Amministrazione ha promosso. Tutta questa gente è socia dell’attuale vice sindaco”.

E De Cola?

“Lo studio De Cola ha di fatto condizionato moltissime scelte urbanistiche della storia di questa città. La nostra presa di distanza nei confronti di Renato è stata originata anche da questo. Bisognava assolutamente rompere con gli interessi di questi gruppi familiari responsabili delle scelte dissennate per questa città”.

Perché Accorinti ha fatto queste scelte?

“E’ una domanda che va posta a lui. Noi lo abbiamo fatto inutilmente per anni. Ricordo che alcuni mesi dopo le elezioni mi fu chiesto da ‘Costruiamo Messina dal basso’ di fare due seminari di formazione, ponendo il problema di quelli che definivo i conflitti di interesse dovuti alla presenza di De Cola e di Cacciola. Tra l’altro va ricordato che l’Istituto che fa capo a Cacciola opera con il complesso militare industriale italiano che progetta i droni-killer. Una contraddizione è enorme”.

Secondo te cosa è successo?

“Penso che sia accaduta qualcosa tra il primo e il secondo turno. Renato non ha mai voluto condividere con il suo movimento le scelte degli assessori. E così, alla vigilia del secondo turno, ci siamo trovati di fronte un progetto che non aveva nulla a che fare con il nostro”.

Giuseppe Buzzanca, ex sindaco di Messina

Il dissenso nei confronti di Accorinti proviene da tutto il movimento o da qualche esponente?

“Quasi tutte le figure che hanno condiviso le lotte storiche di Renato, progressivamente si sono allontanate da lui, diventando addirittura antagoniste. Penso al consigliere comunale Gino Sturniolo, che ha fatto la scelta coraggiosa di dimettersi, penso all’altra consigliera Nina Lo Presti, una persona che ha affiancato Renato in tante battaglie, ma che ha dovuto rompere con lui per l’impossibilità di dialogo”.

Quali sono stati i motivi principali di dissenso, a parte la scelta degli assessori?

“Il Piano regolatore, la riproposizione di progetti contro i quali abbiamo lottato per anni,  l’area di Capo Peloro, i mega porticcioli turistici, modelli devastanti per il territorio che non promuovono occupazione, ma costituiscono un ingente sperpero di denaro pubblico”.

Con quale stato d’animo hai vissuto queste scelte?

“Con uno stato d’animo di frustrazione, di devastazione, di dolore: la vittoria di Renato era il sogno che inseguivo da una vita. Ci sono state reazioni violente da parte di qualcuno che non riesce a riconoscere l’onestà intellettuale di queste denunce: addirittura ti dicono di non scrivere per non disturbare gli equilibri. È perché non avrei dovuto scrivere? Sarebbe stata una questione di profonda scorrettezza etica. Certi insulti non li abbiamo subiti neanche quando abbiamo denunciato la borghesia mafiosa. Di fronte a certe inchieste giornalistiche sui conflitti di interesse dello studio De Cola, la risposta è stata affidata a un comunicato dello stesso assessore: si lasciava intendere che quelle denunce le facevamo perché avevamo interessi nel Prg. Una cosa pazzesca”.

Nelle tue inchieste giornalistiche fai anche riferimento alla cattiva accoglienza dei migranti.

“Un’altra vicenda assurda, che ha portato gli ex consiglieri Sturniolo e Lo Presti, insieme alla presidente della commissione Migranti, a chiedere la nostra audizione in Consiglio comunale. Un dibattito allucinante: le altre due consigliere che sostengono l’Amministrazione comunale hanno fatto ostruzionismo per impedire che io e la sociologa Tania Poguisch potessimo descrivere quello che avevamo denunciato. Queste denunce, oggi, vengono fatte a livello internazionale”.

Di cosa si tratta?

“Uno dei soggetti che ha gestito in modo monopolistico il grande affare dei migranti di Messina si chiama Semis Hospes, è al centro di pesantissime inchieste giudiziarie in tutta Italia per la mala gestione a Mineo, a Pozzallo, in Puglia e in Basilicata”.

Non c’è il rischio che le vostre denunce possano contribuire a interrompere questo sogno?

“Queste denunce vengono fatte da tre anni e mezzo. Oggi purtroppo sta succedendo quello che avevamo previsto: una morte non naturale di questa esperienza”.

In pratica stai dicendo che Accorinti avrebbe scaricato voi e operato con gli esponenti del vecchio sistema?

“Presentare finanziarie, rilanciare certe opere pubbliche, attirare risorse per realizzare opere pubbliche inutili o devastanti, vuol dire non rompere con la metodologia politica della borghesia mafiosa”.

Ci sono dei punti positivi in questi anni di esperienza Accorinti?

“Ci sono delle narrazioni molto suggestive nell’aver parlato di pace, di accoglienza dei migranti, di rispetto del territorio e del verde, del No al Ponte sullo Stretto. Si tratta di frasi e di parole che in passato nessun sindaco aveva pronunciato. La bandiera No Muos esposta davanti al Municipio è stata una cosa bellissima. È questa la sofferenza più grande. Di fronte a narrazioni e gesti simbolici, i fatti reali non mi pare siano ispirati alla stessa filosofia”.

Quindi?

“Sei mesi fa Renato ha rifatto certi errori, designando gli assessori al Bilancio e alla Cultura appartenenti ad aree politiche lontane anni luce dalla nostra storia (che oggi cercano di sfiduciarlo). Penso all’assessore Eller, uno del ‘cerchio magico’ di Renzi, paracadutato dalla Toscana a Messina, che non ha avuto alcuna remora nel presentare bilanci a base di ‘lacrime e sangue’ (sono espressioni sue) proponendo dei tagli spaventosi ai servizi sociali, alle scuole, ai poveri. E Accorinti che fa? Accetta questa politica. In campagna elettorale aveva detto che con una voragine finanziaria di 500 milioni di euro andava dichiarato il default”.

L’altro assessore chi è?

“L’assessore alla Cultura, Ursino, compagna dell’imprenditore Massimo Russotti, famiglia storica che abbiamo denunciato per anni. Basti pensare a uno degli scandali più grossi della storia della Repubblica: l’acquisto di traghetti nel periodo di Giovanni Gioia come ministro alla Marina mercantile. Chi era l’interlocutore economico? La famiglia Russotti”.

Come si è comportata la stampa e le altre forze di opposizione?

“Sarebbe stato compito delle forze politiche, dei giornali e dei giornalisti di questa città porre queste domande costantemente al sindaco. Non è stato fatto neanche dalla sinistra cosiddetta radicale, mi riferisco a Rifondazione comunista e a Sinistra italiana. Se fosse stato fatto, la storia sarebbe stata diversa”.

Eppure siete riusciti ad andare al governo della città.

“Attraverso molte battaglie abbiamo cambiato una delle città più mafiose della Sicilia, per giunta dominata dalla massoneria. Trovo inaccettabile che nel momento in cui Renato perdeva amici, compagni, militanti, lui stesso non si sia fermato un attimo per cercare di capire cosa stava succedendo”.

E ora? 

“Vorrei ricordare che i consiglieri che vogliono sfiduciare Renato hanno approvato sempre progetti e delibere. Una scelta di rottura andava fatta prima”.

Parli al passato, come se l’esperienza Accorinti si fosse conclusa. Pensi che ci siano le possibilità per recuperare?

“Considero conclusa questa esperienza da due anni, da quando quel sogno, quel progetto, quegli obiettivi hanno preso altre direzioni. Non so se Renato avrà intenzione di ricandidarsi, ma sicuramente il Renato che si presenterà non è il Renato che si presentò tre anni e mezzo fa, e sicuramente il progetto politico che sosterrà quel Renato sarà completamente diverso da quello che abbiamo portato avanti insieme”.

Luciano Mirone

2^ Puntata. Continua