Le associazioni della Valle del Simeto scrivono al sindaco di Motta Sant’Anastasia (Catania) Anastasio Carrà, e al presidente del Consiglio comunale Antonino Luca, chiedendo un “incontro conoscitivo” sui contenuti della delibera dello scorso 19 dicembre (la numero 83), con la quale la giunta ha dato il via libera alla costruzione di un mega inceneritore del costo di quasi 600 milioni di Euro in un territorio di 465mila metri quadrati ubicato al confine fra i comuni di Motta e Belpasso.
Dopo il si della giunta (tre voti favorevoli su cinque), è arrivata la bocciatura della commissione comunale Urbanistica (hanno votato contro i consiglieri dell’opposizione, mentre quelli della maggioranza si sono astenuti; ma il parere, per legge, non è vincolante). Adesso si aspetta la decisione del Consiglio comunale, chiamato a deliberare sul cambio di destinazione d’uso di quei terreni da agricoli a industriali. Nel frattempo si studiano strategie.
A sottoscrivere la missiva, la presidente del Presidio partecipativo del Patto di Fiume Simeto, Silvana Ranza, in rappresentanza delle associazioni e dei cittadini che operano nei centri attraversati dal corso d’acqua più importante della Sicilia, cioé Paternò, Adrano, Biancavilla, Belpasso, Ragalna, Santa Maria di Licodia, Troina, Centuripe, Regalbuto e la stessa Motta Sant’Anastasia.
In sostanza il Presidio partecipativo chiede al sindaco un confronto sulla convenzione sottoscritta nel maggio 2015 dallo stesso primo cittadino insieme al rettore dell’università di Catania, ai sindaci della Valle e alle associazioni, in cui è stata sancita la nascita del Patto di fiume Simeto, che ha tra le sue finalità la tutela dell’ambiente.
La richiesta – si legge nella missiva protocollata ieri al Comune di Motta – “si motiva dall’aver appreso (tramite la delibera di giunta n.83 del 19-12-2016) un’intenzione da parte della vostra Amministrazione comunale di autorizzare la realizzazione di un termovalorizzatore/inceneritor e per lo smaltimento dei rifiuti da realizzare nella Valle del Simeto”.
Secondo le associazioni che aderiscono al Presidio, “questo progetto si pone in netto contrasto con le finalità del Patto di fiume Simeto, il quale ha inserito nel piano di azione la strategia rifiuti zero come risposta definitiva all’annoso problema dello smaltimento dei rifiuti”.
Non va dimenticato, infatti, che questo movimento nasce nel 2002, quando a Paternò migliaia di cittadini scesero in piazza per protestare contro il progetto voluto dai governi regionale e nazionale (rispettivamente Cuffaro e Berlusconi) di realizzare un grande inceneritore nella Valle del Simeto (questa volta nel territorio di Paternò). Dopo dibattiti, cortei e interrogazioni parlamentari, la struttura non venne costruita, ma da quel momento i cittadini hanno continuato a portare avanti un progetto di eco-sostenibilità della Valle attraverso la valorizzazione dell’agricoltura e del turismo di qualità.

Nelle foto della pagina due inceneritori di rifiuti
Fra i primi punti il programma “rifiuti zero” da realizzare mediante la raccolta differenziata “per scongiurare la costruzione di inceneritori”. Tanti in questi anni gli esperti del settore invitati in quei comuni per spiegare l’importanza di questa strategia. Fra questi il professore americano Paul Connet, dell’università della California, che ha spiegato, con dati alla mano, che la presenza di questo tipo di strutture potrebbe essere deleteria da diversi punti di vista: invasiva sul piano dell’impatto ambientale, potrebbe creare problemi alla salute degli abitanti per una serie di ragioni abbondantemente spiegate nel corso degli anni e recepite da migliaia di cittadini.
La convenzione del maggio 2015 – è scritto nella lettera del Presidio partecipativo – “promuove la tutela del territorio e le biodiversità esistenti, ed è in grado di offrire posti di lavoro senza compromettere la salute dei cittadini e l’agricoltura di qualità con le attività economiche ad essa associate”.
Poi l’affondo: “Vorremmo comprendere le motivazioni di un Vostro così radicale cambiamento di strategia dai ‘rifiuti zero’ a un ‘termovalorizzatore/incenerito re’ che comprometterebbe quanto sopra indicato”.
Infine la richiesta: “Noi, in rappresentanza delle tantissime associazioni, dei tanti agricoltori che faticosamente stanno investendo nell’agricoltura biologica e di qualità, delle tante attività turistico-ricettive che anch’esse hanno investito nel territorio simetino, e di tanti cittadini della valle preoccupati di una scelta così radicale e compromettente per l’intera area, vi chiediamo un incontro su questo delicatissimo tema, prima che sia discusso in Consiglio Comunale, secondo lo spirito partecipativo e democratico che ha contraddistinto finora la vita del Patto di fiume Simeto”.
Luciano Mirone
chiamiamolo semplicemente INCENERITORE perchè questo tipo di impianto non valorizza un bel niente.
l’energia prodotta dalla combustione di una data quantità di rifiuti è pari solo ad un quarto di quella che si potrebbe risparmiare se quei rifiuti vennissero riciclati.
esistono alternative migliori sotto l’aspetto sociale, economico, occupazionale, ambientale e culturale.
IL DIAVOLO BRUCIA, DIO RICICLA!
Dire No inceneritore (prima era No discarica) senza porci il problema dell’alternativa sia sul territorio sia su scala regionale EQUIVALE ad essere corresponsabili di tale emergenza, allo stesso modo di chi finora sostenuto gli inceneritori. Se non mettiamo sul tavolo della trattativa un impianto alternativo di lavorazione e smaltimento dei rifiuti già differenziati attraverso processi non termici e non al plasma (che non sia ovviamente incenerimento), la gestione dei rifiuti rimarrà una emergenza, e le emergenze in Italia sappiamo tutti come vanno a finire. Per risolvere il problema dobbiamo curare la malattia, basta delegare ad altri il compito di gestire i rifiuti, Crocetta deve deliberare immediatamente un piano regionale con gli impianti (non inceneritori) ben messi sul territorio e lontani dai centri abitati. Se non lo fa Crocetta, dobbiamo farlo NOI cittadini, associazioni e autorità locali coinvolte.
C’era un progetto bellissimo che ho seguito qualche anno fa quello dell’ingegnere paolo plescia il thor se ne parlò um pochino parecchi anni fa dopodiché non se ne seppe più nulla io quella macchina la vidi lavorare a Torrenova qui in Sicilia e devo dire che e davvero un sistema davvero eccellente ed ecocompatibile lo dico poiché mi occupavo della costruzione di macchine di altro tipo
Credo che il thor sia davvero la soluzione più economica ed ecologica nessuno sa più che fine ha fatto ma la cosa più strana e che nessun politico la più cercata forse sarà sepolta in un pilastro di cemento magari un cemento unicem