Una folla trabocchevole ieri sera nell’aula magna dell’istituto comprensivo “Gabriele D’Annunzio” di Motta Sant’Anastasia (Catania) dove circa quattrocento persone – fra mamme, bambini, boy scout, studenti, professionisti, operai – provenienti dai comuni della Valle del Simeto (comprendente le province di Catania e di Enna) hanno detto un No all’inceneritore di rifiuti che il sindaco e la giunta di Motta Sant’Anastasia (Ct) – 3 assessori su 5 – vogliono realizzare nel loro territorio. Assente inaspettato (per impegni pregressi), proprio lui, il primo cittadino di Motta, Anastasio Carrà, l’ospite più atteso, quello chiamato a relazionare sui motivi che lo hanno indotto a farsi promotore di un progetto che la popolazione della Valle del Simeto non vuole.

Molti i mugugni in sala, specie da parte degli stessi abitanti di Motta per il forfait non solo del loro sindaco, ma anche degli assessori e dei consiglieri della maggioranza. Carrà, in ogni caso, si è impegnato ad organizzare un convegno con la presenza di tecnici qualificati che possano spiegare l’utilità di un inceneritore in un territorio vocato all’agricoltura e al turismo di qualità.

Il tavolo dei relatori. Sopra: un momento dell incontro contro l inceneritore di Motta Sant Anastasia.

L’auspicato confronto fra il sindaco di Motta e la Società civile dunque non c’è stato. Si è trattato comunque di un incontro intenso e ricco di emozioni, al quale la gente ha assistito anche da fuori attraverso le ampie vetrate laterali.

I rappresentanti del mondo politico e universitario hanno espresso il loro dissenso su un progetto che hanno definito “superato, anti economico e dannoso”. Fra gli amministratori presenti Mauro Mangano (sindaco di Paternò e portavoce del Patto del fiume Simeto), Nino Di Guardo (Misterbianco), Filippo Privitera (Camporotondo Etneo), Vincenzo Calambrogio (vice sindaco di Adrano). Presente anche la deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Gianina Ciancio. Assenti i primi cittadini di Regalbuto e di Belpasso (che attraverso un messaggio hanno comunque espresso il loro dissenso alla struttura), così come quelli di Santa Maria di Licodia, Ragalna Biancavilla e Troina. Hanno partecipato anche la presidente dell’associazione “Zero Waste Sicilia” Anna Bonforte, il presidente del biodistretto del Simeto Salvatore Maurici, il presidente dell’associazione ViviSimeto di Paternò Luigi Puglisi, e i rappresentanti del comitato No discarica di Misterbianco e di Motta.

Motta Santa Anastasia. Panorama

L’occasione è stata data dall’incontro-dibattito sul tema: “Gestione dei rifiuti. Il ruolo della Regione, delle istituzioni locali, delle comunità. Il progetto inceneritore di Motta Sant’Anastasia”, organizzato dal Patto del fiume Simeto.

“L’Europa chiede di riciclare, non di incenerire”, dice Aurelio Angelini, professore dell’università di Palermo. “Con un impianto del genere si torna agli anni Sessanta, quando, con l’improvviso boom economico, la società era impreparata a gestire il ciclo dei rifiuti. Nel frattempo la tecnologia ha fatto passi da gigante. Ormai la strategia più pulita, più economica e più conveniente è quella che prevede i rifiuti zero, basata sulla raccolta differenziata”.

Gli fa eco Beniamino Ginatempo (docente dell’università di Messina): “Non chiamiamoli termovalorizzatori, perché non valorizzano un bel niente. Chiamiamoli con loro nome: inceneritori. E sfatiamo il luogo comune che producano energia. Producono scorie altamente tossiche, che da qualche parte bisogna smaltire”.

E poi un affondo: “Non mi risulta – seguita Angelini – che la società proponente (la svizzera Nexxus, ndr, che ha elaborato il progetto) faccia parte del giro delle grosse imprese coinvolte nella costruzione di impianti come questi. Non si comprende quindi il motivo per il quale il sindaco abbia dato un parere favorevole in così poco tempo”. E allora? “Allora sorge il dubbio che il cambio di destinazione d’uso dei terreni (da agricolo ad industriale) che il Consiglio comunale di Motta è chiamato a votare prossimamente sia uno specchietto per le allodole”. In che senso? “Nel senso che potrebbe trattarsi di un’operazione di altro tipo”. Potrebbe…

La Valle del fiume Simeto

Intanto, dal dibattito è affiorata una certezza oggettiva: il cambio di destinazione d’uso moltiplicherà in modo esponenziale il valore di circa 460mila metri quadrati (secondo quanto si evince dalla lettura del progetto) di terreno coltivato soprattutto ad arance. Esattamente quello che è accaduto alcuni anni fa nel vastissimo terreno limitrofo situato in territorio di Belpasso. In quel caso però si trattava di realizzare un fantomatico “Centro logistico del Mediterraneo”, mai costruito, col risultato che è stata distrutta un’economia agricola da sempre presente in quell’ampio fazzoletto di terra.

A prescindere dalla realizzazione dell’inceneritore – è emerso ancora – siamo al cospetto di una strategia antitetica con quella prevista dal progetto elaborato dal Patto del fiume Simeto (cui hanno aderito dieci comuni della Valle, compresa Motta). “Un progetto che mette al primo posto la salvaguardia del territorio da impianti di questo tipo”, come dicono Graziella Ligresti e Silvana Ranza, presidenti rispettivamente del Patto e del Presidio partecipativo. “A decidere le sorti del nostro territorio non può essere una giunta, ma la popolazione”.

“Bisogna fare pace con la terra – spiega Paolo Guarnaccia dell’università di Catania – La Valle del Simeto va valorizzata per le sue peculiarità che ritroviamo nelle arance rosse (le migliori al mondo come qualità organolettiche), nelle olive, nelle mandorle, nei pistacchi, nei fichidindia, ma anche nel paesaggio e nei centri storici. Per questo è importante l’istituzione del Parco agricolo fluviale del Simeto: va assicurata la tutela di quest’ampia fascia di terra da progetti invasivi di ogni tipo”.

“Pensavo che ormai, dopo la battaglia del 2002 fatta a Paternò, il discorso relativo agli inceneritori nella Valle del Simeto fosse superato”, afferma Filippo Gravagno, professore dell’università di Catania. “Mi sono sbagliato. Dopo quindici anni si parla dello stesso argomento. La storia non ha insegnato niente. Mi chiedo come fa un sindaco a dimenticare l’accordo siglato diciotto mesi fa con gli altri sindaci del Patto, che prevedeva la valorizzazione dell’agricoltura, dell’agriturismo e del turismo rurale e l’opposizione a strutture invasive come gli inceneritori”.

“Questa mobilitazione offre l’occasione storica – afferma David Mascali, rappresentante del Presidio partecipativo – per consolidare l’impegno di centinaia di cittadini di questa Valle nel fare rete con le analoghe realtà italiane ed europee. Da queste parti si sta facendo Politica con la p maiuscola. E la Politica con la p maiuscola prevede molta coerenza. Questa è una battaglia innanzitutto di coerenza”.

Luciano Mirone