Perché quando parliamo dell’inceneritore che la società svizzera “Nexxus” vuole realizzare nella Valle del Simeto, nei titoli di questo giornale facciamo riferimento ai comuni di Motta Sant’Anastasia e di Belpasso, e non solo al primo, su cui quel territorio formalmente ricade? Questa la domanda rivoltaci per due volte dal sindaco di Belpasso Carlo Caputo tramite facebook.

Rispondiamo volentieri: il terreno su cui è stato chiesto di costruire l’impianto (oltre 400mila metri quadrati calcolati per difetto; per una spesa di circa 600 milioni di Euro) si trova in territorio di Motta sì, che però è limitrofo con quello di Belpasso: ci è sembrato giusto dunque informare e sensibilizzare gli abitanti di quest’ultimo comune – come degli altri vicini – di un progetto che potrebbe avere ricadute sulla loro città.

Siccome però sappiamo che non tutti leggono gli articoli ma si soffermano sui titoli, abbiamo inteso lanciare il messaggio in modo semplice e semplificato, in modo che tutti comunque sappiano e non abbiano alibi.

Dopodiché, signor Sindaco, Lei sa benissimo (in quanto occupa le poltrone del Comune da diverso tempo) che alcuni anni fa il Consiglio comunale di Belpasso trasformò una bellissima e vastissima area agricola in area industriale. Per cosa poi? Per scaricare una mega colata di cemento spacciata per centro logistico del Mediterraneo, che poi fortunatamente non è stata scaricata.

È proprio quest’area a confinare con quella di Motta, oggetto oggi, della controversia sull’inceneritore. Il territorio dunque (ancorché ripartito fra i due comuni) è unico, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della salubrità dell’aria, quindi il  problema, a nostro avviso, va affrontato assieme ai sindaci, alle associazioni e ai cittadini che hanno aderito al Patto del fiume Simeto e al Presidio partecipativo (Motta Sant’Anastasia, Belpasso, Paternò, Adrano, Biancavilla, Ragalna, Santa Maria di Licodia, Troina, Centuripe, Regalbuto), ai quali si è aggiunto di recente il comitato per il No alla discarica di Misterbianco.

Il sindaco di Belpasso, Carlo Caputo. Sopra: Belpasso, piazza Duomo.

Quindi, riepilogando, c’è un territorio da sempre vocato all’agricoltura – con uno dei paesaggi agricoli più belli della Sicilia, dove parecchi piccoli imprenditori stanno cercando di investire sull’agriturismo, sul turismo rurale, sulla biodiversità e su tanto altro – e la politica che fa? A Belpasso li stronca mortalmente, a Motta – dato che ancora il Consiglio comunale non si è riunito – ancora non si sa, anche se la giunta ha dato il placet alla costruzione dell’opera.

Ovviamente, Signor Sindaco, Le diamo atto (a suo tempo) di avere votato “contro” quella proposta di variante, che da un lato ha premiato i proprietari dei terreni agricoli ritrovatisi tutt’a un tratto titolari di una superficie valevole quattro volte tanto; dall’altro, dato che il famigerato centro logistico non si è fatto, ha trasformato in un deserto di cenere quegli splendidi giardini d’aranci. Certo, bisogna darLe atto degli sforzi compiuti per riportare i terreni alla destinazione originaria (agricola), ma purtroppo i Suoi tentativi sono risultati vani.

Quindi – sempre per cercare di ragionare lucidamente – bisogna dire che “questo” appezzamento situato al confine fra Motta e Belpasso, ma che viene considerato parte integrante della Valle del Simeto, fa gola a tanti. Il perché non siamo in grado di dirlo, ma temiamo che il Consiglio comunale di Belpasso, alcuni anni fa,  quando sindaco era l’attuale deputato regionale Alfio Papale, abbia spianato la strada agli speculatori per un uso spregiudicato del suolo. Al punto che il progetto dell’inceneritore, pochi mesi prima di essere proposto a Motta, è stato proposto proprio a Belpasso, dove si è risposto di No.

A quel punto la società svizzera non si è persa d’animo e ha fatto la cosa più elementare di questo mondo: si è rivolta al comune limitrofo, stipulando addirittura i compromessi con i proprietari degli agrumeti ancor prima del pronunciamento del Consiglio comunale (come si evince dalla delibera n. 83 del 19 dicembre 2016). Questo cosa vuol dire? Secondo noi che il terreno teoricamente ricade su due comuni, ma praticamente è un “unicum”, e come tale va visto.

Terreno agricolo in territorio di Belpasso

Per questo riteniamo giusto far sapere ai belpassesi – e non solo – che questo piano di incenerimento non riguarda solo il comune confinante, ma tutti, affinché tutti si informino e capiscano tre cose semplici semplici: 1) quale deve essere il loro futuro; 2) se devono vivere di spazzatura (dopo le incredibili cementificazioni che hanno sfigurato il territorio); 3) se gli inceneritori fanno male e se sono compatibili con l’agricoltura di qualità che da secoli si pratica da queste parti.

Molto sommessamente crediamo che questo compito non spetti solo alla stampa, ma spetti soprattutto alla politica. Che non è chiamata solo a votare sì o no in una seduta di Consiglio comunale, o a fare i ricorsi al Tar (come giustamente Lei ha fatto per riportare quei terreni alla destinazione di prima), ma a svolgere un ruolo attivo nell’intero territorio della Valle del Simeto e dell’Etna, in sinergia con i sindaci, con le associazione e la società civile.

Crediamo che occorra andare “oltre” le singole realtà comunali e chiedere conto ai colleghi sindaci se stanno facendo delle azioni discutibili sul piano ambientale. Crediamo che un sindaco non possa mettersi in pace con la coscienza se nel proprio comune compie una buona azione, e poi, a un metro di distanza, altri amministratori stanno decidendo i destini dei suoi abitanti. Anche perché – nel caso di eventuali emissioni “strane” provocate da un inceneritore – non è che il vento decide da quale parte andare.

Ecco perché, signor sindaco, vorremmo porLe la seguente domanda: quali azioni ha portato avanti nei confronti di questo progetto che ricade a pochi metri dal Suo territorio?

Luciano Mirone