“Ho scritto, lo ridetto con educazione. Lei sta legando impropriamente il nome della città di Belpasso alla brutta vicenda di un bruciatore d immondizia. Comune che ha detto un chiaro no alla società nexus. Comune che nell ambito della differenziata eccelle. Lei afferma di scrivere Belpasso in quanto l impianto coinvolge un ampio territorio, vero. Dovrebbe però scrivere non 2 comuni ma molti altri. Questo sarà l ultimo scritto (ne ho fatti 3 in diversi sui post) seguirà intimazione legale per danni d immagine all’ente che rappresento”.
Chi scrive non è un cittadino qualunque, ma un sindaco. Il sindaco di Belpasso Carlo Caputo. Che addirittura ci dà il “preavviso” su facebook. Una “intimazione legale” se la prossima volta ci permetteremo di creare “danni d’immagine” al suo comune (che è anche quello del sottoscritto), se questo giornale dovesse avere l’ardire di inserire il nome di “Belpasso” nei titoli di articoli che riguardano l’inceneritore di rifiuti che si vorrebbe realizzare in un’area formalmente in territorio di Motta Sant’Anastasia, ma che sostanzialmente rappresenta un “unicum” con quello di Belpasso.
Formalmente il sindaco ha ragione, come formalmente ha ragione su altre questioni. Formalmente… La sostanza però è un’altra cosa, e non sempre corrisponde con la forma o con l’apparenza.
Detto questo, in virtù di quella “ragione” formale, per evitare polemiche, discussioni, “intimazioni” o altro, quando faremo i titoli, eviteremo di associare la parola Belpasso alla parola inceneritore. Ma Caputo sa benissimo che, se oggi si parla di inceneritore nel terreno del vicino, è anche perché le condizioni di ciò sono state create da Belpasso alcuni anni orsono, con una decisione sconcertante del Consiglio comunale che – dovendo far costruire un fantomatico Centro logistico del Mediterraneo, tra l’altro mai realizzato – trasformò una vasta e fiorente zona agricola in zona industriale, consentendo ai vecchi proprietari guadagni incredibili, col risultato che quel bellissimo territorio è stato ridotto in un deserto di cenere, con l’aggravante di aver mutato irreversibilmente la vocazione agricola dello stesso. Formalmente Caputo votò contro, sostanzialmente continuò a stare in maggioranza (fino a diventare vice sindaco) per anni e anni ancora.
Si dà il caso ora che la “vasta zona agricola” di cui sopra è limitrofa con quella nella quale è previsto l’inceneritore. Motta Sant’Anastasia tenta adesso la stessa operazione, ma stavolta con il “cavallo di Troia” di una struttura preposta all’incenerimento di 700mila tonnellate di rifiuti l’anno (cifra fornita dalle associazioni che si oppongono al progetto). E’ dunque peregrino associare Motta a Belpasso quando si parla di territorio “unico” per operazioni del genere? Secondo il sindaco di Belpasso, non solo è peregrino, ma costituisce “danno di immagine”. E’ peregrino dire che quei terreni preziosi che insistono anche suo suo territorio stanno diventando oggetto di troppi interessi speculativi che con la bellezza, il turismo e l’agricoltura non hanno niente a che vedere?
Nei giorni scorsi – sollecitati dallo stesso Caputo con un paio di domande sui social network – abbiamo spiegato in un articolo facilmente consultabile su questo giornale i motivi che ci hanno spinti ad associare i due comuni.
Ribadiamo di avere agito così per sensibilizzare anche i belpassesi su una problematica di vasta portata, sia dal punto di vista della salute pubblica, sia dal punto di vista dell’economia. Anche perché, se è vero quello che dicono le associazioni della Valle del Simeto, ossia che l’inceneritore emette una sostanza molto cancerogena come la diossina, non è che se il vento spira in direzione opposta possiamo essere contenti e se spira in direzione di Belpasso possiamo chiedere i danni al Padreterno…
Questa non è una cosa formale, ma concreta, sulla quale il sindaco di Belpasso avrebbe dovuto innescare un dibattito pubblico. Onestamente ci saremmo aspettati un sindaco più aperto. Lui ripete che Belpasso ha detto no all’inceneritore proposto dalla Nexxus, e che Belpasso fa la differenziata d'”eccellenza”. Cosa sicuramente giusta, ma è sufficiente? Se si ragiona nei termini limitati delle quattro mura comunali forse sì, ma se si ragiona nei termini allargati del territorio, secondo noi no, specie se si tiene conto che centinaia di migliaia di abitanti sono in fermento sia per evitare ulteriori scempi nella Valle del Simeto, sia per valorizzare quei luoghi. I cittadini dei dieci comuni (Paternò, Adrano, Biancavilla, Belpasso, Ragalna, Santa Maria di Licodia, Motta Sant’Anastasia, Centuripe, Troina e Regalbuto) sono riusciti a coinvolgere i sindaci nello sposare queste cause. A brillare spesso per la sua assenza risulta proprio Belpasso, come se “oltre” le mura di Belpasso non esistesse nulla, come se “oltre” le mura non si dovrebbe intervenire anche con un’azione sinergica con gli altri sindaci e soprattutto con gli abitanti. Una presa di posizione di Caputo – ovviamente concertata con i colleghi della Valle del Simeto – su questa nuova emergenza potrebbe essere il modo per mettersi alle spalle le polemiche e pensare al futuro con maggiore serenità e senso di costruttività.
Luciano Mirone
Il costo totale dell’investimento è di 710 milioni di euro, come riporta lo studio di fattibilità presentato dalla Nexxus al comune di Motta ed è universalmente riconosciuto da tutte le comunità scientifiche che l’incenerimento rilascia in atmosfera, non solo diossina ma anche furani, composti di zolfo e azoto altamente inquinanti e particolato di varie dimensioni. Non sono le associazioni ambientaliste che sostengono tutto ciò ma è un dato di fatto