L’Orchestra Falcone Borsellino diserta il concerto davanti alla lapide di Giuseppe Fava, denunciando il Comune di Catania e il Teatro Massimo Bellini (che ovviamente possiamo ospitare per una replica) attraverso un comunicato stampa firmato dalla Fondazione “La città invisibile”, promotrice della stessa Falcone Borsellino che raccoglie i bambini dei quartieri degradati di Catania come San Cristoforo e Librino.
Il trentatreesimo anniversario dell’assassinio mafioso di Giuseppe Fava viene dunque contrassegnato da questa aspra polemica fra un’associazione fra le più attive sul fronte antimafia (appena tre giorni fra, fra le altre iniziative finalizzate alla crescita culturale e sociale dei bambini a rischio, nella sede di via Orfanelli 36, è stata inaugurata la libreria gratuita intitolata a “Giuseppe Fava”) e un’Amministrazione comunale che, se da un lato ha concesso i locali come sede stabile della “Falcone Borsellino”, dall’altro viene aspramente criticata dalla stessa, oltre che da determinati settori della città, per dei rapporti discutibili con personaggi che, secondo i magistrati, sono vicini alla mafia.
Tutto inizia – si legge nel comunicato stampa – lo scorso anno, quando l’Orchestra Falcone Borsellino “era stata chiamata in causa da un appello lanciato dalla Fondazione Fava al Comune di Catania, dopo l’ennesimo furto di fiori alla lapide”. Che tipo di appello? “Basta fiori il 5 gennaio. Regalate uno strumento all’Orchestra Falcone Borsellino”.
L’appello – secondo “La città invisibile” – era il risultato “di un desiderio espresso dalla compianta Elena Fava (figlia del giornalista-scrittore, ndr), la quale, prima di morire, aveva lasciato questo messaggio ai propri familiari”.
Prima accusa: “Il Comune ha preferito donare, in nome di Fava, un violino all’orchestra direttamente collegata alla gestione dei fondi Pon Sicurezza del Teatro Bellini. Tali fondi”, si legge, “sono destinati al recupero dei bambini poveri siciliani”. Quindi, a parere de “La città invisibile”, lo strumento che il Comune doveva destinare all’Orchestra Falcone Borsellino, lo regala a un’altra formazione musicale, che, da quanto si deduce, possiede le risorse economiche per poterlo acquistare.
E qui il comunicato comincia a farsi più esplicito e pesante.
Seconda accusa. “La scelta del Comune è apparsa come una beffa, dato che il progetto del Teatro Bellini, diretto da De Zan, compagno della signora Caiolo, responsabile dell’associazione ‘Musica Insieme Librino’ (la stessa che fa capo all’associazione ‘Sistema’ del sovrintendente del Teatro Bellini, Roberto Grossi) ha speso circa 80 mila euro in strumenti”. Da qui ad affondare i colpi sui fondi del Pon sicurezza destinati al Teatro Bellini (complessivamente 4milioni e 300mila euro) il passo è breve.
Terza accusa: Tali fondi “sono stati spesi dal Teatro Bellini – insiste il comunicato – in lauti incarichi, con una assegnazione di dubbia trasparenza e merito”. Per dare l’idea dell’entità delle cifre, si legge, basta dire che “con quello che è stato speso, si sarebbe potuto acquistare un appartamento per ognuno di quei bambini”.
Quarta accusa: “Si tratta di uno sperpero di denaro pubblico che ‘La città invisibile’ ha denunciato come un fatto immorale, mettendoci la faccia con coraggio e determinazione”.
Quinta accusa: “I bambini dell’Orchestra Falcone Borsellino (nell’ambito delle commemorazioni dedicate a Pippo Fava e organizzate dal Comune, ndr) avrebbero dovuto subire un ulteriore assurdo trattamento: suonare all’aperto e al freddo, davanti alla lapide, mentre l’esibizione dei ragazzini di ‘Musica Insieme Librino’ sarebbe avvenuta al caldo, dentro il Teatro Stabile”.
Traduzione: un’Orchestra che vive “di volontariato”, di “donazioni private”, “spendendo il poco necessario”, viene mortificata, mentre un’altra che fa capo ad una istituzione che “utilizza quantità significative di denaro pubblico”, viene premiata. Da qui la polemica col Comune che, secondo ‘La città invisibile’ scaturisce da una grave discriminazione.
“Sono queste – è scritto nella nota – le ragioni ‘alte’ che hanno convinto i volontari e le famiglie della ‘Città invisibile’ a non prendere parte all’invito di suonare alla lapide di Fava il 5 gennaio 2017 alle ore 17”.
“Sarebbe stato un atto d’incoerenza e di vigliaccheria civile – prosegue il comunicato – la violazione del nostro codice etico, al quale siamo affezionati, nonostante esso abbia il prezzo dei nostri sacrifici personali”.
E ancora: “Ci dispiace molto che non si sia potuto soddisfare il desiderio di Elena Fava, non tanto perché non è stato consegnato uno strumento ai nostri/suoi bambini, ma perché la presenza e l’arroganza del più forte ha preso il sopravvento, in un giorno che lei e noi avremmo sognato lontano da certe logiche”.
Luciano Mirone
Queste azioni di soverchieria non devono offuscare minimamente il progetto della Città Invisibile anzi occorre più luce bisogna farsi conoscere a tanti che non sanno della loro esistenza. Uniti sempre per la verità.
Al di là delle polemiche avrei visto con piacere le due orchestre di ragazzi ,esibirsi all’interno del nostro Teatro Verga.
Mi viene voglia di donare uno strumento al gruppo discriminato, anzi, inviterei altri a fare lo stesso. ..
Non credo si tratti dello strumento non donato ma di una questione etica. L’orchestra e ciò che rappresenta non poteva e non doveva essere messa insieme a chi opera e agisce nei fatti in maniera diametralmente opposta. L’orchestra Falcone Borsellino incarna i valori di giustizia, verità, trasparenza , merito e umiltà che non possono essere barattati con niente. Condivido la loro scelta coerente, non poteva essere altrimenti vista l’integrità morale che l’ha sempre contraddistinta.
In seguito all’articolo sulle commemorazioni di Giuseppe Fava, riceviamo una lettera del prof. Giuseppe Maria Andreozzi, marito della compianta Elena Fava, che pubblichiamo:
Gentile Direttore Mirone,
leggo l’articolo “Commemorazione Fava, l’Orchestra Falcone Borsellino contro il Comune di Catania” pubblicato ieri 7 gennaio 2017 sul quotidiano online L’Informazione, e le scrivo un breve commento esclusivamente sulle righe che riguardano la mia famiglia, e che spero avrà la cortesia di pubblicare.
Dall’articolo traspare che Elena Fava prima di morire abbia lasciato ai familiari, ma rivolto al Comune di Catania, il messaggio “Basta fiori il 5 gennaio. Regalate uno strumento all’Orchestra Falcone Borsellino”. E da qui la prima accusa.
Le cose, però, non sono andate esattamente come le sono state riferite.
Mia moglie si indignò fortemente per molti anni (la prima volta che ci si è accorti del fatto è stato nel gennaio 2012) per la sparizione dei fiori deposti il cinque gennaio sulla lapide di via Fava. Con gli anni maturò in lei l’idea di sostituire l’omaggio floreale puntualmente oltraggiato con qualcosa di diverso, più utile e durevole. All’ennesima sparizione dei fiori, nel gennaio 2015, prese corpo in lei l’idea di donare uno strumento musicale ai ragazzi dell’orchestra Falcone Borsellino che nel frattempo aveva conosciuto e apprezzato. L’anno prossimo faremo così!
Purtroppo il 5 gennaio 2016, per Elena non arrivò mai.
Quest’anno, quando si pose mano alla realizzazione di quel desiderio, proprio perché Elena era scomparsa, e col desiderio di ricordarne la memoria, si pensò di donare non uno ma due strumenti. La Fondazione Fava ne avrebbe donato uno, in memoria di Elena, all’orchestra Falcone Borsellino, mentre il secondo sarebbe stato donato, in memoria di Giuseppe Fava, dal Comune di Catania. Quest’ultimo individuò l’orchestra Musica per Librino.
La prima accusa, per usare le parole dell’articolo, dunque non sussiste, perché Elena non disse mai al Comune di fare la donazione all’orchestra Falcone Borsellino.
Sulle seguenti tre accuse non metto parola perché si tratta di affermazioni di cui non ho conoscenza.
Sulla quinta, però, ho ancora l’obbligo morale di intervenire. Ciò che l’articolo definisce “le commemorazioni dedicate a Pippo Fava organizzate dal Comune” non sono organizzate dal Comune, bensì dalla Fondazione Giuseppe Fava e dalla famiglia. La scelta che la Falcone Borsellino suonasse sotto la lapide è stata precisa e volontaria, perché ciò che da trentatré anni chiamiamo “presidio sotto la lapide” è, per la famiglia e la fondazione, il momento più importante del ricordo di Giuseppe Fava. È l’evento cui non si è mai venuti meno, nemmeno lo scorso anno quando, per la scomparsa di Elena appena sedici giorni prima, tutti gli altri eventi sono stati annullati. Tutti, tranne il silenzioso e commosso presidio sotto la lapide, al quale quest’anno avevamo chiamato l’orchestra Falcone Borsellino. S’è spiegato più volte il significato di tale collocazione, ma non s’è voluto capirla. Vorrei che il nome e la memoria di mia moglie rimanessero fuori da dispute che lei non hai mai accettato e che ha sempre cercato di comporre.
La ringrazio dell’ospitalità
GM Andreozzi