Ancora una volta costretti  ad incrociare le braccia per far sentire la loro voce ed elevare il loro dissenso. Sono i giudici di pace in sciopero da lunedì scorso fino a oggi. Uno sciopero che segue quello che l’intera magistratura onoraria  ha tenuto a novembre.

“Dopo l’ultima crisi di governo lampo – si legge in una nota dell’Unione Nazionale Giudici di Pace – la composizione dell’esecutivo è sostanzialmente uscita immutata e, soprattutto, non abbiamo registrato alcun segnale di cambiamento, specie in materia di giustizia”.

Beatrice Cosentino è un giudice di pace che opera presso l’ufficio di Catania: “Da tempo – spiega – chiediamo che ai magistrati di pace siano riconosciuti diritti fondamentali quali la continuità del servizio, la previdenza, la tutela della maternità e della salute, uno stipendio decoroso, la pensione”.

I giudici di pace sono lavoratori privi di qualsiasi tutela e operano in situazioni precarie.  La situazione italiana appare, però, in controtendenza con quanto accade in Europa dove le istituzioni si muovono nella direzione della stabilizzazione e del riconoscimento dei diritti fondamentali. In tal senso vi sono delle sentenze della Corte di Giustizia Europea, delle indicazioni della Commissione Europea e decisioni del Comitato Europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa.

“La riforma della materia – aggiunge il giudice di pace Mario Seminara – è un nodo che appare lontano dall’essere sciolto. Il nuovo governo non lancia alcun segnale di cambiamento in materia di Giustizia e non accetta le regole dettate dall’Europa”.

L’Italia rischia grosso. L’Unione Nazionale Giudice di Pace avverte: “Perdurando tale atteggiamento, le conseguenze saranno l’avvio da parte della Commissione Europea di una procedura di infrazione a carico dell’Italia”. Ma ciò non sarà indolore. “L’avvio della procedura comporterà che i cittadini italiani dovranno pagare di tasca miliardi di euro per coprire gli ingenti risarcimenti e le pesanti sanzioni che ne deriveranno”.

Rosalba Mazza