Brucia Notre-Dame e nella voce falsamente accorata degli inviati si avverte quasi il dispiacere che si tratti di semplice incidente, che non sia possibile darne colpa a un qualunque radicalizzato delle banlieues.
Brucia, dicevamo.
Senza che uno straccio di imam, di califfo, di pascià abbia dichiarato la sua santa guerra.
Senza che, non dico un Boeing, neppure un deltaplano, un aquilone, una lambretta abbia violato i sacri spazi aerei.
Brucia lo stesso, comunque.
Mentre piovono dall’alto, senza spegnere nulla, i tweet di cordoglio dei seppellitori di Pompei, degli abolitori della storia nelle scuole, dei lineari tagliatori di fondi ai musei.
Si pianga in fretta, dicono, che con la cultura non si mangia.
E già domani ci sarà da commentare un Pil, un Mib, un Nasdaq.
O l’ennesima invasione di donne e bambini in barcone, da fronteggiare.
Come se all’Europa dei sovranismi e dell’austerity servissero altri nemici, quando ha già se stessa.

Nella foto: la cattedrale di Notre Dame a Parigi in fiamme

Alessio Pracanica