Avete presente una delle spiagge più belle del mondo, con la sabbia bianca, il mare cristallino, l’antica tonnara, le barche dei pescatori, la campagna incontaminata, la montagna imponente? Questo “paradiso” si chiama San Vito lo Capo, in provincia di  Trapani, ed è in pericolo, almeno secondo i suoi abitanti. Alla Regione Sicilia è stato presentato un progetto di una società di Trapani, la “Marina bay srl”, che prevede una cementificazione di 115mila metri quadrati da impiegare fra spiaggia e mare per la costruzione e la gestione (per 48 anni) di una “struttura portuale turistica per la nautica da diporto”, così suddivisa: oltre 63mila metri quadrati da realizzare nello “specchio acqueo”, 43mila nel demanio marittimo e oltre 8mila in un’area di proprietà comunale, dove ogni anno vengono organizzate manifestazioni internazionali come il Cous Cous Fest e il Festival degli aquiloni.

La zona dove dovrebbe sorgere la struttura da diporto. Sopra: la spiaggia di San Vito lo Capo (foto spiaggiasanvitolocapo.eu)

I cittadini non ci stanno e “se il progetto dovesse andare avanti” si dichiarano pronti alla rivolta. E attraverso petizioni, delibere di giunta e di consiglio (mai maggioranza e opposizione sono state così coese in sostegno del sindaco Matteo Rizzo, che si è fatto portavoce delle istanze di migliaia di persone ), incontri fra associazioni, dicono un secco “no” alla proposta, decisi ad andare sino in fondo se Palermo dovesse aprire le porte a questa operazione di privatizzazione di un immenso spazio pubblico, che – secondo amministratori e gente comune – creerebbe un “danno ambientale incalcolabile per l’enorme cubatura impiegata”.

“La realizzazione dell’attuale struttura portuale – si legge nella relazione presentata dagli assessori comunali Giacomo Pappalardo e Giuseppe Catalano – , a partire dal 1953, assieme alla costruzione del lungomare e delle abitazioni limitrofe, hanno condizionato un arretramento del litorale sabbioso. Oggi risulta dominante il trasporto della sabbia dal versante est della spiaggia verso ovest, favorendo un lento processo di accumulo ed insabbiamento del porto”.

“Su parte delle aree del progetto presentato – seguita la relazione – insistono attualmente viabilità pubblica, opere fognarie, stazioni di sollevamento fognario, bagni pubblici ed altro”. Una porzione è destinata come importante punto di riferimento per la protezione civile.

“Si evidenzia – scrivono i due assessori – una assoluta mancanza di un adeguato e indispensabile studio legato ai risvolti di natura anche economica sull’intero territorio comunale di San Vito lo Capo, Macari e Castelluzzo”.  In parole povere: si paventano ricadute negative non solo su San Vito, ma anche sull’hinterland.

Secondo l’Amministrazione comunale di San Vito lo Capo un progetto come quello presentato alla Regione rischia delle ricadute negative nell’intero territorio. Nella foto: una suggestiva immagine di Macari

In paese temono “un’applicazione distorta” delle leggi che regolamentano una materia complessa come la realizzazione delle strutture per la nautica da diporto sulle superfici ricadenti nel demanio marittimo. E lo dicono apertamente. “Il rischio è che la volontà dei sanvitesi possa essere bypassata da certe decisioni volute dall’alto”. Un esempio? Per l’area di pertinenza comunale “non è stata data dalla ditta proponente alcuna comunicazione del procedimento, come prevede la legge”.

Basta leggere le delibere di giunta e di consiglio – dove si esprime un “giudizio fortemente negativo” sull’opera – per capire che aria tira nel piccolo centro turistico. Basta leggere che la proposta della società Marina bay “risulta non coerente con progettualità già realizzate e in corso di realizzazione da parte dell’ente”, ed “è in contrasto con il Piano regolatore”, per comprendere che questa struttura i sanvitesi non la vogliono affatto.

Qui si parla sempre dello strumento urbanistico redatto negli anni Novanta dal prof. Pierluigi Cervellati, rivelatosi la vera carta vincente per lo sviluppo turistico della zona: un uso limitato del cemento e una valorizzazione della natura, con piccoli alberghi a gestione familiare e l’intonaco bianco nella facciate delle case, come si faceva duecento o trecento anni fa. La teoria di Cervellati è diventata una filosofia di vita per questa gente che in una ventina d’anni ha visto un aumento esponenziale del reddito pro capite grazie al turismo di qualità.

Negli atti del Comune si sottolinea che la proposta presentata dalla società trapanese “non mostra coerenza con le politiche di sviluppo economico e di tutela del patrimonio ambientale perseguite dal Comune di San Vito lo Capo”, “è di forte impatto ambientale e non ravvisa elementi di pubblica utilità”, in quanto “viene cementificata la parte di spiaggia interna ai due moli e le aree prospicienti, prevede destinazioni per la maggior parte ad uso commerciale e turistico residenziale”. E si pone in contrasto con “l’area a verde attrezzato e sportivo” programmata dal nuovo strumento urbanistico. L’intera zona – si fa presente – è interessata da progetti in fase avanzata che sono finalizzati a dei “lavori per la valorizzazione turistica nella zona antistante il porto”.

Insomma, la situazione è in ebollizione per una novità che sta turbando non poco i cittadini che da sempre vivono l’equilibrio fra la tutela del paesaggio e lo sviluppo del turismo.

Un modo di pensare antico, ma anche moderno. Che negli anni Sessanta trovò la sua massima espressione in una memorabile protesta collettiva, perché la politica e le compagnie petrolifere si erano messe in testa che questo paradiso terrestre doveva diventare una colonia per costruirci un impianto per la raffinazione degli idrocarburi, come ad Augusta, a Gela e a Melilli (luoghi che hanno segnato il fallimento politico del dopoguerra). Ci fu una rivolta popolare ed il paradiso non fu profanato. E oggi cosa succederà? Non lo sappiamo. E’ certo che questo giornale seguirà questa battaglia da vicino: San Vito lo Capo è una risorsa che appartiene a tutti e tutti hanno il dovere di vigilare. Intanto in Consiglio comunale si sentono echeggiare frasi come quella del consigliere Diego Ruggirello: “Il progetto presentato dalla società Marina Bay è un’offesa per tutto il territorio comunale, perché potrebbe vanificare tutto quello che nel corso degli anni si è fatto per San Vito lo Capo per salvaguardare il territorio da selvagge cementificazioni”.

Gli fa eco la consigliera Elena Valenza: “Questo progetto rappresenta uno scempio alla natura e al territorio”.

Luciano Mirone