Una toccante ballata sulla vita di Maria Grazia Cutuli. L’autore è il cantastorie Luigi Di Pino che l’ha presentata in prima assoluta al Cine Teatro Eliseo di Santa Venerina nel corso della cerimonia di premiazione della tredicesima edizione del Premio Internazionale  di Giornalismo intitolato a Maria Grazia Cutuli, l’inviata del Corriere della Sera uccisa in Afghanistan nel 2001.

Un momento dell’esibizione di Luigi Di Pino. Sopra: il volto della giornalista dipinto dal cantastorie

Il testo,  costituito  da ventuno sestine in endecasillabe collegate tra loro da rima baciata e con interventi declamati volutamente fuori metrica, ha ripercorso la vita della giornalista etnea, dall’infanzia ai primi passi mossi nel mondo del giornalismo, dal contratto con il Corriere della Sera alla tragica scomparsa. E poi ancora il dolore dei genitori e l’inchiesta per far luce sulla barbara uccisione. L’effetto è stato quello di emozionare il pubblico presente in sala che ha ricambiato con lunghi applausi.

Luigi Di Pino ha avuto quest’idea dieci anni fa e l’ha concretizzata in occasione della XIII edizione del Premio. Un’esperienza particolarmente toccante per l’artista. “Non avevo ancora composto una storia, né realizzato un cartello, su un fatto di cronaca così recente – spiega Luigi Di Pino – La storia di Maria Grazia Cutuli mi aveva colpito all’epoca dei fatti e quindi mentre la scrivevo mi sono immedesimato molto sia in lei, mentre viveva quei drammatici momenti, sia nei genitori all’arrivo della tragica notizia. Hanno vissuto quel dolore con grande dignità – prosegue Di Pino – e nel corso degli anni hanno portato avanti il nome della figlia, facendone un seme per le future generazioni di giornalisti e non solo”.

Oltre al testo ed alla musica, Di Pino ha realizzato anche un cartello di undici quadri, delle dimensioni di 2 metri di altezza per un metro e 60 centimetri di larghezza, nel quale l’artista ha ricostruito anche visivamente la storia di Maria Grazia. Le immagini hanno fatto da sfondo ad una ballata coinvolgente, nel tipico stile di Di Pino, capace di dosare sapientemente le due grandi “scuole” dei cantastorie siciliani, quella di Orazio Strano e quella di Ciccio Busacca.

Rosalba Mazza