Funerali pubblici vietati per Vito Gondola, settantanovenne boss di Mazara del Vallo, morto ieri mattina all’ospedale di Castelvetrano, dopo un periodo di malattia che dal carcere lo ha portato ai domiciliari. Lo ha deciso il questore di Trapani Maurizio Agricola che ha firmato il decreto di inibizione delle esequie da svolgersi in pubblico  per il capo mandamento della Famiglia di Mazara. Secondo le indagini Vito Gondola, inteso “Coffa”, aveva un ruolo di vertice dentro Cosa nostra. Fu proprio Messina Denaro a nominarlo al vertice della cosca mazarese dopo la morte del potentissimo boss di Mazara del Vallo, Mariano Agate, quest’ultimo in collegamento con la massoneria e con un ruolo fondamentale in diversi omicidi eccellenti commessi in provincia di Trapani.

L’identikit del super latitante Matteo Messina Denaro. Sopra: Vito Gondola

 

Vito “Coffa” venne arrestato due anni fa dalla Polizia assieme a diversi affiliati del clan di Mazara, Campobello di Mazara, Castelvetrano e Salemi. Il suo era un ruolo fondamentale all’interno dell’organizzazione: come un abilissimo postino smistava i “pizzini” per conto di Messina Denaro agli altri capimafia della provincia, ma al tempo stesso riusciva abilmente i camuffare i messaggi in codice con gli altri capi, per un summit, per un incontro, per una notizia. Da tempo gli investigatori ne seguivano i movimenti e attraverso una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali avevano capito il ruolo dell’anziano patriarca, decrittando i messaggi quasi sempre mutuati da un linguaggio proveniente dal mondo contadino, che Gondola conosceva benissimo, dato che – come ha ben scritto Rino Giacalone – usava termini come “sudda” (erba), ricotta, pecore, concime, e tanto altro.

Un capomafia vecchio stampo, che conosceva a menadito i modi tradizionali di comunicare dei mafiosi, e contemporaneamente sapeva come portare avanti gli affari del suo capo. Per questo il questore di Trapani ha deciso: niente funerali per Vito Gondola, detto “Coffa”.

Luciano Mirone