E ora che (secondo i sondaggi commissionati del Pdl e pubblicati oggi dal quotidiano “La Sicilia”) il centrosinistra siciliano rischia di non arrivare neanche al 10 per cento e di essere clamorosamente staccato dal M5S e dalla coalizione di Berlusconi , che per le prossime regionali veleggiano rispettivamente al 38 e al 35 per cento, cosa farà il governatore “rosso” Rosario Crocetta per recuperare i consensi perduti e ripresentarsi tonico a nuove elezioni? Non lo sappiamo. Ma intanto dice: “Quel sondaggio è falso, propagandato da qualche esponente del centrodestra siciliano”. E poi: “Questa regione ha bisogno di concretezza e non di bufale”. E ancora:  “Siamo alle solite. Anche quattro anni fa in occasione delle regionali, tutti ci davano per perdenti (col centrodestra vincente, seguito dai pentastellati). Le elezioni reali sono andate in altro modo” (Ansa).

Se Crocetta afferma che il sondaggio è fasullo, perché un rilevamento non lo commissiona anche lui? Quando dice che questa regione ha bisogno di concretezza, pensa a se stesso?

Certo, un sondaggio può anche sbagliarsi, ma fino a questo punto? Qual è secondo il presidente della Regione il “vero” orientamento dei Siciliani? E cosa ne pensa della recente classifica stilata dall’Istituto Ipr Marketing per il Sole 24 Ore che piazza Crocetta addirittura all’ultimo posto in merito al gradimento della gente comune sui politici siciliani?

Lui non fa una piega e sostiene che nel 2012 il risultato elettorale smentì i sondaggi, e però dimentica che allora la gente non voleva più saperne della politica fallimentare dei suoi predecessori, Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, e vedevano in lui “il sindaco antimafia di Gela” che alla Regione avrebbe rimesso le cose a posto.

L’ex assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino. Sopra: Rosario Crocetta

Dimentica che all’improvviso si ritrovò miracolosamente quasi tutti i voti del centrosinistra, dato che la candidatura dell’altro esponente della sua coalizione – l’attuale vice presidente della Commissione nazionale antimafia, Claudio Fava – saltò per un inghippo di carattere burocratico. Dimentica che molti militanti e simpatizzanti del centrosinistra lo hanno abbandonato da tempo, perché preferiscono perdere bene che vincere male, nel senso che non gradiscono gli inciuci che da anni la sinistra fa con i cuffariani e con i lombardiani.

Dimentica che questa delusione si è allargata a macchia d’olio anche nell’elettorato “deluso” che non sta né con il centrodestra né con il centrosinistra e si dirige a vele spiegate verso i 5S, perché sono gli unici – giusto o sbagliato, non è questa la sede per discuterne – che non si accordano con nessuno?

Dimentica che la Sicilia è fanalino di coda sulla raccolta differenziata e che ancora conferisce la spazzatura nelle discariche?

Dimentica le pesanti accuse che il suo ex assessore all’Energia, il magistrato Nicolò Marino, ha sferrato nei suoi confronti quando ha parlato del business dei rifiuti in Sicilia?

E dimentica la raffica di dimissioni – nel 2015 – di ben tre assessori nel giro di pochi giorni, Ettore Leotta, Nino Caleca e Lucia Borsellino, con gli ultimi due che hanno sbattuto la porta per contestare la politica del “compromesso” portata avanti da Crocetta?

L’ex assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino

Ora Saro è intenzionato a ricandidarsi, convinto di avere governato bene. E contesta il fatto che i vertici nazionali del Pd – bypassando proprio lui, che, per la carica prestigiosa che riveste, dovrebbe essere il leader maximo del partito nell’Isola – stiano tentando di dialogare con Leoluca Orlando (che non ha manco la tessera del Pd) non solo sulle prossime elezioni palermitane, ma probabilmente su altro.

In questo momento il primo cittadino del capoluogo siciliano viaggia con il vento in poppa, perché in poco tempo ha scalato di ben trenta posizioni la classifica di gradimento sui politici siciliani, è riuscito ad ottenere dall’Unesco il prestigioso riconoscimento di Palermo patrimonio dell’umanità, e in pochissimo tempo ha inanellato due successi incredibili: “Palermo capitale dei giovani 2017” e “Palermo capitale della cultura”. Riconoscimenti conferiti ad una città che fino a quattro anni fa – con il berlusconiano Cammarata sindaco per un decennio – era sull’orlo della bancarotta e ora, malgrado le croniche carenze, sta uscendo dal provincialismo al quale molti amministratori l’avevano relegata.

Adesso Crocetta se la prende addirittura con l’ultimo sondaggio, quello che per ironia della sorte è stato pubblicato dal giornale di Mario Ciancio (oggi alle prese con seri problemi giudiziari per un’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa), suo carissimo amico che, dopo la vittoria alle regionali, lui stesso si premurò di andare ad ossequiare a Catania.

Luciano Mirone