Era ora che i Verdi avessero un’affermazione così clamorosa come è successo ieri in Baviera: con il quasi 18 per cento dei voti (il doppio ottenuto rispetto alle ultime elezioni), il partito ambientalista bavarese può (e noi aggiungiamo “deve”) essere considerato un modello da emulare e da praticare per dare una svolta alla politica ancora troppo legata alle categorie novecentesche da cui – in molti casi – la sinistra non riesce ad affrancarsi.

Se a destra, per aumentare i consensi, si tratta l’ambiente come il cassonetto della spazzatura sotto casa, nella sinistra bavarese si punta soprattutto sull’ambiente (e non solo) per portare avanti una politica nuova basata sulle emergenze drammatiche che affliggono il pianeta.

La leader bavarese dei Verdi, Katharina Schulze. Sopra: l’orso bianco che si aggrappa disperatamente ad un blocco di ghiaccio che si sta sciogliendo nei poli.

Finalmente si comincia a capire che certi nuovi termini che cominciano ad affollare il nostro dizionario quotidiano, allerta-meteo-allarme-rosso-desertificazione-uragano-ciclone-alluvione-frana-distruzione-morte, non sono astratti, ma collegati ad una tragedia non causata da fenomeni “naturali” (come certi scienziati ci hanno garbatamente spiegato per non danneggiare i Signori del petrolio), ma da una mutazione climatica dovuta all’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera prodotta dal consumo di combustibili fossili da parte dell’uomo.

Ma se l’emergenza ambientale non si affronta nella sua globalità attraverso una lotta decisa ai distruttori della foresta amazzonica, all’uso indiscriminato del cemento, della plastica, dei pesticidi, non ne verremo fuori, l’umanità rischia di auto-distruggersi, perché tutto è collegato: l’effetto serra, il riscaldamento della terra, le frane, certe malattie, il rischio di sommersione di molte città situate al livello del mare.

Questo in Baviera si è capito. Ma affinché si esca fuori dall’emergenza, occorre che si capisca nel resto del mondo, e anche presto. È necessario che la politica metta al primo punto l’ambiente, specie in un momento in cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dopo la totale presa di distanza dal Vertice di Parigi – nel quale il suo predecessore Barack Obama, assieme alla stragrande maggioranza degli Stati, si impegnavano a ridurre l’emissione di anidride carbonica – oggi bofonchia frasi incomprensibili, come se improvvisamente si fosse reso conto della follia in cui sta portando l’umanità e al tempo stesso fosse frenato dalle pulsioni affaristiche di chi lo ha sostenuto, mentre gli uragani cancellano vite, strade, ponti, città del suo Paese.

La sinistra italiana (da sempre più sensibile a queste tematiche rispetto alla destra) può ricominciare da qui, seguendo il modello dei Verdi bavaresi che puntano sull’ambiente, ma anche sull’accoglienza, sulla parità dei sessi, sulla pace, sulla lotta alla fame, sulla legalità, sulla questione morale, sulla difesa delle categorie più deboli.

I nuovi leader non si cercano in base all’età o in base al sesso, ma in base alle storie, ai valori e ai modelli di cui sono portatori. Basta guardarsi intorno.

Luciano Mirone