Il 19 Luglio 1992 a Palermo la terra tremò. Fu l’inferno. Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina e Vincenzo li Muli persero la vita in modo orribile. In occasione del trentennale della strage, presso il Bastione degli infetti di Catania, domani 19 luglio 2022, alle 20,30 (un dibattito sull’argomento inizierà alle 19), sarà rappresentato “Libere. Donne contro la mafia”, uno spettacolo scritto e diretto da Cinzia Caminiti (vice regista e addetta alle musiche Nicoletta Nicotra) e interpretato dalla Compagnia “Schizzidarte”, formata da Sabrina Tellico, Barbara Cracchiolo, Simona Gualtieri, oltre alla stessa Caminiti. 

Non a caso l’evento – organizzato dall’Arci e dal Comitato popolare Antico corso, con il patrocinio del Comune – si svolgerà in una zona di Catania restituita alla città dopo anni di degrado, un luogo-simbolo del riscatto di un quartiere che non si rassegna all’inciviltà e alla decadenza: “Tra le tante iniziative realizzate dal Comitato – si legge nel comunicato della Compagnia Schizzidarte – ricordiamo il recupero del Bastione degli Infetti, svolto in modo assolutamente volontario e senza finanziamenti, esempio di riqualificazione partita dal basso, che ha restituito alla città un sito storico in precedenza usato come discarica”.

La locandina di “Libere. Donne contro la mafia”. Sopra: un momento dello spettacolo scritto e diretto da Cinzia Caminiti

“La mafia va combattuta con ogni mezzo – dice Cinzia Caminiti -. Noi lo facciamo mettendo in scena dieci storie, raccontandole, portandole nelle scuole, nelle comunità, parlandone e facendone parlare. Raccontiamo per fare memoria, per non dimenticare ma soprattutto per ottenere, in alcuni casi, verità e giustizia ancora lontane ma non impossibili da raggiungere. Il teatro, mezzo valido e potente, così, diventa impegno civile, arma micidiale specie se proposto alle nuove generazioni”.

Dieci storie raccontate dalle madri, dalle mogli, dalle figlie e dalle fidanzate delle vittime di mafia. “Uno spettacolo duro come un pugno nello stomaco, scritto per raccontare storie realmente accadute e rigorosamente tratte dalla cronaca. Una cronaca triste e forte, un segnale da trasmettere nel tempo e nello spazio”, seguita la regista e autrice.

 “La messinscena – dice l’artista – è frutto di una sensibilità tutta al femminile. Lo è nei ritmi, negli sguardi e negli incontri, lo è nel pianto e nella pena che traspare in ogni punto. Lo è nelle parole del testo, lo è nella regia, semplice e incisiva. Ma lo è soprattutto nella speranza di vincere questo cancro mostruoso”.

Quattro donne in nero sin dal loro ingresso tra il pubblico, con le loro valigie, che si presentano come straniere venute da lontano. Dentro le valige le loro storie, le loro vite, i loro sogni. La poesia del dolore di tutte le madri, di tutte le mogli, di tutte le figlie dei morti ammazzati.

“Ogni racconto di vita è lì dentro – prosegue la regista -. Viene tirato fuori insieme ai vestiti, ai trucchi, agli oggetti personali. Viene portato sempre addosso come un fardello che non smetterà mai d’essere tale. Un viaggio emozionale prima nel dolore, poi nel lutto, ancora nella solitudine e poi nella paura, nella consapevolezza, nella ribellione, nella lotta, nella libertà”.

“La mafia non è un fenomeno solo palermitano, è un ‘fatto’ mondiale”, afferma Caminiti. “Il 19 luglio – afferma – a trent’anni di distanza ci saremo anche noi, in un questo luogo di Catania, che riteniamo simbolo. Ci saremo con questo spettacolo e con un piccolo seme, quello del risveglio e della speranza”.

Redazione