L’inchiesta pubblica sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia dovrebbe essere una vera “pietra miliare” nella storia dell’isola di Malta. Eppure, ad appena un giorno dalla pubblicazione del Rapporto, la commissione d’inchiesta pubblica ha confermato che allo stesso mancavano tre pagine – la 23, la 61 e la 261 – scomparse a causa di un “errore tecnico”. Matthew Caruana Galizia, figlio maggiore di Daphne e, come la madre, giornalista investigativo, aveva già denunciato su Facebook “il caso della pagina scomparsa”, la numero 261, in cui si dichiarava la conclusione dell’affare Electrogas. La notizia ha suscitato immediatamente malumori e proteste – che continuano ormai da una settimana circa – da parte delle Ong Repubblika e Moviment Graffiti.

Ma le conclusioni dei tre giudici – Michael Mallia, Joseph Said Pullicino ed Abigail Lofaro – in qualunque modo le si voglia interpretare, sono un atto d’accusa schiacciante: lo Stato maltese ha creato un clima di impunità, generato dai vertici dell’amministrazione e diffuso verso altre istituzioni.

Tutte le prove prodotte durante l’inchiesta hanno accertato che un tale accanimento del Governo nei confronti di Daphne Caruana Galizia ha raggiunto il suo apice con la pubblicazione dei Panama Papers, nel 2016, e delle sue continue denunce nei confronti della società”17 Black”, con a capo l’imprenditore Yorgen Fenech, considerato la “mente” dell’intero complotto per l’assassinio della donna.

Secondo quanto evidenziato dal rapporto, era ovvio che la giornalista fosse in possesso di  informazioni estremamente sensibili che avrebbero potuto rovinare i piani delle grandi imprese e la stabilità dell’allora Governo di Joseph Muscat, il quale, subito dopo le elezioni del 2013, cominciò a considerare Daphne come “l’unica opposizione del paese”, così come la descrisse lo stesso Premier. L’allora Primo Ministro, tuttavia, non fu l’unico a denigrarla: diversi politici, probabilmente mossi da una sorta di “vendetta” per essere stati nominati da Daphne – che certo non si faceva alcun scrupolo nel rendere i suo pezzi particolarmente accurati e che sarebbero potuti essere una fonte aperta di informazioni, anche per la polizia -, reagirono a questo scontro attraverso una campagna prolungata di attacchi personali, di odio, di abusi verbali, oltre che privare la giornalista delle sue finanze personali (il giorno dell’omicidio, sappiamo che Daphne Caruana Galizia si stesse recando presso la filiale bancaria del paese di Mosta, per risolvere la questione del congelamento dei beni).

Quello che per la Commissione d’inchiesta era una evidente necessità di proteggere Daphne Caruana Galizia – in particolare dopo la pubblicazione dei Panama Papers – sembra non fosse stata ovvia per il Commissario di polizia, i servizi di sicurezza e altre autorità; tutto ciò ha portato al “totale isolamento” della giornalista, in un momento in cui era anche nel mirino dell’allora leader dell’opposizione nazionalista, Adrian Delia. La questione cominciò a rendersi sempre più pericolosa quando Daphne tirò in ballo affari non chiari tra alcuni funzionari del governo e le grandi imprese, in particolare quelle interessate a promuovere progetti su larga scala.

Nonostante le denunce, le grandi imprese hanno colto l’opportunità di portare avanti i loro progetti con una supervisione amministrativa minima e attraverso la “manipolazione” di funzionari delle “alte sfere”. In particolare, nel rapporto viene specificamente menzionato il ruolo di Keith Schembri, ex Capo Staff del Governo e braccio destro dell’allora Primo Ministro Joseph Muscat, personaggio “cruciale” per comprendere come si fossero creati questi “intimi legami” tra grandi imprese e Governo.

E se si analizzassero i tanti articoli pubblicati nel suo “The Running Commentary”, si capirebbe quanto Daphne fosse stata critica nei confronti di questi fallimenti amministrativi. Le prove hanno dimostrato in modo conclusivo come alcune persone al potere, e quelle coinvolte coinvolte negli affari, avessero un interesse comune nel neutralizzare l’impatto degli scritti della giornalista maltese.

L’attuale Primo Ministro, Robert Abela, rimarcando che il Governo prenderà seri provvedimenti in merito ad alcune riforme che tuteleranno maggiormente i giornalisti, ha porto le proprie scuse alla famiglia di Daphne Caruana Galizia. Ma di fronte a casi del genere, di fronte alla famiglia Caruana Galizia che non sarà mai risarcita abbastanza, egli stesso non dovrebbe assumersi la responsabilità per l’assassinio di Daphne?

Nonostante tutto, è particolarmente vergognoso che i social siano diventati terreno fertile per i “leoni da tastiera”, fomentando i potenziali lettori a continui commenti riottosi, proprio subito dopo la pubblicazione dell’inchiesta. Ma potrebbe, tuttavia, esserci di peggio: una fonte del quotidiano “Malta Indipendent” ha lanciato un’accusa potentissima nei confronti dell’attuale Governo, dichiarando che lo stesso abbia usato il denaro dei contribuenti per ingaggiare Glenn Bedingfield – giornalista maltese e membro del parlamento, di fazione laburista – per controllare e contrastare la storia di Daphne Caruana Galizia.

Si spera ancora che Malta possa imparare in qualche modo la lezione dalla sua incapacità di prevenire l’omicidio di Daphne, attuando un cambiamento realmente efficace e duraturo per prevenire morti future, e garantire che i giornalisti possano lavorare in sicurezza. La cosa peggiore che potrebbe accadere è che questo orribile capitolo venga semplicemente dimenticato.

Valentina Contavalle