Zona rossa, coprifuoco, restrizioni, divieti, massima gravità, autocertificazione. Parole da lockdown, parole di guerra, parole che sentiremo fino al 6 gennaio. E dal giorno dopo, con i contagi in aumento, la “variante” che impazza e diversi scienziati pessimisti (“Non vi illudete, a gennaio sarà peggio”), quali parole sentiremo?

Se è vero che il famigerato “cashback” (parolina magica che tradotta in italiano vuol dire semplicemente “rimborso”) ha fatto riversare migliaia di persone nei negozi per l’insopprimibile voglia di shopping, con le conseguenze drammatiche che stiamo vedendo, ci chiediamo cosa significhi quest’altro termine che da un paio di giorni circola nel nostro Paese: “saldi”.

L’argomento ci incuriosisce, anzi ci stimola, poiché amiamo spasmodicamente il saldo per rinnovare il nostro guardaroba. Non siamo i soli. In Italia milioni di persone sono su questa lunghezza d’onda e ogni anno si recano nei negozi per comprare ottima merce a poco prezzo. Quindi partiamo col dire che “saldo è bello”. In situazioni normali.

E in situazioni di guerra? Diverse regioni hanno deciso la data in cui quest’altra parola dovrà essere affissa nei negozi: quelle che registrano i numeri di contagi, di decessi e di terapie intensive più alti hanno ritenuto di procrastinare il provvedimento per fine gennaio, quelle che si trovano in situazioni “migliori” (si fa per dire, dato che il virus è molto circolante e non fa particolarità per nessuno) partiranno dal giorno successivo al lockdown, cioè dal 7. Come ad esempio la Sicilia, dove ieri si si sono registrati 1084 contagi e 29 decessi.

Siccome il 7 gennaio è dietro l’angolo, ci chiediamo se nel giro di una settimana la situazione pandemica scomparirà magicamente, se il governo nazionale, i governi regionali e le associazioni di categoria hanno predisposto un piano strategico serio per evitare gli assembramenti che abbiamo visto a Natale. Così, tanto per sapere.  

Luciano Mirone