Cosa è stata l’eruzione dell’Etna del 24 – 27 dicembre 2018? Perché c’è stato il terremoto del 26 dicembre? Le normative antisismiche in vigore nel territorio etneo sono adeguate? Le vie di fuga di Zafferana previste nel piano di protezione civile comunale sono sufficienti? Cosa occorre fare per non trovarsi impreparati nel futuro? Questi gli interrogativi cui ha cercato di rispondere il convegno organizzato dal Kiwanis Club di Zafferana dal titolo “I fenomeni vulcano-tettonici del dicembre 2018 nel territorio di Zafferana Etnea”, voluto dal suo presidente Vincenzo Seminara.

La forte scossa di terremoto che, nel cuore della notte di Santo Stefano, ha interessato le pendici sudorientali dell’Etna ed in particolare il territorio di Zafferana, non solo ha provocato notevoli danni materiali alle abitazioni – con molte persone sfollate dalle loro case – e  alle chiese, ma ha lasciato tanta paura e preoccupazione nella popolazione già colpita dal sisma del 1984.

Un momento del convegno. Sopra: il terremoto che recentemente ha pesantemente colpito Zafferana Etnea e le sue frazioni

Obiettivo del convegno non è stato solo quello di supportare la popolazione in un momento così particolare ma anche quello di compiere una riflessione accurata sul territorio etneo.

“Un’occasione per riflettere sul nostro territorio e far sì che i riflettori non si spengano”, ha detto Elio Garozzo past president del Kiwanis Club.

Un invito alla fiducia è arrivato dal sindaco di Zafferana Alfio Russo che ringraziando, innanzitutto, il commissario delegato della protezione civile, Calogero Foti, presente all’incontro, per il lavoro svolto in sinergia con il Comune, fin dalle ore immediatamente successivo al sisma, ha lanciato un messaggio di speranza: “Non serve scoraggiarsi o piangersi addosso, dobbiamo ora rimboccarci le maniche e pensare alla ricostruzione”.

“Le eruzioni sommitali – ha spiegato il geologo Marco Neri dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania – sono quelle alimentate dal condotto magmatico centrale e di solito non sono pericolose e quasi raramente riescono a raggiungere i centri abitati. Invece l’eruzione del 24-27 dicembre 2018 è avventa nel fianco del vulcano ed era alimentata da condotti magmatici laterali che per farsi strada si accompagnano generalmente a terremoti. Le eruzioni laterali, come quella del dicembre 2018, sono potenzialmente vicine ai centri abitati e, quindi, potenzialmente più pericolose di quelle centrali”. Cosa fare allora per proteggersi? Innanzitutto conoscere il territorio in cui viviamo con l’acquisizione delle consapevolezza che non si può edificare ovunque  e che solo una conoscenza geologica del territorio salva la vita.

Per il geologo Mauro Corrao, esperto in sismologia dei vulcani e  sismologia applicata “sull’Etna, un terremoto di magnitudo 4.8, come quello dello scorso 26 dicembre, avrebbe un valore ricalcolato di magnitudo 5.6”.  Ne consegue che, vista la particolarità della zona, occorrerebbe rivedere la normativa sismica in vigore nel territorio etneo.

Di evacuazione, vie di fuga, rischio, vulnerabilità ha parlato l’ingegnere Francesco Russo, professore di prima fascia presso la Facoltà di Ingegneria degli Studi di Reggio Calabria del settore scientifico disciplinare Trasporti ed attualmente vice presidente della Regione Calabria ed assessore al “Sistema della  Logistica”, “Sistema portuale regionale” e “Sistema Gioia Tauro”. “Zafferana  – ha detto il professore Russo – potrebbe diventare un luogo per la sperimentazione di nuove norme”. Da non escludere, in un’ottica di pianificazione strategica, la previsione di nuove vie di fuga, ritenendo quelle attuali insufficienti e particolarmente vulnerabili.

Un altro momento del convegno

L’ultima parte del convegno,  dedicata alla trattazione e alla disamina delle ordinanze emanate dal Dipartimento per la Protezione Civile  con particolare attenzione alle misure di sostegno alla popolazione terremotata, ha visto protagonisti l’architetto Giuseppe Licciardello (che da dieci anni si occupa di ricostruzione post sisma a L’Aquila e da 5 anni è consulente Esperto Tecnico e Responsabile dei Procedimenti della Ricostruzione di L’Aquila presso l’Ufficio di Governo USRA – Ufficio Speciale Ricostruzione L’Aquila)  e l’avvocato Milena Pafumi con consolidata esperienza decennale in materia di diritto civile e commerciale e diritto tributario. “Le ordinanze finora emanate  – hanno spiegato i due professionisti – che prevedono un contributo fino a 25.000 euro sono rivolte unicamente alle riparazioni di modesta entità, mentre per la ricostruzione vera e propria occorre attendere una ulteriore ordinanza che è attesa per i primi di marzo”. Tra le altre misure a sostegno illustrate anche la sospensione dei tributi e l’esonero dal pagamento delle tasse universitarie

Affollato l’auditorium Sant’Anna, stracolmo di un pubblico interessato e partecipe che ha interagito con i relatori ponendo loro  tante domande. Tra i presenti in sala anche l’ex procuratore della Repubblica Salvatore Scalia che presiede il comitato dei terremotati di Santo Stefano

Il dibattito e gli interventi dei relatori sono stati moderati   da Alfredo Cavallaro. A fare gli onori di casa del Kiwanis, in sostituzione del presidente Seminara, Alfio Cavallaro che ha annunciato l’organizzazione a breve periodo di altri importi convegni sulle tecniche di costruzione a cui saranno chiamati a partecipare tecnici del Genio Civile.

Rosalba Mazza