Un pesante atto d’accusa nei confronti dell’editore Mario Ciancio e del sindaco di Catania Enzo Bianco viene sferrato attraverso una interrogazione parlamentare dal M5S che ha presentato ieri al governo nazionale per chiedere “una commissione di accesso” al Comune di Catania “per appurare la correttezza di tutte le procedure amministrative seguite nel macchinoso iter che ha contraddistinto l’approvazione definitiva del Piano urbanistico attuativo (Pua)”, e per verificare l’esistenza di “infiltrazioni mafiose o il diretto coinvolgimento a vari livelli della criminalità organizzata nell’ambito dello stesso Piano”.
L’interrogazione – presentata a Ministri dell’Interno, delle Infrastrutture, dei Trasporti, dell’Ambiente, della Tutela del territorio e del mare da parte anche dei parlamentari catanesi Mario Giarrusso, Nunzia Catalfo, Ornella Bertorotta – nasce da una nuova richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa formulata di recente dalla Procura della Repubblica di Catania nei confronti di Mario Ciancio (nei prossimi giorni vagliata dal Gip) accusato “di aver favorito, pur non essendone ritualmente un affiliato, la famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano”.
Ancora una volta – scrivono i parlamentari pentastellati – tutto ruota intorno al Pua, argomento “che si è deciso non al comune ma negli uffici dell’editore Ciancio”, ufficialmente “per la realizzazione di un piano nato per valorizzare la zona della Plaja (la lunga spiaggia di Catania caratterizzata da tipica macchia mediterranea, ndr.)”, ma che sostanzialmente “rischia di trasformarsi nell’ennesima opera di speculazione edilizia su cui grava l’ombra della criminalità organizzata”.
Questi i contenuti dell’interrogazione.
“Il piano urbanistico attuativo (PUA) Catania sud nasce quale proseguimento del patto territoriale Catania sud promosso dal Comune nel 1996 e successivamente approvato, con delibera n. 30 del 16 settembre 1999, dal Consiglio comunale di Catania durante l’amministrazione del sindaco Enzo Bianco, con il fine di valorizzare una vasta area rurale in accordo con un patto territoriale approvato dalla Commissione europea, i cui primi interventi hanno interessato la zona del centro storico ed in particolar modo il litorale della “Plaja”, realizzando da principio 3 strutture ricettive e un “palazzo del ghiaccio”. Nella delibera, si richiedeva, altresì, la riperimetrazione dell’oasi del Simeto, decretata dall’assessore regionale per il territorio e l’ambiente, Bartolo Pellegrino, in data 13 marzo 2002, prima delle sue vicissitudini giudiziarie, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 24 maggio 2002;
successivamente, alla fine del 2002, veniva predisposta dall’allora amministrazione Umberto Scapagnini (ove figurava in qualità di vice sindaco Raffaele Lombardo) la variante al piano regolatore regionale per il PUA di Catania, in attuazione di quanto ai sensi del patto territoriale per l’occupazione Catania sud, ed approvata dalla Regione il 7 giugno 2005;
si apprende da notizie di stampa pubblicate su “livesicilia” in data 11 ottobre 2014 che ad aggiudicarsi la realizzazione del PUA è stata la società Stella Polare, peraltro l’unica a presentarsi; tuttavia, il progetto proposto eccedeva la cubatura di cementificazione prevista, rendendo necessaria la presentazione di un nuovo progetto; eventualità che veniva aggirata nell’aprile 2013 (in piena campagna elettorale), grazie ad un ultimo atto del Consiglio comunale uscente, giustificato con l’esigenza dell’ENAV SpA di apporre una serie di modifiche stante la vicinanza con l’aeroporto “Fontanarossa”, che decretava l’accorpamento di una serie di comparti, privilegiando, in questo modo, la proposta cementificatrice di Stella Polare;
dall’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Catania dal comitato “NoPUA” si evince che il 26 novembre 2013, la nuova amministrazione Bianco, presentando con un maxi emendamento in consiglio le controdeduzioni alle opposizioni di Legambiente e comitato “NoPUA” approvava definitivamente il PUA ed il progetto Stella Polare, che nello specifico prevedeva: un’area espositiva, un acquario, un centro congressuale da 11.860 metri quadrati, un centro commerciale, un centro fitness, un polo dedicato all’intrattenimento con pista go-kart, laser game e bowling, punti di ristoro, un cinema multisala da oltre 2.000 posti, un’intera area riservata a strutture ricettive nonché strade, parcheggi multipiano e altro;
contro tale cementificazione massiccia si è espresso anche il consiglio regionale urbanistica (CRU) con voto n. 199 nell’adunanza del 10 settembre 2014, presentando un parere che il Consiglio comunale, espressamente ed eccezionalmente riunito in data 10 dicembre 2014, tendeva a smorzare, in particolare affievolendo le prescrizioni attinenti al valore altamente speculativo del piano presentato, respingendo eventuali ed ulteriori modifiche e, ancora più nello specifico, blindando, di fatto, il “comparto U”, in cui ricadono gran parte dei terreni di proprietà di Mario Ciancio, noto imprenditore siciliano, nonché proprietario di una cospicua parte dei terreni ove è prevista la realizzazione del PUA, sempre più prossima grazie anche alla recente approvazione del decreto di variazione del piano regolatore generale da parte del dirigente generale della Regione, Salvatore Giglione, nell’aprile 2015;
considerato che, per quanto risulta:
a parere degli interroganti, i fatti delineano il contesto entro il quale si sono verificati avvenimenti che ruotano intorno alle dinamiche del PUA;
si apprende da notizie riportate dal quotidiano “Meridionews” del 12 novembre 2015 di un’intercettazione emersa durante l’udienza preliminare a carico di Mario Ciancio, nella quale si discuteva di un centro polifunzionale da realizzarsi presso la “Plaja” di Catania: la telefonata intercettata tra l’imprenditore Mario Ciancio e l’attuale sindaco di Catania, Enzo Bianco risalirebbe al 18 aprile 2013, ossia il giorno immediatamente successivo al Consiglio comunale nel quale venivano adottate nuove misure relative al PUA; in particolare, il sindaco rassicurava il suo interlocutore sul buon andamento dell’evento del giorno addietro. Il sistematico interesse di Mario Ciancio per le sorti dei terreni di sua proprietà trova riscontro anche nella sentenza di condanna depositata recentemente a carico dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo;
nella sentenza, infatti, si fa riferimento ad una serie di varianti urbanistiche riferibili a terreni riconducibili all’imprenditore Mario Ciancio, tendenzialmente a destinazione agricola o a scarsa edificabilità che, grazie a dette varianti, beneficiavano di un aumento più che considerevole del proprio valore;
in particolare, sempre dall’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Catania dal comitato “NoPUA” in data 11 ottobre 2014 si evince che nella sentenza si legge chiaramente come vi fosse un “modus operandi ampiamente collaudato”, mediante il quale Lombardo “suggeriva” l’acquisto all’imprenditore Mario Ciancio, oltre che a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso, “di aree a destinazione agricola di rilevante estensione, della successiva presentazione di progetti per la realizzazione di parchi commerciali e di zone residenziali e della contestuale approvazione delle necessarie varianti urbanistiche, con il conseguente, esponenziale incremento del valore di mercato dei terreni acquistati”. Riscontrandosi, quindi, un costante “interessamento del Lombardo alle vicende imprenditoriali del Ciancio”, riproponendo il modello operativo anche per le “strutture polifunzionali nella zona della Plaja ad opera della società Stella Polare s.r.l. riconducibile all’imprenditore Bissoli (con la compartecipazione di Mariano Incarbone), progettazione per la quale era stato predisposto ed approvato nel 2002, quando l’imputato (Raffaele Lombardo) svolgeva le funzioni di vice-sindaco (rectius di co-sindaco, come dallo stesso affermato) del Comune di Catania, il relativo Piano Urbanistico Attuativo (P.U.A.) con le connesse varianti urbanistiche, progettazione infine da realizzarsi ancora una volta su terreni del Ciancio che originariamente avevano tutt’altra destinazione urbanistica. Per di più, nei cantieri avviati dal Ciancio, egli stesso si impegnava nei confronti del Lombardo affinché lavorassero imprenditori vicini a Cosa Nostra quali Basilotta ed Incarbone”;
a rafforzare ulteriormente il sospetto del coinvolgimento della criminalità organizzata nella realizzazione del PUA sarebbe anche il pentito Santo Lo Causa, il quale, nell’ambito del processo “Iblis” che lo vede coinvolto, avrebbe più volte ribadito l’interessamento della criminalità organizzata ad investire una notevole somma di denaro per l’edificazione di diverse strutture ricettive per mezzo di un imprenditore del Nord, facendo chiaro riferimento alla società Stella Polare, istituita nel 2005 con un capitale sociale di poco più di 10.000 euro, annoverava al momento della registrazione quali soci il veronese Renzo Bissoli e i catanesi Salvatore Modica e Francesco Strano, personaggi ampiamente noti alle forze dell’ordine;
da fonti di stampa dell’11 novembre 2015 (“Meridonews”) si apprende che Salvatore Modica sarebbe il cognato di Giovanni Parisi, già considerato dagli investigatori un esponente del clan mafioso dei Laudani; Francesco Strano figurerebbe invece in diverse società, tra cui “Futuria Costruzioni Srl”, costituita dalla moglie di Francesco Guardo (detto “Franco u longu”) e madre di Michele Guardo (entrambi ritenuti affiliati alla Cosa nostra catanese e arrestati l’ultima volta nel 2014 nel blitz antimafia “Caronte”); infine, l’unico socio non siciliano, ma comunque da anni residente nel catanese, Renzo Bissoli, ha riportato già una condanna in primo grado a 7 anni per bancarotta fraudolenta, nonché come ricostruito dalla sentenza di condanna in primo grado per concorso esterno mafioso dell’ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, per via della frequentazione con Mariano Incarbone, imprenditore autonomista già condannato in appello a 5 anni per associazione mafiosa;
nonostante l’estromissione dei catanesi nel 2008 dall’assetto societario, con la cessione delle quote in capo al solo Bissoli, rimangono tuttora, a parere degli interroganti, ragionevoli dubbi circa la trasparenza della società Stella Polare, in particolare per quanto attiene al reperimento dei capitali da impiegare per la realizzazione delle strutture, ad ora genericamente indicati come provenienti da fondi esteri;
peraltro occorre, a parere degli interroganti, sottolineare come il progetto della società Stella Polare, oltre a prevedere la realizzazione di strutture incompatibili tra loro, si caratterizzerebbe per un devastante impatto ambientale, in una zona unica dal punto di vista paesaggistico, della flora e della fauna, fondamentale per l’ecosistema, come già denunciato da Legambiente. In aggiunta, l’area interessata dal progetto sorgerebbe in una zona già tutelata in quanto preoasi del Simeto, per la quale è stato aggirato il vincolo grazie ad una discussa riperimetrazione ad opera dell’assessore regionale Pellegrino nel 2002;
quest’ultimo non sarebbe l’unico abuso: sono stati difatti presentati diversi esposti, non solo per i fatti relativi al ruolo dell’imprenditore Mario Ciancio, ma anche e soprattutto per il presunto illecito che si sarebbe consumato presso il Consiglio comunale del dicembre 2014, con il quale, attraverso un dubbio colpo di mano, sarebbero state disattese le prescrizioni indicate dal consiglio regionale urbanistica;
infine, ferma restando l’inosservanza dei vincoli previsti per la presenza di edifici di interesse storico, mancherebbero anche lo studio geologico come quello agricolo-forestale aggiornato in una zona considerata a rischio esondazione, sismico, nonché di liquefazione delle sabbie;
considerato inoltre che, a quanto risulta:
dalle ultime vicissitudini giudiziarie emerge una nuova richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’imprenditore Ciancio; come riportato dal quotidiano “Meridionews” dell’8 febbraio 2017, i magistrati della Procura di Catania accusano l’editore di aver favorito, pur non essendone ritualmente un affiliato, la famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. Questione di rilevanza durante la requisitoria è, ancora una volta, il PUA. Il pubblico ministero Fanara, secondo il quotidiano, ha spiegato come “del PUA si decideva non al comune ma negli uffici di Ciancio “;
il tutto per la realizzazione di un piano apparentemente nato per valorizzare la zona della “Plaja” di Catania, ma che invece rischia sempre più di trasformarsi nell’ennesima opera di speculazione edilizia su cui grava l’ombra della criminalità organizzata,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo, nell’ambito delle proprie competenze, intendano attivarsi, affinché venga inviata una commissione di accesso per appurare innanzitutto la correttezza di tutte le procedure amministrative seguite nel macchinoso iter che ha contraddistinto l’approvazione definitiva del PUA, nonché per verificare l’esistenza di infiltrazioni o il diretto coinvolgimento a vari livelli della criminalità organizzata nell’ambito del PUA Catania sud”.
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