Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto questo contributo sul dibattito relativo al Piano regolatore di Belpasso da parte di Vito Sapienza, direttore responsabile del periodico “Alta Frequenza”, che volentieri pubblichiamo.

__

Belpasso, 18.09.2015

Lo scorso 15 settembre ho cominciato a leggere le linee guida che il Consiglio Comunale si accinge a discutere in una delle prossime sedute programmate all’interno dell’Iter relativo alla revisione del PRG, quella revisione che, sebbene avversata da una minoranza costituita da affaristi (che uscirebbero danneggiati dall’impostazione che si vorrebbe dare al Piano) e da ciarlatani (che sarebbero stati spiazzati dalla struttura che si vorrebbe costruire), viene attesa da parte della stragrande maggioranza che, ci piace ribadirlo, – oltre che da Architetti, Ingegneri, Geometri, Costruttori e Proprietari di terreni a vario titolo interessati – è costituita dalla Comunità in senso lato, rappresentata da tutti quei soggetti, in forma singola o organizzata nelle varie Associazioni e/o Categorie, interessati all’ andamento del processo del PRG perché da esso possono vedere influenzato negativamente o positivamente il proprio interesse.

Nell’apprendere che tali Direttive sarebbero state elaborate ascoltando le opinioni che si sono alternate nei diversi incontri che sarebbero stati organizzati dall’Amministrazione comunale e dall’Ufficio di Piano, se da un lato non posso non biasimare me stesso per la mia mancata partecipazione (qualora qualcuno di questi fosse stato rivolto ai cittadini comuni cui appartengo), dall’altro non posso non esprimere un timido rammarico per la mancata pubblicizzazione delle risultanze emerse in termini di esigenze, proposte ed idee.

Assodato che le Direttive generali sono solo il primo passo di un processo concertato, condiviso e programmato con tutti i referenti della collettività, non dispero che in futuro possa esserci un’informazione veramente diversa.

Cosa si potrebbe dire di un Piano che si prefigge la Tutela e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente (specie storico); la Tutela del tessuto agricolo; la Riqualificazione dei villaggi periurbani; il Potenziamento della mobilità? Poco o nulla, visto che si tratta di obiettivi assolutamente normali e per questo ineludibili (Esisterà un Piano che miri alla rovina del patrimonio edilizio esistente, alla distruzione del tessuto agricolo, all’abbandono dei villaggi periurbani, alla riduzione della mobilità ?).

Anche sulla dichiarata attenzione verso il tema del verde, delle infrastrutture, dei servizi e dei parcheggi c’ è poco o nulla da dire, visto che essa è coerente con la definizione di PRG. Certo, il rischio che rimanga solo a livello di intendimenti, deludendo così le grandi attese ad essa legate, c’è, se non altro perché, per concretizzarsi, essa ha bisogno di investimenti, di interventi sistematici e programmati e di iniziative idonee a superare discutibili situazioni venutesi a creare negli anni (Il riferimento è non solo alla edificazione selvaggia ed incontrollata, ma anche alla mancata attuazione della zona artigianale e della zona commerciale che, mantenendo le varie attività in pieno centro urbano, ha finito con l’amplificare ulteriormente il problema dei parcheggi e della viabilità.

Lodevole che si parli di scacchiera, ma non si capisce se essa verrà confinata all’interno di un contesto ristretto, quale testimonianza di ordine puro di rigore e riconoscibilità, o se verrà estesa il più possibile fino ad imporla nelle zone individuate per la nuova espansione.

Senza volere mettere in dubbio la sincerità delle intenzioni, non può non destare qualche preoccupazione la capacità di investimento alla quale dovrebbero seguire la gran parte degli interventi per la individuazione di quegli spazi che dovrebbero consentire la realizzazione di servizi a sostegno della collettività. L’ ingente patrimonio edilizio costituito da unità immobiliari mai ultimate poste su sopraelevazioni non sempre ossequiose delle normative in vigore e di quello costituito da immobili in condizioni fatiscenti o in pessime condizioni di mantenimento, per il quale si annuncia un attento esame, può essere un chiaro esempio. Infatti, anche in questo caso dalla capacità di investimento potrebbero derivare soluzioni utili a rilanciare l’immagine di un paese che ha velleità turistiche e di un’Amministrazione attenta al miglioramento delle condizioni paesaggistiche.

Qualcosa in più, invece, si dovrebbe dire circa la stima del fabbisogno abitativo, che si intende collegare ai numerosi alloggi presenti e non occupati: molto utile ed opportuna, essa deve avere chiare le finalità e deve essere il punto fermo di un modus operandi e non la giustificazione per eventuali “spostamenti” extra moenia, o ad moenia.

Leggendo quanto ho appena scritto, non mancheranno coloro che penseranno a qualcosa di assimilabile alla cosiddetta aria fritta. Molti, quelli che alla poesia preferiscono la prosa, noteranno la carenza di suggerimenti e di idee concrete. Quale apporto potrebbe venire fuori, tanto per fare qualche esempio, se proponessi di incrementare gli impianti sportivi fermi al glorioso San Gaetano o ai campetti di c.da Timpa Magna o di aggiungere al Teatro Comunale, da anni sottoposto ad una pressione asfissiante, ulteriori strutture per la fruizione culturale? Né penso che si possano considerare originali la proposta di una circumvallazione nel lato ovest o quella di strade che colleghino i villaggi tra di loro e con il centro storico.

Siamo solo all’inizio e, se veramente si intraprenderà un percorso di ascolto generalizzato, capillare e sistematico, non mancherà l’occasione per una partecipazione più attiva.

Eviterei per il momento qualsiasi trionfalismo, rimandandolo semmai alla fine del processo ed in presenza di esiti davvero rivoluzionari, visto che (anche questo lo si consideri solo un esempio) difficilmente si arriverà, per ricavare spazi da destinare alla fruizione pubblica, alla demolizione di fabbricati o quartieri abusivi (se ce ne sono) o, per esaltare la funzione del paesaggio, di quei capannoni che ad un accertamento dovessero risultare utilizzati per una destinazione non conforme a quella per cui sono stati autorizzati.

Eviterei anche eccessi di permalosità, se è vero che nessuno si può aprioristicamente considerare detentore della verità.

9^ puntata. Continua.