È duro l’avvocato Giambattista Spampinato, ex sindaco e presidente dell’associazione forense di Belpasso, sul metodo usato dal sindaco Carlo Caputo in merito alla scelta del progettista che dovrà redigere il nuovo Piano regolatore.

“Dopo le dimissioni dell’ex sindaco Alfio Papale (2012) – dice Spampinato – la Regione siciliana nomina come commissario del Comune di Belpasso il dott. Angelo Sajeva, il quale istituisce un bando pubblico per l’affidamento del nuovo Piano regolatore generale, allora scaduto da nove anni. Bando che si aggiudica uno degli urbanisti più prestigiosi d’Italia, l’architetto Leonardo Urbani, docente dell’Università di Palermo. Il nuovo sindaco Carlo Caputo, subito dopo il suo insediamento, revoca l’incarico a Urbani e lo conferisce all’Ufficio tecnico comunale, con la supervisione di un ingegnere scelto dallo stesso Caputo”.

E allora?

“A mio avviso il sindaco si è assunto una grave responsabilità, nel senso che ha voluto ricondurre la gestione del Piano alla sua Amministrazione tramite l’Ufficio tecnico. Vedremo in seguito se ha fatto bene o male a revocare l’incarico a un professionista esterno, che non avendo alcun collegamento con Belpasso, era, secondo me, estraneo a determinate problematiche relative a questo comune”.

Problematiche?

“La gestione del Piano regolatore generale comporta una serie di interessi di natura particolare. Non lo scopro ora. Ma è chiaro che l’Ufficio tecnico, essendo una emanazione dell’Amministrazione comunale, e quindi del sindaco, risente delle direttive della stessa”.

Entriamo nel merito del nuovo Prg. Come lo vedrebbe?

“Ritengo che si debba prestare un’attenzione particolare alla zona storica (o zona A), anche se è vero che di storico, Belpasso, non ha molto, se si eccettuano alcuni palazzi antichi. Secondo un’interpretazione che i vari Consigli comunali hanno sempre dato della zona storica, bisogna salvaguardare soprattutto i palazzi architettonicamente pregiati, delimitando quel nucleo storico che va dalla Seconda Retta Levante alla Seconda Retta Ponente. Dovrebbe partire un’operazione di recupero del centro storico, recuperando gli edifici esistenti senza ulteriori edificazioni. Consentirei l’edificazione nelle zone di espansione, ma con dei criteri rigorosi e razionali: la ‘scacchiera’ dovrebbe chiudersi nella circonvallazione, che dovrebbe essere completata anche nel lato di ponente”.

E le frazioni?

“Non consentirei ulteriori edificazioni: creerei collegamenti efficienti fra il centro e le periferie”.

Le zone agricole?

“Non permetterei la realizzazione di insediamenti produttivi in quelle aree. L’art. 22 della legge 71 del 1978 si è prestata ad una falsa interpretazione: anziché realizzare capannoni per lo sfruttamento dei prodotti agricoli, sono sorte costruzioni mostruose che nulla hanno a che vedere con la legge”.

4^ puntata. Continua