Una lettera anonima per dirgli che non deve più occuparsi del Piano regolatore e degli scempi edilizi che stanno devastando i luoghi più belli di Siracusa, dal porto antico al fiume Ciane, dalla zona archeologica alla riserva naturalistica del Plemmirio, fino alla zona costiera della “Pillirina”. Una lettera anonima per intimare a Salvatore Maiorca – 72 anni, giornalista della redazione siracusana del quotidiano “La Sicilia” – di non fare più il suo dovere. “Chi ti paga?”, insinua l’anonimo. “Anche altri pagano”, aggiunge con tono sibillino. E poi: “La devi smettere di occuparti della Pillirina, dei porti e dei villaggi turistici, sono opere che si devono fare”. E siccome “si devono fare”, il consiglio è di non ficcare il naso in cose del genere. Nella stessa missiva l’anonimo minaccia anche il presidente del WWF di Siracusa, Giuseppe Patti (“Faremo prendere un bello spavento anche a lui”), da anni impegnato a fondo a difendere una città che, per le sue straordinarie testimonianze storico-naturalistiche, è stata definita nell’85 dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. “Ho portato la lettera alla Digos e ho fatto la mia denuncia”, dice Maiorca. “Sia la Digos che il prefetto mi hanno assicurato il loro sostegno”. Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica hanno deciso delle misure di tutela per il giornalista: una vigilanza “soft” davanti casa e alla sede del giornale. “Non è la prima minaccia che ricevo. Quando alcuni anni fa mi occupai di un argomento apparentemente banale come la pulizia dei treni, ricevetti una telefonata anonima: qualcuno mi disse che avrei fatto meglio a non parlarne più. Poi mi fu detto che c’erano delle infiltrazioni mafiose anche in quell’appalto”. Ma questa è un’altra storia. Torniamo all’oggi.

“Tutto inizia tre anni fa, quando entra in vigore il Piano regolatore”, spiega Maiorca. “Da quel momento si sono cominciate a vedere le storture di uno strumento urbanistico che prevede una cementificazione indiscriminata nelle zone più significative e importanti della città”. Cemento in prossimità delle Mura dionigiane, cemento nella zona del fiume Ciane (dove anticamente si coltivava il papiro), cemento in un luogo suggestivo come la “Pillirina”, cemento e interramento del mare prospiciente il porto antico che nel 415 avanti Cristo fu teatro della battaglia navale fra ateniesi e siracusani. Secondo autorevoli studiosi, proprio in quel tratto di mare potrebbero esserci le testimonianze di quella battaglia.

“Il fatto singolare”, aggiunge il cronista de “La Sicilia”, “è che tutto questo viene scambiato come volano dello sviluppo e del progresso”.

Le minacce a Salvatore Maiorca arrivano in un momento in cui nella città siciliana è in atto una durissima battaglia che vede da una parte i Signori del cemento, e dall’altra le associazioni di Società civile (tra cui il WWF e Italia nostra) spalleggiate da numerosi cittadini con in testa l’ex campione del mondo di sub Enzo Maiorca. Una situazione che il giornalista ha raccontato puntualmente attraverso la consultazione delle carte del Piano regolatore e le interviste a rappresentanti del mondo della politica (sia di centrodestra che di centrosinistra), delle istituzioni, dell’ambientalismo. È uscito fuori un quadro in cui, spiega lui stesso, “opera un sottobosco di piccoli e grandi speculatori”, in un contesto territoriale che da alcuni anni è in mano a certe organizzazioni”. Organizzazioni in collegamento con i Colletti bianchi? “Non posso affermarlo con certezza, ma ci sono elementi che fanno ritenere di sì”. Chi sono i Grandi signori del cemento, quelli interessati a questo genere di speculazioni? “Il Piano regolatore è stato approvato ai tempi del sindaco Giovambattista Bufardeci (assessore alle Risorse agricole fino allo scorso ottobre della Giunta regionale guidata da Raffaele Lombardo, n.d.r.), il quale sostiene che per fare turismo e creare sviluppo, la strada della cementificazione è quella giusta”. Un modo per dire che molte responsabilità dello scempio – come sostengono alcuni autorevoli personaggi della città, a cominciare proprio dall’ex recordman Enzo Maiorca – sono attribuibili all’ex primo cittadino e alla maggioranza di centrodestra che lo sosteneva.

Basta leggere alcuni articoli firmati dal cronista de “La Sicilia” per capire qual è la posta in palio. In una intervista con l’onorevole Nino Consiglio (Pd), ex deputato all’Assemblea regionale siciliana, Maiorca denuncia: “Sia nella costa che nell’entroterra sono aggredite le aree più sensibili della città.
Si moltiplicano i porti turistici: non solo quello in fase di realizzazione da parte dei Caltagirone, ma anche quello proposto dalla società Spero, e quello proposto dalla Port royal”. Quindi una rivelazione: “Una società con dieci mila euro di capitale pare abbia acquistato terreni alla Maddalena (286 ettari) per la realizzazione del villaggio turistico della Pillirina tra Punta della Mola e Punta Tavola, con la conseguenza di distruggere una delle più belle zone naturalistiche della nostra costa”. Poi l’affondo: “Parlare di un nuovo ‘sacco della città’ non è improprio e non è una forzatura polemica. La città è preda di manovre speculative destinate a travolgerne storia, cultura e ambiente. Siamo ancora in tempo per evitare guasti peggiori. Basta solo che la politica, quella seria, decida di combattere l’ignoranza e l’affarismo, che assieme formano una miscela esplosiva”.

 

 

 

 

 

 

Salvatore Maiorca, 72 anni, responsabile del settore politico, economico e sindacale della redazione siracusana del quotidiano “La Sicilia” dal 1978.

Puoi parlare delle minacce che ti sono arrivate? Cosa è successo?

“Nella buca della redazione ho trovato una lettera in busta chiusa col timbro postale di Catania e dentro poche righe di minacce: ‘La devi smettere di occuparti della Pillirina e dei porti turistici, che tanto sono cose che si devono fare. Chi ti paga? Anche gli altri pagano. E poi deve stare attento anche quel Giuseppe Patti (presidente del WWF Siracusa, n.d.r.) perché gli faremo prendere un bello spavento’. Ovviamente nessuna firma.

 

Ho portato la lettera alla Digos, ho fatto la mia denuncia, e anche Patti ha fatto la sua. Sia la Digos che il prefetto mi hanno assicurato il loro sostegno: ieri ne hanno parlato in Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e hanno deciso delle misure di tutela cautelative e poi si vedrà. Intanto si continua a lavorare. Non è per questo che si cambia indirizzo”.

È la prima volta che ricevi delle minacce?

“No. Ma da un bel po’ non ne ricevevo. Circa dieci anni fa mi accadde per la questione delle pulizie dei treni, già da allora carenti. In una telefonata anonima qualcuno mi disse che avrei fatto meglio a non occuparmene più. Poi mi fu detto che c’erano delle infiltrazioni mafiose per gli appalti nel servizio”.

Adesso ti sei occupato della vicenda della cementificazione di Siracusa.

“Del Prg, i porti turistici, questa località costiera che si chiama Pillirina sulla quale c’è un progetto di villaggio turistico contestato. Tra l’altro non è che abbia agito lancia in resta: ho dato spazio a tesi e contro tesi, dicendo la mia in qualche pezzo di commento e di analisi, certo non favorevolmente, però se non si può fare nemmeno questo…”.

Cosa sta succedendo a Siracusa?

“Da una parte una caduta di legalità, dall’altra una caduta culturale di impegno politico, un arrembaggio senza alcuna preparazione. In poche parole: una caduta di civiltà”.

Puoi raccontare la vicenda di queste speculazioni legate al Piano regolatore?

“La vicenda nasce con l’ultimo Piano regolatore entrato in vigore tre anni fa. Era passato con l’approvazione del Consiglio comunale e della Regione. Da quel momento si sono cominciate a vedere le storture che ne sono derivate, storture che qualcuno chiama opere di sviluppo. Edificazione nella zona delle Mura dionigiane, porti turistici, questa storia della Pillirina, insomma cemento dappertutto. Ora, io non sono contrario alla costruzione dei porti turistici, ma bisogna vedere come si fanno, quanto mare si interra, quanto cemento si usa. Qui si è preso questo andazzo: prima nascono gli strumenti urbanistici approvati regolarmente, poi quando si comincia a vedere cosa nasce ci sono le reazioni, ed è ovvio che dall’altra parte ci siano le contro reazioni, e allora succede quel che succede.

 

E poi c’è il sottobosco dei piccoli e grandi speculatori, il sottobosco che si infoltisce quando ci sono queste circostanze. E Siracusa che era definita provincia babba, dove non accadeva mai niente, oggi nonostante l’impegno delle forze dell’ordine (carenti di organico e di mezzi), è diventata una città in mano a certe organizzazioni”.

Qui però, da quanto si capisce, non si tratta di criminalità spicciola. Si tratta di interessi grossi.

“L’una e l’altra forma”.

C’è un collegamento fra entità, fra Colletti bianchi e malavita organizzata?

“Questo non posso affermarlo, però pare di sì”

Chi sono i Grandi signori del cemento, quelli interessati a questo genere di speculazioni?

“Il Piano regolatore è stato approvato con queste aperture ai tempi del sindaco Giovanbattista Bufardeci, il quale sostiene che questa è la strada giusta, che per fare turismo occorrono le strutture,

 

ovviamente ci sono le società operative che realizzano le opere, e quando le opere si vedono in corso di realizzazione si comincia a dire: Oddio ma questa cosa… E lì poi esplodono le tensioni”.

 

C’è un grosso movimento a Siracusa, associazioni (tra cui il WWF e Italia nostra), l’ex campione di sub Enzo Maiorca, la figlia Patrizia, impegnato ad evitare la devastazione prevista dal Piano regolatore.

“Infatti la lettera era destinata a me, ma coinvolge il presidente del WWF di Siracusa”.

Quando il Prg era ancora in discussione queste associazioni non intervennero?

“Ci fu soltanto qualche protesta da parte di qualcuno che si era preso la briga di andarlo a vedere nei particolari, ma fu un fuoco di paglia”.

Quindi le cose si stanno intensificando adesso che siamo di fronte al fatto compiuto.

“Adesso che si comincia a vedere, adesso è molto più difficile contrastare tutto”.

Le tue battaglie quando iniziano?

“Sono anni ormai. Queste questioni sono recenti. Prima c’è stata la storia del rigassificatore, l’impianto che si deve fare nella zona industriale, ma che da sei anni si aspetta l’approvazione. Ora, per carità non è che la Regione è obbligata a dire sì. La Regione può dire sì o no, ma non può lasciar passare sei anni per dire né sì né no. Dopo sei anni un progetto finisce fuori mercato. La zona industriale si è dimezzata e continua a subire emorragie di occupazione con una disoccupazione che cresce a dismisura”.

Da quanto ti occupi di speculazioni edilizie e di Piano regolatore?

“Un paio di anni”.

Hai ricevuto solidarietà per queste minacce?

“Sì, tante, da parte del mondo istituzionale, giornalistico, politico, imprenditoriale, sindacale e dell’associazionismo. Mi è arrivata una lettera di solidarietà perfino dalla società che sta eseguendo i lavori del secondo porto turistico”.

Un giornale tradizionalmente conservatore come “La Sicilia” ti ha lasciato scrivere liberamente o hai avuto qualche problema?

“Sempre ho scritto liberamente”.

Hai ricevuto la solidarietà anche dell’editore-direttore Mario Ciancio?

“E’ stato il primo”.

Hai paura?

“Paura no. Cautela sì. Ho un figlio di 42 anni che vive a Milano. Sì, cautela è la parola giusta”.