Un mistero lungo duemilacinquecento anni che si svolge nel triangolo Sicilia, Calabria e Stati Uniti. È il mistero dei bronzi di Riace ritrovati al largo della costa calabrese nel 1972. Secondo la ricostruzione certosina e scientifica dello studioso Anselmo Madeddu (autore del libro “Il mistero dei guerrieri di Riace. L’ipotesi siciliana”, edito da Algra, e presentato al Circolo Operaio di Bronte nell’ambito della Rassegna letteraria “Conversando al Circolo”), collaborato da una equipe di docenti di diverse Università italiane, le famose sculture furono realizzate a Siracusa nel V Secolo avanti Cristo, probabilmente da Pitagora, per celebrare la grande vittoria dei Siracusani capeggiati dal tiranno Gelone sui Cartaginesi di Amilcare presso Himera (l’odierna Termini Imerese), una battaglia raccontata da Erodoto, che valse la realizzazione di tre maestosi bronzi in cui campeggiava imperioso, al centro, il sovrano assoluto di Siracusa affiancato dal fratello Ierone e da un altro guerriero.

Lo studioso Anselmo Madeddu, autore del libro, e la copertina del volume edito da Algra. Sopra: i bronzi di Riace

Esposti per due secoli nella parte più importante della città siciliana (allora la più potente della Magna Grecia), le opere, due secoli dopo, furono trafugate dall’esercito romano, nel corso della conquista di Siracusa, e trasportate da una nave alla volta di Roma. Un naufragio verificatosi dopo pochi chilometri, al largo di Brucoli, a circa 70 metri di profondità, ne interruppe il cammino e fino al 1969 rimasero lì.

Furono le archeo mafie, preoccupate per il “movimento” che si stava creando attorno alle statue, a trasportarle con un peschereccio fino alla meno “trafficata” Riace, nelle coste calabresi, dove per una serie di coincidenze, furono ritrovate dai sommozzatori e portate alla luce. Una di queste, però – secondo Madeddu –, auspice un potentissimo “colletto bianco” che faceva da trait d’union fra l’alta politica e la ‘ndrangheta calabrese dei Piromalli, era già stata pescata e rivenduta agli americani del museo Getty di Los Angeles. Fortunatamente le altre due furono salvate, purtroppo senza le lance e gli scudi di cui in origine erano dotate.

Il pubblico che assiste alla presentazione del libro all’interno del Circolo Operaio di Bronte (Catania)

Attraverso uno studio sulle argille interne e sul materiale esterno è stato possibile ricostruire l’origine siracusana dei Bronzi e le vicissitudini che per due millenni e mezzo questi hanno vissuto in fondo al mare.

Questo, in sintesi, il contenuto del libro presentato al Circolo Operaio di Bronte ed organizzato da L’Informazione (con il Patrocinio del Comune) nel giorno dell’inaugurazione della Sagra del pistacchio.

Il presidente del Circolo Operaio di Bronte, Giuseppe Di Mulo, durante saluti 

Dopo i saluti del presidente del sodalizio Giuseppe Di Mulo, il giornalista Luciano Mirone, direttore de L’Informazione, ha conversato con lo scrittore che ha parlato, fra l’altro, degli attacchi del mondo accademico nei confronti di questi nuovi studi: “Ci sono esponenti di quel mondo – afferma Madeddu – ancorati a un vecchio sistema che si basa su una concezione empirica dell’archeologia. Credo invece che bisogna approfondire gli studi secondo criteri scientifici che tengano conto di tanti fattori: le fonti storiche, le analisi del materiale interno ed esterno alle statue, il collegamento con i fondali marini nei quali esse sono state depositate per millenni, la struttura geomorfologica della costa di Riace e di Brucoli, il moto ondoso degli ultimi due millenni, le testimonianze orali che parlano, in modo univoco, del trasporto dei bronzi prima nella costa siracusana e poi in quella calabrese”.

Oltre un’ora di presentazione nella quale Madeddu ha trattenuto il pubblico con le sue tesi affascinanti che stanno portando molto lontano: basta vedere, per fare un esempio, l’inchiesta di un’ora di Rai 1 tratta da questo volume.

Prossimo libro della Rassegna: “Sogni di zenzero” (Slow Food editore) della giornalista di Rai3 Sicilia, Lidia Tilotta, che sarà presentato Sabato 18 Ottobre 2025, alle 17,30, sempre al Circolo Operaio della cittadina etnea.

Redazione