Cari attivisti della Global Sumud Flotilla, mi sarebbe piaciuto condividere con voi questa missione umanitaria, ma nessuno può impedirmi di sognare e di raccontare questo sogno. La missione che avete deciso di intraprendere – rompere l’assedio e portare tonnellate di cibo, di acqua e di medicine alla popolazione di Gaza martoriata dall’esercito israeliano attraverso una flotta di 50 navi composta da 500 persone di 44 Paesi – fa comprendere che esiste un mondo possibile, quello delle persone che lottano ogni giorno per un futuro migliore.
Molti anni fa un mio maestro di vita e di giornalismo, Giuseppe Fava, diceva più o meno le stesse cose: “A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare”. Lo censurarono per sempre con quattro pallottole calibro 7,65 in una fredda notte di gennaio del 1984. Non per viltà, ma per paura.
La stessa paura che induce oggi certi giornali e telegiornali a non far vedere nella loro interezza (l’altro giorno, per esempio, un’agenzia giornalistica importante ha scritto che il corteo di Catania per sostenere la Global Sumud Flottilla era formato da un migliaio di persone. Erano molte di più: chiaro il tentativo di ridimensionare la portata dell’evento), magari raccontando le vostre storie, il vostro impegno, i vostri ideali, i motivi che vi hanno spinti ad imbarcarvi per Gaza.

Una delle recenti manifestazioni svoltesi a Catania per chiedere libertà nella Striscia di Gaza e per sostenere la missione umanitaria della Glogal Sumud Flotilla. Sopra: una imbarcazione della Global Sumud Flotilla
È la paura che questo impegno possa trasformarsi in progetto politico, e che questo progetto politico possa sovvertire un modello economico basato sulle guerre, sul petrolio, sulla corruzione e sulle mafie a indurre il potere a comportarsi così. Nel corteo contro il Ponte sullo Stretto di Messina, svoltosi poche settimane fa, i cori non erano soltanto contro la mega opera: Si scandiva “free Palestina”, “vogliamo un mondo pulito dalle mafie e dal petrolio”, “non più guerre”, “no al cemento”.
Tutto questo viene tenuto insieme dalla concezione di un nuovo modello di sviluppo basato sul buon governo, sulla pace, sul rispetto dell’ambiente e del creato, sull’etica, sulla distribuzione della ricchezza, sulla felicità dei valori e sull’infelicità della ricerca del profitto a tutti i costi.
Basta leggere le dichiarazioni di certa politica per comprendere come si stia tentando di trasformare una missione nobile come questa in un volgare tentativo di demonizzazione e di mistificazione: viene detto che quelle navi nascondono dei terroristi, che quelle navi sono strumentalizzate politicamente, che quelle navi fiancheggiano Hamas.
Si lanciano dei sospetti, ma non si va oltre. E allora si facciano i nomi dei terroristi, degli “strumentalizzatori” politici, dei fiancheggiatori di Hamas, in modo che ognuno possa farsi un’idea ed eventualmente prendere le distanze dalla “Global”. Se questo non succede, nessuno ci può impedire di pensare che queste accuse celino il tentativo di difendere i massacri di Netanyahu.
Cari attivisti della Global Sumud Flotilla, sono con voi con la mente e col cuore e lo sarò ancor di più nel momento in cui le vostre navi salperanno dai porti spagnoli, italiani, tunisini e greci e a un certo punto si riuniranno nella più grande missione civile mai tentata per rompere l’assedio di Gaza.
Mentre la flotta solcherà il Mediterraneo, io sarò idealmente su una di queste navi e guarderò la spuma bianca che fenderà il blu sterminato del mare, e vedrò le altre quarantanove imbarcazioni attorno a me e sentirò dentro di me il coraggio e la fierezza dei partigiani che tanti anni fa andarono sulle montagne per difendere la libertà.
Man mano vedrò la mia Sicilia allontanarsi e vedrò una luce sempre più abbagliante avviluppare lo spazio e milioni di goccioline nebulizzate dal vento sollevarsi verso il cielo e quando vedrò la mia terra diventare un puntino in quella sterminata pianura di acqua, forse sarò preso da un fremito di emozione, perché soltanto allora avrò contezza di quello che sta succedendo, e al tempo stesso verrò preso dallo smarrimento per l’incertezza del futuro.

La carta geografica del Bacino del Mediterraneo
Costeggeremo la Libia da un lato e la Grecia dall’altro, mentre i delfini ci guizzeranno attorno, la costa del Peloponneso e le tantissime isole che attorniano quelle terre, e penserò che da quello specchio d’acqua, migliaia di anni fa, partirono interi popoli non solo per fare le guerre, ma per realizzare teatri, templi, opere d’arte, biblioteche in altre terre.
Passeremo da Creta, da Rodi e da Alessandria d’Egitto. Guarderò le stelle nelle caldi notti di settembre e parlerò con loro e mi sembrerà di tornare bambino, quando dal balcone si parlava di stelle e nell’aria serena del dopoguerra si sentiva una meravigliosa sensazione di pace.
Vedremo da lontano la Turchia e da vicino Cipro, e poi la Siria, il Libano e finalmente Israele. Sarà in quel momento che penserò ai luoghi di Nostro Signore, e ricorderò con pena e orrore quel popolo trafitto nel corso dei secoli, a quei sei milioni di ebrei sterminati da Hitler.

La carta geografica che fa vedere nel dettaglio e (in giallo) la Striscia di Gaza che si affaccia sul mare e confina con Israele e con l’Egitto
Poi le navi si avvicineranno ad un luogo tetro (quello segnato in giallo nella cartina geografica, assieme alla Cisgiordania) che si trova al confine con l’Egitto: la striscia di Gaza. E qui non so cosa succederà. Non so se il governo israeliano utilizzerà qualsiasi pretesto per evitare che le navi entrino nel porto: il premier Netanyahu e i suoi ministri dichiarano che le persone dei quarantaquattro Paesi che saranno trovate a bordo saranno trattate alla stregua dei terroristi. La stessa Unione europea afferma che la missione della Global Sumud Flotilla rischia di essere controproducente e di creare altre atrocità. Ieri, intanto, un drone israeliano ha colpito una nave della “Global”.
Vista la recente irruzione (eravamo alla fine di luglio) dell’esercito israeliano a bordo di altre due singole imbarcazioni (la Handala Freedom Flotilla, e, venti giorni prima, la nave gemella Medlen), non sappiamo come finirà.
Adesso però è diverso. Si parla di un controllo della “Global” con i droni e con tanti altri mezzi provenienti dal cielo e dall’acqua. Nei giorni scorsi un paio di aerei israeliani hanno fatto scalo all’aeroporto militare degli Usa situato a Sigonella, in Sicilia, e sono ripartiti tre ore dopo. Il leader di Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli, ha chiesto spiegazioni al governo italiano, collegando la presenza dei velivoli con la prossima partenza della Global Sumud Flotilla. Il governo italiano ha parlato di un ordinario atterraggio.
La parola d’ordine, fra gli attivisti, è di non cedere ad alcuna “provocazione” dell’esercito israeliano. Addirittura i cinquecento partecipanti si sono sottoposti ad un corso: rispondere solo con non violenza e con la resistenza passiva.
Sì, adesso è diverso. Dopo l’uccisione. a Gaza, di oltre sessantatremila civili, fra cui ventimila bambini, e di un notevole numero di giornalisti che non possono e non devono documentare il genocidio, sarà difficile per Netanyahu fermare questa ondata di civiltà che si riverserà sulla Striscia. Stavolta sarà lì anche chi non ci sarà. Gli occhi del mondo saranno lì.
Luciano Mirone























Stavolta sarà difficile fermare quest’ondata di civiltà e umanità che procede inesorabile. Stavolta sarà difficile. Che possa ora avere inizio finalmente il nuovo corso della storia.
Sempre molto bravo.Ciao Luciano