Più che una foto è un messaggio. Ci riferiamo all’immagine che vedete in apertura – diffusa capillarmente dall’Amministrazione comunale agli organi di informazione e sui Social – che riguarda il Simposio sulle sculture in pietra lavica svoltosi nei giorni scorsi a Belpasso (Catania), e che raffigura il sindaco Carlo Caputo e l’onorevole Giuseppe Zitelli (Fratelli d’Italia) non certo sorridenti, ma comunque insieme. Una foto “istituzionale” dove le massime autorità locali sono state immortalate in una manifestazione pubblica. Ma quel che colpisce non è questo, quanto il fatto che il sindaco senta l’esigenza di diffonderla affinché tutti la vedano.
Il messaggio riguarda la rappacificazione (non sappiamo se vera o apparente), dopo la burrasca estiva che minacciava di travolgere sindaco, Giunta e Consiglio comunale attraverso una mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino ad opera dei consiglieri che fanno capo al deputato di FdI e dei sei consiglieri dell’opposizione. Tutti insieme, ad agosto, hanno messo in minoranza il sindaco sulle variazioni di bilancio, con un messaggio chiaro: fra ottobre e novembre vai a casa.
Questa foto ci dice – una nostra impressione, certo, che comunque abbiamo confrontato e verificato con più fonti – che l’annunciata (o meglio bisbigliata insistentemente, ma mai esplicitata) mozione di sfiducia non si farà.
Troppe situazioni in ballo: dai prossimi assessori da nominare al prossimo presidente del Consiglio comunale da eleggere (uno ogni due anni e mezzo, secondo il verbo caputiano), dal Piano urbanistico generale ai 33 milioni di Euro del Pnrr.
Sì, insomma, troppe situazioni in ballo per potersi permettere di vanificare l’idillio quasi quindicinale fra sindaco e onorevole.
Possibile che si possa annullare tutto per un colpo di testa estivo? Possibile!, esclamano all’interno del Palazzo. Un colpo di testa dovuto ad una “convergenza di interessi” da ricondurre a due soggetti politici e… mezzo.
Primo soggetto: lo stesso Zitelli (che probabilmente teme che Caputo possa candidarsi alle prossime elezioni regionali ed entrare in concorrenza con lui sbarrandogli la strada per Palazzo dei Normanni, una strada che il deputato percorre da due legislature).
Secondo soggetto: i sei consiglieri di opposizione (tutti di centrodestra, come Caputo e come la maggioranza che lo sostiene).
Terzo soggetto: un ex consigliere comunale che passa disinvoltamente da destra a sinistra e che combina “strategie”, come gli antichi speziali combinavano le erbe medicinali nel mortaio.
Par di vederli, con l’afa asfissiante di agosto, seduti attorno a un tavolo, pronti a infilzare il leader che fino ad alcuni anni fa nessuno di loro metteva in discussione.
Questa la dinamica dei fatti: intorno a giugno l’idillio entra in crisi, a luglio esplode, ad agosto vengono mandati i primi segnali di belligeranza che prevedono l’impallinamento proprio nel mese dei defunti e dei dolciumi: novembre.
Qualcuno azzardava: “Non arriverà a mangiare il panettone”. Qualche altro: “Non mangerà neanche le Ramette di Napoli”, dolci caratteristici catanesi che si producono nel periodo “dei morti”.
Arriva l’autunno. “Scura cchiù prestu” (cantava Battiato), nell’aria l’odore dei tarallucci appena sfornati e del mosto pronto a diventar vino. Un’atmosfera che contribuisce a sopire sospetti, rancori, delusioni e “strategie”.
Del resto da un decennio, a Belpasso, il Simposio della scultura in pietra lavica è un rito. Quest’anno il rito ha il sapore dolce e asprigno della tavola imbandita dai famosi biscotti rotondi accompagnati da un bel bicchiere di “nero” dell’Etna.
“Simposio” è una parola greca (“sympòsion”) e latina (“symposium”) che cade a fagiolo. Indica “la seconda parte di un banchetto destinato alla degustazione dei vini”.
Le “trame di Palazzo” ordite da qualche “faccendiere” locale (come ha scritto lo stesso sindaco qualche mese fa) sono solo un ricordo che si stempera nel Nerello mascalese che mette allegria e ci ricorda che “in vino veritas”, proverbio anch’esso dall’origine greca, ma poi ripresa in epoca romana. Ne parla addirittura Erodoto, secondo cui i Persiani “avevano la regola di rivalutare da svegli le decisioni prese in stato di… follie estive”. Insomma signori, abbiamo scherzato!

Luciano Mirone