A Paternò (Catania) lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose sembra ormai cosa certa. Le indiscrezioni avanzate sui Social un paio di giorni fa dalla deputata del Movimento 5 Stelle alla Regione Sicilia, Martina Ardizzone, e anticipate da alcune testate locali, trovano conferma in alcune fonti autorevoli. Il Consiglio del ministri, il prossimo 3 ottobre, a meno di eventuali sorprese, deciderà di mandare a casa il sindaco Nino Naso, la Giunta e il Consiglio comunale per questioni di carattere mafioso.

Il sindaco di Paternò (Catania) Nino Naso. Sopra: la città vista dall’alto

Al centro del Consiglio del ministri di venerdì prossimo, la relazione del Prefetto di Catania Pietro Signoriello, relazione oggi nelle mani del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, redatta dopo il lungo lavoro svolto dalla commissione prefettizia (31 gennaio-31 luglio), che ha esaminato diversi faldoni presenti al municipio di Paternò relativi al triennio 2019-2022.

Lo scopo, secondo quanto scritto a suo tempo dall’ex prefetto del capoluogo etneo Maria Carmela Librizzi, era quello di “verificare l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso”.

Paternò, 23 maggio 2025. Anniversario della strage di Capaci. Mentre il sindaco è sotto inchiesta per voto di scambio politico-mafioso, il sindaco di Paternò scende in piazza assieme alle scuole mostrando lo striscione con tanto di stemma del Comune, con lo slogan “La mafia fa schifo”

Tutto parte dall’inchiesta Athena del 14 aprile 2024 che portò all’arresto di diversi esponenti dei clan locali e al coinvolgimento per voto di scambio dell’attuale sindaco Nino Naso (processo il prossimo 14 ottobre) e degli ex assessori Salvatore Comis e Pietro Cirino.

Il reato contestato è un presunto voto di scambio politico-mafioso in concorso con due esponenti dei clan Morabito e Benvenga, legati alla Famiglia catanese dei Laudani. Secondo l’accusa lo “scambio” sarebbe stato legato a dei voti ottenuti dalla cosca alle Comunali del 2022 in cambio dell’assunzione a tempo determinato di due persone vicine al clan in un’impresa che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti a Paternò.

Le indagini furono eseguite dal carabinieri della compagnia di Paternò e coordinate dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, e dalle sostitute procuratrici Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti. Diciassette le ordinanze di custodia cautelare nell’ambito di un’inchiesta che aveva come punto nevralgico le presunte infiltrazioni mafiose nella vendita all’asta di terreni e immobili.

Il sindaco di Paternò si è sempre dichiarato estraneo ai fatti contestati, al punto da utilizzare slogan come “La mafia fa schifo” e “la mafia è una montagna di merda” nel corso dell’ultima commemorazione (23 maggio) della strage di Capaci per ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta.

Ma adesso la domanda che circola in città sono le seguenti: quali saranno gli assetti futuri della politica paternese – saldamente nelle mani del presidente del Senato, Ignazio La Russa, il quale, però, si trova in una posizione contrapposta rispetto a quella del sindaco, pur facendo parte dello stesso schieramento di centrodestra – se il Governo dovesse decidere per lo scioglimento? Come si organizzeranno le forze moderate di fronte a un possibile terremoto politico di quelle dimensioni? Cosa faranno le forze progressiste? Tutti aspettano il 3 ottobre con il fiato sospeso per capire quali devono essere le prossime mosse.

Luciano Mirone