Il Consiglio comunale di Catania commemora l’influencer americano Charlie Kirk, 31 anni, a pochi giorni dal suo assassinio e gli dedica un minuto di silenzio. Lo apprendiamo dal profilo Facebook di Mario Crocitti, già consigliere comunale del Pd, e da sempre vicino all’ex sindaco del capoluogo etneo Enzo Bianco.

Questo il titolo del post: “Incredibile, pazzesco, vergognoso”. Nelle prime righe si legge: “Mentre a Gaza si consuma un genocidio con 70mila morti, di cui almeno 20mila bambini, in Consiglio Comunale, con l’avallo del Sindaco Trantino, si commemora nientemeno Charlie Kirk”.

Il minuto di raccoglimento nel Consiglio comunale di Catania, in memoria di Charlie Kirk, assassinato nei giorni scorsi negli Stati Uniti. Sopra: l’influencer americano con il presidente degli Usa Donald Trump

Non eravamo presenti alla seduta, ma un commento, a prescindere dalle argomentazioni che ogni singolo consigliere ha formulato, consentiteci di farlo, innanzitutto perché in un momento delicato come questo, un titolo del genere può equivalere a gettare benzina sul fuoco (specie se viene fatto da un referente autorevole della sinistra catanese), e poi perché i motivi per dibattere pacatamente sull’argomento non mancano.

Quindi è bene che chi legge sappia che non siamo d’accordo col quel titolo, ma riteniamo importante riportare per intero il pensiero di Crocitti, perché contiene degli elementi su cui ragionare: “Il colmo dei colmi – scrive Crocitti – è che si cita il Presidente Pertini per giustificare l’azione politica estremista di Kirk. Pertini che fu nemico giurato dei fomentatori d’odio”.

E poi: “Lo stesso Sindaco di Catania che si rifiuta di fare un gemellaggio con Gaza quale atto dall’alto valore simbolo. Lo stesso Sindaco – scrive l’esponente della sinistra catanese – che ogni 25 Aprile se la fa alla larga e non dice una sola parola a ricordo di quei ragazzi che si fecero massacrare per permettere anche a lui di fare il Sindaco oggi. Lo stesso Sindaco che non si è mai adoperato per rimettere la Targa che ricorda le ‘Staffette Partigiane’ a cui NOI dedicammo la Pista Ciclabile del Lungomare. Siamo arrivati ad uno schifo mai visto prima”. Questo il post riproposto interamente. Su alcune cose siamo d’accordo, su altre meno (come la contrapposizione Noi sinistra-Voi destra).

Ma crediamo che vada fatta chiarezza, innanzitutto, su Charlie Kirk. Chi era? Tra gli articoli che abbiamo letto, ci piace riportare quello di Roberto Festa del Fatto quotidiano: “In questi anni – scrive Festa – Kirk ha detto, senza vergogna, le cose più indicibili”.

Esempi: “Se vedo un pilota nero mi chiedo se sia davvero capace”; “Rigetta il femminismo. Sottomettiti a tuo marito. Non sei tu che comandi” (Taylor Swift); “L’Islam è la spada che la sinistra usa per tagliare la gola all’America”; “I democratici odiano questo Paese. Vogliono che collassi. Per questo vogliono che l’America diventi meno bianca”; “Penso che alla fine sia cosa conveniente avere ogni anno un certo numero di morti per la violenza delle armi se questo ci permette di proteggere il Secondo Emendamento e gli altri diritti che Dio ci ha dato”.

“Dalla teoria della sostituzione etnica – seguita Festa – alla fede nell’America bianca e cristiana, non c’è idea, paradigma, cospirazione della destra più radicale che Kirk non abbia in questi anni abbracciato e diffuso con la delicatezza di un elefante in una cristalleria”.

“Kirk – viene spiegato ancora – non ha mai mollato Trump. Nemmeno quando, dopo l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio, tutti ne prendevano le distanze. Kirk incarnava il trumpismo e lo diffondeva, nel mondo disincarnato dei nuovi media e per le strade e i college d’America. Questo lo ha portato al cuore del potere trumpiano. Questo lo ha portato nel cuore del presidente”.

È stato lo stesso Trump a dare il via allo scontro, accusando la ‘sinistra radicale’ di aver demonizzato Kirk e di essere il mandante morale del suo assassinio. Altri repubblicani lo hanno seguito. ‘Voi fottuti democratici siete la causa di questo’, ha urlato nel bel mezzo della Camera Anna Paulina Luna, deputata della Florida. Un altro deputato, Derrick Van Orden, se l’è presa con i giornalisti. ‘Siete voi i responsabili della sua morte’, ha urlato. I democratici ‘non potevano batterlo a parole, quindi lo hanno ammazzato’, ha scritto su X Isabella Maria DeLuca, attivista condannata per l’assalto al Campidoglio e perdonata da Trump”.

Sui social si alternano dolore e minacce. Un utente anonimo scrive: “L’intero partito democratico deve essere impiccato”. Un altro, sempre anonimo, torna indietro di decenni e nota: “Questo è come l’incendio del Reichstag”, auspicando quindi una reazione della destra simile a quella dei nazisti nel 1933. Un altro ancora non ha dubbi: “È ora di farla finita con la democrazia”.

Tutto questo succede in un momento in cui l’America rischia la guerra civile. Prima l’assalto a Capital Hill (sede del Congresso americano) ispirato da Trump, poi il fallito attentato nei confronti dello stesso presidente americano durante la campagna elettorale, poi il grave ferimento del marito dell’ex Speaker della Camera dei Rappresentanti (la democratica Nancy Pelosi), poi l’assassinio di un’altra esponente democratica e del marito, adesso l’uccisione di Kirk. Vicende che, viste da lontano, sembrano astratte, sbiadite, ma che sono molto più vicine di quanto si possa credere: un incendio che divampa negli Stati Uniti potrebbe avere effetti imprevedibili in tutto il mondo.

Specie se si tiene conto che nel bel mezzo di un clima tutto sommato disteso (in riferimento alla normale dialettica democratica) come quello italiano, irrompe la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (non l’uomo della strada: la Premier) per dire che la sinistra è responsabile dell’uccisione di Kirk e che per questa ragione, nel nostro Paese, si rischia il ritorno agli anni di piombo e alle Brigate rosse.

Segue un florilegio di frasi dello stesso tenore da parte di esponenti e di simpatizzanti dello stesso schieramento politico. Dove si vuole arrivare e cosa si vuole ottenere lo sa solo lei. Per quanto ci riguarda, crediamo che sia un errore scendere sullo stesso terreno per controbattere ad affermazioni di questo tenore.

Concordiamo invece con le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi – dopo l’omicidio Kirk – dall’esponente della sinistra del Partito democratico americano, Bernie Sanders: “Con Kirk ero fortemente in disaccordo su ogni questione, faccio le condoglianze alla moglie e alla famiglia, e dico che una società libera e democratica dovrebbe avere come premessa la possibilità che le persone si sentano libere di parlare apertamente senza la preoccupazione di poter essere uccise, ferite e umiliate”. Sottoscriviamo tutto parola per parola.

Crediamo che sia arrivato il momento di condannare “tutte” le violenze e “tutte” le dittature, di destra e di sinistra. Poi possiamo anche cominciare a fare le dovute distinzioni (chi ha fatto la resistenza e chi era dall’altra parte, cos’era il partito di Berlinguer e quello di Stalin, chi ha fatto la lotta alla mafia e chi è stato con i mafiosi), ma innanzitutto bisogna prendere le distanze dallo scontro ideologico.

Ridurre il genocidio di Gaza, la guerra in Ucraina e tutte le iatture del mondo ad una contrapposizione ideologica, significa cadere nella trappola di chi è in malafede. Bisogna partire dall’Uomo, dalla Pace e dal Rispetto per il creato. E condannare le guerre, la violenza, la prevaricazione e l’illegalità da qualsiasi parte provengano. È importante discutere, organizzare dibattiti, porre dubbi. E’ il viatico per la civiltà e la democrazia. Almeno secondo noi.

Luciano Mirone