“Il sindaco Caputo ha rotto con l’onorevole Zitelli”. Il che, tradotto banalmente, vuol dire che un baratro (metaforicamente parlando) dividebbe Belpasso (almeno per ora) con la popolosa frazione di Piano Tavola e con tutte le frazioni abusive del territorio.
Pomo della discordia: le prossime elezioni siciliane del 2027. Alle quali pare che vogliano partecipare entrambi, e però, se dovesse verificarsi questa combinazione, rischiano di farsi una guerra fratricida (tutt’e due fanno parte dello stesso partito, Fratelli d’Italia) dalle conseguenze imprevedibili. Fino a quando i due marciano uniti sono una trimurti irresistibile, ma se si spaccano rischiano di eliminarsi a vicenda, malgrado i tanti voti di cui dispongono.
La notizia arriva in un afoso pomeriggio di giugno, mentre nel Comune catanese si discute di Pug e il sindaco non si presenta per l’annunciata conferenza stampa. “Motivi istituzionali lo hanno trattenuto altrove”, dice ufficialmente l’assessore all’Urbanistica Simone Apa.
“Gatta ci cova”, bisbiglia di soppiatto qualcuno. In che senso? “Non sai niente?”. “No”. “I due l’altro giorno sono arrivati ai ferri corti”. “Ma dove?”. “Al Comune, nella stanza del sindaco”. “Davvero?”. “‘I vuci si sintevunu di fora, l’appiru a spattiri” (le grida si sentivano da fuori, li hanno dovuti dividere).
La notizia per i cittadini di Belpasso (e non solo) è troppo ghiotta per essere lasciata in sospeso. Abbiamo fatto le nostre verifiche e, al netto dai pettegolezzi sulle presunte grida o sul fatto che la discussione ha rischiato di degenerare (presunto anche questo), pare che il fatto sia vero: il sindaco di Belpasso Carlo Caputo ha rotto (almeno al momento) con il deputato regionale del suo stesso partito Giuseppe Zitelli. E chi l’avrebbe mai detto!?
In verità è da tempo che nel paese di Martoglio si vocifera che il primo cittadino senta l’esigenza di lasciare Belpasso per Palermo. Tanti segnali lo lasciano pensare (discute di ambiente con gli ambientalisti e di cemento con i cementificatori; dice di volere il Piano urbanistico generale e attacca chi, su questo tema, mette a nudo le sue ambiguità; sforna comunicati stampa a ripetizione, non disdegnando “l’operazione fotocopia” sul medesimo argomento), ma un conto sono i “si dice”, un altro la realtà.
Fra Caputo e Zitelli, fin dal 2013, anno in cui fra loro è scoppiato l’idillio (Carlo allora diventò sindaco per la prima volta grazie anche ai voti di Piano Tavola e delle frazioni), tutto è sempre andato d’amore e d’accordo. I voti dell’uno hanno arricchito la bisaccia dell’altro, il primo al municipio, il secondo a Palazzo dei Normanni.
Quindi malgrado l’ambizione dei protagonisti, da queste parti si escludeva una ipotesi così imprevedibile, poiché si è sempre pensato che alla fine il buon senso sarebbe prevalso. E probabilmente il buon senso prevarrà – mancano due anni alle prossime regionali e ci sarà il tempo per chiarire ed elaborare nuove strategie per evitare l’irreparabile – ma intanto la notizia è questa.
E se è vero che la saggezza potrebbe avere la meglio (auspici i “pacieri” di Roma e di Palermo), è anche vero che potrebbe verificarsi il contrario, cioè che la crisi potrebbe acuirsi.
A Palermo è tutto più facile: l’Aula, le Commissioni, i disegni di legge, le mozioni, gli ordini del giorno, nel fine settimana il meritato riposo (si fa per dire) a Piano Tavola con le solite camurrìe: il contributo per l’associazione, il progetto della chiesa al posto del commissariato di polizia, la nuova stazione della metropolitana e tanto altro, ma tutto molto più soft di Belpasso. Dove è un casino (il capo famiglia con cinque figli a carico che ti chiede il sussidio, l’opposizione che ti attacca, la lampadina che si rompe, l’asfalto che si stacca, l’acqua che manca, la spazzatrice che oggi non è passata), anzi, più che un casino, è un inferno, specie se si tiene conto che si tratta di uno dei territori più estesi della Sicilia, con problematiche impensabili e un sindaco che pensa di fare il sindaco con gli stessi metodi dei sindaci anni ’70.
Molto, molto meglio Palermo, con i mosaici della Cappella Palatina, la magnificenza della Cattedrale, gli stucchi dorati di Palazzo d’Orleans, o al limite… Melilli (Melilli, certo, dove di recente il sindaco ha vinto un concorso come dipendente municipale e così quando si stuferà di fare politica, avrà il “posto” al Comune. E però, proprio nella cittadina siracusana, nei mesi scorsi, si sono accesi i riflettori di un giornale locale, la Bustina di Minerva, che ha stigmatizzato pesantemente l’operato del segretario comunale che è anche segretario comunale a Belpasso. Argomento: i concorsi dei Vigili urbani. Niente a che vedere con quello del sindaco etneo. Quindi sicuramente si tratta di coincidenze e di pettegolezzi).
Riassumendo, Caputo avrà tre possibilità: ricandidarsi come sindaco (4 mila 300 Euro al mese), candidarsi alle regionali (o perché no, alle nazionali: circa 15 mila Euro al mese in entrambi i casi), oppure fare l’impiegato comunale (circa 1600-1800 Euro al mese).
Zitelli, invece, potrebbe ricandidarsi alle regionali, partecipare alle nazionali o fare il sindaco di Belpasso (le cifre sono quelle testé accennate). In alternativa potrebbe tornare a lavorare nell’azienda di famiglia.
Nella foto: a sinistra il deputato all’Assemblea regionale siciliana Giuseppe Zitelli (Fratelli d’Italia), a destra il sindaco di Belpasso (Catania) Carlo Caputo, dello stesso partito
Luciano Mirone
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