Il sindaco del comune più abusivo della Sicilia, Carlo Caputo da Belpasso, provincia di Catania, dice che questo giornale fa “disinformazione” quando parla di cemento e di Piano urbanistico generale (Pug).

“Da questa testata – afferma il primo cittadino – sono stato paragonato al Gatto e alla Volpe, due personaggi che, secondo le favole, sono notoriamente imbroglioni”. E lui, per una vignetta satirica, peraltro mai accostata al suo nome, non vuole passare per “imbroglione”, ecco perché oggi, in occasione dell’incontro dibattito “Per una città a misura d’uomo”, organizzato nella biblioteca comunale della cittadina etnea da L’Informazione, da Legambiente Circolo Etneo, dall’associazione Antimafia e Legalità, dall’associazione Contrada Gattaino e dall’associazione Centro artistico Risvegli, “vuole il diritto di difesa”.

Chi pensa che si tratti di una nota di colore si sbaglia. Oltre ad essere il centro a più alto tasso di abusivismo di tutta la Sicilia (secondo uno studio della Regione), questo è il comune dove sono stati sventrati i palazzi sette-ottocenteschi più belli del centro storico (Caputo non era ancora nato), dove sono stati eretti dei condomini in centro storico davanti alla Chiesa Madre, dove all’inizio degli anni Ottanta, è stata rasa al suolo l’antica Fenicia Moncada (il paese precedente a questo, quasi distrutto dal terremoto del 1693), dove è stato redatto un Piano regolatore firmato “Lima”: non Salvo, ex sindaco di Palermo legato a Cosa nostra, che assieme a Vito Ciancimino, in una sola notte, rilasciò 3 mila licenze edilizie per demolire altrettante ville liberty sostituite da palazzi di quindici piani, ma il cugino (Francesco), il cui strumento urbanistico disegnato da lui, clone di quello del “sacco di Palermo”, a Belpasso è scaduto da ventidue anni.

Belpasso (Catania), Palazzo Bufali, uno dei manufatti più belli sopravvissuti allo sventramento dei decenni scorsi. Sopra: il sindaco Carlo Caputo durante una riunione di alcuni anni fa nelle frazioni 

Ecco perché il due volte sindaco, ex vice sindaco, ex assessore ed ex consigliere comunale Carlo Caputo (oltre vent’anni di militanza politica, anche se non sono attribuibili a lui i misfatti degli anni Settanta, Ottanta e Novanta) vuole spiegare alla cittadinanza “come stanno i fatti” sul Piano urbanistico generale e sui due parchi mai realizzati (via  Fiume e delle Torrette), malgrado le promesse.

Al posto dell’annunciato parco di via Fiume, di recente, la sua maggioranza ha portato in Consiglio comunale il progetto di un ipermercato, ma lui rassicura: “Quel centro commerciale non nascerà, perché non è mai stato detto che doveva nascere”. Torneremo su quest’ultima battuta, ma intanto va evidenziato come lo stesso sindaco che dice che la struttura non si farà, fra qualche minuto la difenderà a spada tratta.

E così, in nome del “pluralismo”, Caputo si fa riprendere dai suoi amici con la telecamera per riservare la diretta streaming solo a se stesso, eliminando le altre voci che partecipano al dibattito che non dispongono della diretta e che narrano storie diametralmente opposte. “Ma se volete – afferma durante il suo intervento – lascio la telecamera”. Non rispondiamo. Alla fine la telecamera non viene lasciata.

Ma è l’organizzazione – in primis questo giornale – ad aver compiuto l’imperdonabile errore della mancata diretta: sarebbe stato interessante ascoltare tutti gli interventi per farsi un’idea di quello che sta succedendo a Belpasso. Per esempio quando, dopo il sindaco, parlano i consiglieri di opposizione Carmelo Carciotto e Andrea Paparo: “Il progetto dell’insediamento commerciale di via Fiume esiste e il sindaco nega l’evidenza. Ci sono i documenti”.

Il progetto dell’insediamento commerciale in via Fiume al posto del parco promesso dal sindaco Caputo

Ma Caputo se n’è andato da un pezzo per “impegni pregressi”, mentre il suo “verbo” viene diffuso capillarmente sui Social. I cittadini non vedranno neanche i contributi di Antonino Recupero, giurista, Danilo Rossetti, coordinatore del M5S di Belpasso, Giandomenico Morabito (Prc), Enzo Guarnera, presidente dell’Associazione Antimafia e Legalità, oltre che di Giacomo Milazzo (Legambiente Circolo Etneo), Silvana Ranza, Giancarlo Consoli, Mariarosa Marcantonio e il sottoscritto (gli ultimi cinque, esponenti della Società civile promotori dell’evento).

Quella Società civile che affolla la biblioteca – assieme ad altri pezzi di città – perché vuol capire cosa si nasconde dietro alle parole del sindaco sul Pug annunciato ma mai realizzato, sul verde inesistente e sul cemento avanzante.

Un momento dell’incontro-dibattito “Per una città a misura d’uomo” organizzato dalla Società civile, mentre parla l’avv. Enzo Guarnera, presidente dell’Associazione Antimafia e Legalità

In ogni caso, piaccia o no, il vero mattatore della serata è lui, il sindaco, che si presenta a sorpresa al dibattito assieme a qualche consigliere della maggioranza e a qualche componente della Giunta (a cominciare dal titolare dell’Urbanistica  Andrea Apa, assessore non si sa per quanto tempo: per “accontentare” i fedelissimi, Caputo ha disposto i seguenti “turni”: sei mesi per gli assessori, due anni e mezzo per i presidenti del Consiglio).

È un Caputo molto nervoso. L’impressione è che il suo elettorato non appaia compatto come alcuni anni fa, quando a lui bastava scrivere qualsiasi cosa per ottenere l’ovazione della claque, che oggi non sembra quella osannante e numerosa di un tempo.

Ecco allora le accuse nei nostri confronti, le bugie, perfino le gaffe (una su tutte: le telefonate fatte alla vigilia di questo dibattito ad alcune associazioni che avevano avuto la “cattiva idea” di aderire: “L’evento? Strumentalizzato politicamente”. Immediato ritiro di sodalizi. Il sindaco lo racconta in pubblico e se ne vanta).

E allora è il caso di chiarire che questo giornale rivendica la parola “politica” in rapporto ad una battaglia di civiltà come questa, nel senso greco di “polis”, di città, di Bene comune. L’Informazione ne rivendica il significato più nobile. Chi è infastidito se ne faccia una ragione.

Caputo oggi dice che il Piano regolatore del cugino di Salvo Lima “va bene così”, salvo a smentirsi l’attimo dopo, quando afferma di volerlo revisionare perché la legge gli impone di farlo, insomma, un passo avanti e dieci indietro.

Il sindaco afferma di aver contribuito a bloccare – molti anni fa, quando era un giovanissimo consigliere comunale – una mega cementificazione in contrada Peschiera. È vero. Quella volta fece un atto meritorio di cui bisogna dargli atto. Ma da quel momento – su questa materia – il suo compito è stato un disastro: sia perché non ha fermato il dilagante abusivismo edilizio delle frazioni dove lui ha costruito la sua carriera politica, sia perché sullo strumento urbanistico che dovrebbe mettere ordine al territorio e prevedere lo sviluppo dei prossimi decenni, mostra ambiguità disarmanti.

Adesso il primo cittadino entra nel merito dell’attualità: il parco di via Fiume, promesso nel 2013 e mai realizzato, in un’area che il Piano regolatore di Lima definisce B2, cioè edificabile. Pochi mesi fa, come detto, la sua maggioranza ha portato in Consiglio comunale un progetto che prevede, nella stessa superficie, la costruzione di un insediamento commerciale e residenziale per una colata di 30 mila metri cubi di cemento. Una discrepanza che balza agli occhi perché fa notizia: da un lato il sindaco che promette un parco, dall’altro i suoi consiglieri che vogliono cementificare l’area. Una contraddizione di cui un giornale ha il dovere di occuparsi, sennò verrebbe meno ai suoi compiti.

L’area di via Fiume dove il sindaco aveva promesso il parco

PRIMO GIOCO DI PRESTIGIO. “Avevo promesso un parco in una piccola porzione di appena 2mila metri quadrati, su una superficie complessiva di 12 mila metri quadrati”. Tira fuori una fotocopia notevolmente ingrandita e mostra al pubblico l’immagine dell’area: all’interno di essa si vede un rettangolo rosso che delimita una porzione di terreno. È la stessa immagine contenuta nel cronoprogramma di dodici anni fa, ma nell’originale (di dimensioni molto più ridotte) il rettangolo rosso si intravede appena. Il testo – che Caputo si guarda bene dal leggere in pubblico – dice tutt’altro rispetto ai discorsi di oggi: “C’è un’area abbandonata da anni – scrive il sindaco nel 2013 – che rappresenta uno scempio per la vista dei passanti e degli abitanti della zona”. Caputo allora diceva  proprio così: “Un’area”. Genericamente. Senza precisarne le misure. Il riferimento, come si vede in questo brano, è all’intera superficie, non a una porzione della stessa. Poi aggiunge: “L’area in fase di revisione del Prg verrà vincolata a parco ‘zona F’. In questo modo il Comune provvederà all’esproprio ai fini di realizzare uno spazio ricreativo. Il progetto sulle strutture da realizzare verrà discusso in seguito, oggi ci assumiamo l’impegno di acquisire l’area”. Chiaro?

Il Cronoprogramma del sindaco di Belpasso del 2013

L’intento del 2013 sembra lapalissiano: creare delle aspettative per accreditarsi come il “messia” dell’ambientalismo locale, in modo da pescare voti anche nel campo avverso, dopo aver fatto discorsi diametralmente opposti nel suo campo, cioè nelle zone abusive, dove ad ogni elezione fa il pieno di voti.

SECONDO GIOCO DI PRESTIGIO. Caputo fa passare alcuni anni. Il tempo che il terreno di via Fiume – nel 2013 oggetto di un contenzioso giudiziario – venga acquistato per circa 400 mila Euro da un nuovo proprietario (qualcuno dell’opposizione, in Consiglio comunale, di recente ha parlato di “amici”, ma Caputo lo ha minacciato di querela). A quel punto il sindaco “dimentica” il famigerato “Parco” che oggi rischia di trasformarsi in uno scatolone di cemento. Con la Confcommercio sul piede di guerra per l’esistenza di altri esercizi commerciali nel raggio di pochi metri e la mancanza – come fa rilevare Antonino Recupero nel corso del dibattito – di un Piano commerciale comunale che disciplini la materia ed una mozione votata all’unanimità alcuni anni fa dal Consiglio comunale, secondo la quale Belpasso è satura di supermercati, di ipermercati e di centri commerciali. “Per me – ribatte il primo cittadino – non sarebbe un dramma la concorrenza”.

Primo minuto e mezzo di puro show. Un tempo sufficiente per delineare l’identikit politico e psicologico del personaggio: il Gatto e la Volpe, il vittimismo, il dire e il non dire, il tentativo di creare confusione, le allusioni, i messaggi, la fotocopia ingrandita, la differenza fra la narrazione di oggi e quella di ieri, la diretta streaming, le contraddizioni, le telefonate alle associazioni: tutti elementi che tratteggiano – non ce ne voglia – la figura di un grande prestigiatore.

Non è che l’assaggio. Nel corso di quei trenta minuti, approfittando della complessità della materia (su cui non tutti i cittadini hanno padronanza), le spara talmente grosse da apparire surreale ma vero, si cala perfettamente nella parte del sindaco incazzato e si altera, mischia abilmente le bugie a qualche verità, shakera tutto e serve questa incredibile mappazza al pubblico (presente e virtuale) con la rara maestria di chi dell’arte di apparire ha capito tutto. C’è da capirlo: Carlo è cresciuto negli anni del berlusconismo imperante, diviso tra Fronte della gioventù, Raffaele Lombardo e Giorgia Meloni. Un po’ destra, poi centro, poi nuovamente destra, con una mezza intenzione – poi rientrata – di transitare nell’ala Dem dell’ex sindaco di Catania  Enzo Bianco, quando alcuni anni fa il centro destra entrò in crisi.

TERZO GIOCO DI PRESTIGIO. Nel frattempo, accortosi che la storia della fotocopia ingrandita funziona, tira fuori dal cilindro un’altra genialissima trovata. La via Fiume dal 2013 è cresciuta: ci sono negozi che allora non c’erano, sono indispensabili i parcheggi. “E voi pensate – affonda – che in un’area congestionata, io vada a creare un altro punto di interesse (cioè il parco, ndr.)? E unni ‘i mittemu ‘i machini?” Già, dove? “L’obiettivo è quello di dotare Belpasso di un parco o di bloccare un’iniziativa commerciale?”, aggiunge Caputo visibilmente agitato. E allora la struttura, a suo parere, è indispensabile perché i posteggi saranno realizzati dai proprietari. Peccato che – come dice successivamente il consigliere Paparo – molti di questi saranno riservati solo ai clienti. Ma anche l’intervento di Paparo non si può vedere nella registrazione di Caputo. E le auto in esubero dove parcheggeranno? Ovviamente in via Fiume, congestionandola ulteriormente. Ma perché Caputo, qualche secondo prima, aveva detto che l’insediamento commerciale in via Fiume non si farà e ora lo difende?

Ma c’è un’altra questione sollevata dal consigliere Paparo: Caputo dice che quell’area adesso costa circa 1 milione 800 mila Euro, equivalente ad una classificazione B2. Ma è tutto discutibile, perché quel terreno fu acquistato 400 mila Euro.

QUARTO GIOCO DI PRESTIGIO. Il sindaco continua a fare strane allusioni e a lanciare messaggi anche pesanti (qualcuno di questi è misteriosamente sparito dalla registrazione video). Dopodiché si concentra su un’altra incredibile boutade: nell’area oggetto della promessa, negli ultimi anni, sono nati quattro palazzi. Rivolgendosi al sottoscritto chiede: “Non se n’è accorto che sei anni fa sono nati questi palazzi?”. Sei anni fa? Mentre al Comune stradominava lui con la sua maggioranza? L’Informazione denuncia da sempre la cementificazione del territorio e il sindaco l’accusa di non avere parlato delle singole costruzioni.

In realtà, lui in questo momento “parla” con quei potenziali elettori che gradualmente cominciano a capire certe dinamiche del potere che si annidano nel comune più abusivo dell’Isola. Ecco perché ha bisogno di delegittimare il “nemico” e di far sentire solo la sua voce attraverso i Social, eliminando quelle contrarie. Ma le persone che non seguono certe dinamiche politiche, quali strumenti possiedono per comprendere il suo linguaggio?

QUINTO GIOCO DI PRESTIGIO. Per giustificare la mancata realizzazione della struttura verde, il sindaco dichiara per l’ennesima volta che “un parco crea schiamazzi”. “Per gli schiamazzi che ci sono al parco urbano ubicato nel quartiere Sant’Antonio, quando viene messa la musica ad alto volume, i cittadini chiamunu ‘a mia, non chiamano voi”. E qui Caputo dimostra qual è la sua concezione culturale di un parco: un’area di schiamazzi e di musica ad alto volume, non di quiete, che lui, con i poteri che si ritrova, dovrebbe e potrebbe far rispettare. Attenzione, perché stiamo parlando dell’ex presidente del Parco dell’Etna, che evidentemente negli anni del suo mandato al vertice dell’ente avrà chiamato l’esercito per sedare gli “schiamazzi” degli escursionisti, dei boy scout, degli esploratori e dei naturalisti in montagna (è detto con ironia), salvo ad autorizzare il transito dei pullman nelle zone alte del vulcano (versante Bronte-Maletto) suscitando le proteste di tante persone (anche loro con il fine evidente di “fare politica”).

Il Parco urbano di Belpasso

SESTO GIOCO DI PRESTIGIO. Nella stessa via Fiume – dichiara il sindaco –, zona alta, nascerà un mega condominio per oltre 150 persone, ma siccome sarà un villaggio “bio edilizio” nessuno dice nulla (l’allusione è sempre contro di noi) e questo “diventa mafia”, perché c’è “cemento di serie A e cemento di serie B”. Il condominio “bio edilizio” lo ha recentemente votato la sua maggioranza, con tanto di commenti lusinghieri dei suoi consiglieri, che il giornale si è limitato a riportare, senza esprimere opinioni, così come ha riportato il fatto che quel progetto – a differenza di altri, come evidenzia il consigliere Carciotto – è rimasto chiuso nei cassetti del comune per oltre dieci anni senza essere vistato positivamente o negativamente. Ma anche questo particolare, chi dovesse vedere il video di Caputo, non lo saprà mai.

SETTIMO GIOCO DI PRESTIGIO. “Ho bloccato la realizzazione di un altro centro commerciale in Dodicesima traversa, perché io i centri commerciali li blocco”. È la zona (anche questa “di espansione”, secondo il Piano Lima) nella quale molte associazioni e cittadini avevano chiesto l’istituzione del Parco delle Torrette, ennesima promessa caputiana irrealizzata, con l’aggravante di averla fatta pur sapendo che su quelle aree esisteva un Piano di lottizzazione. Sono state le associazioni a fare pressione sul Consiglio comunale, attraverso una protesta civile, per evitare la cementificazione di quest’altro luogo di incomparabile bellezza. Non si è fatto il Parco, ma almeno si è evitato uno scempio. E siccome Caputo era sindaco, oggi si assume questa falsa paternità.

OTTAVO GIOCO DI PRESTIGIO. Il primo cittadino è furente con noi anche per un articolo sul discorso dell’arcivescovo di Catania  Luigi Renna – apprezzato da un sacco di gente – pronunciato nel giorno in cui il prelato, di recente, ha ricevuto dalle mani del sindaco la cittadinanza onoraria di Belpasso. In quell’occasione Renna ha parlato di Bene comune, di etica, di città a misura d’uomo, di piccoli esercizi al posto dei centri commerciali, di spazi verdi e di giovani affrontando tanti altri temi che ci hanno trovato in sintonia. Caputo si è infastidito anche di questo: “Questo non è giornalismo, questo è altro, questo è provare a fare politica”. Invitiamo i lettori a cercare l’articolo e a farsi un’idea.

NONO GIOCO DI PRESTIGIO. “Chi dice che il Piano regolatore è scaduto? Un ignorante! Un Piano regolatore non scade”. Ora, siccome a scrivere che il Prg di Belpasso è “scaduto” da 22 anni è sempre stato questo giornale che Caputo apostrofa come “ignorante”, siccome lo usano tutti, compreso lui (basta vedere i suoi post), con l’umiltà socratica di chi “sa di non sapere”, ci siamo rivolti al prof. Filippo Gravagno, docente di Pianificazione urbanistica all’Università di Catania, per saperne di più: professor Gravagno – gli abbiamo chiesto –, dopo oltre vent’anni dalla sua approvazione, si può dire che un Prg è scaduto? Questa la risposta: “Dopo 10 anni decadono i vincoli preordinati all’esproprio. Questa condizione impedisce la realizzazione delle previsioni pubbliche del piano (servizi, attrezzature, strade) attraverso il ricorso alle procedure espropriative. Le aree destinate a servizi o attrezzature pubbliche attraverso procedura espropriativa diventano ‘zone bianche’ e il piano in gergo tecnico è indicato come decaduto”.

DECIMO GIOCO DI PRESTIGIO. Adesso il sindaco sventola dei fogli. Contengono l’elenco dei comuni della provincia di Catania in cui i Piani urbanistici sono scaduti. “Su 58, solo 11 hanno approvato lo strumento urbanistico negli ultimi vent’anni”. “La verità”, aggiunge Caputo, “è che ci dobbiamo misurare con una realtà”. E si vede: basta fare un giro in certi paesini del catanese per vedere il disastro e lo scempio perpetrato nei confronti dei cittadini e delle future generazioni, specie in un momento di emergenza climatica come questo: capannoni, centri commerciali, colate di cemento, distruzione dell’ambiente. Belpasso è in buona compagnia. Sembra una banalità, ma è il cuore del problema: trovare degli alibi attraverso le incapacità, le negligenze e gli interessi altrui per dire che “il Piano non è scaduto” e che “il Piano non è la panacea di tutti i mali”.

UNDICESIMO GIOCO DI PRESTIGIO. Ora Caputo si rivolge direttamente all’avvocato Enzo Guarnera, seduto assieme al sottoscritto al tavolo dei relatori. “Avvocato – esclama – io la stimo molto, ma mi creda, non so se lei è stato portato qui dagli eventi o dalle amicizie, però lei è un uomo impegnato nell’antimafia, ma mi chiedo perché uno impegnato nell’antimafia viene a parlare di un parco inesistente in via Fiume a Belpasso. E mi piacerebbe farci una chiacchierata. Però una volta abbiamo avuto uno scontro processuale e questo l’ha vista soccombente”. L’avvocato non può fare a meno di ridere: “Ancora c’è l’appello e la Cassazione”. Da qui a tirare l’ennesimo coniglio dal cilindro il passo è breve: “Nel paese del Malpassoto (Giuseppe Pulvirenti, noto boss mafioso degli anni ’80 e ’90, ndr.) – declama Caputo –, senza il bisogno di iscriversi a certa letteratura (probabilmente il sindaco vuole continuare ad accusarci di far parte della letteratura dei Professionisti dell’antimafia, ndr.), da sindaco mi sono costituito due volte parte civile in processi di mafia”. Vero. Ma dopo una battaglia durissima con l’Associazione Antimafia e Legalità. Alla fine la decisione sofferta: in due dibattimenti si è costituito, negli altri due no. Quali? Quelli che vedevano alla sbarra la cosca degli Squillace, detti Mattiddina, che controllano elettoralmente Piano Tavola e le altre frazioni abusive. Adesso il sindaco alza di nuovo la voce per dire che non ci sta “ad essere romanzato in una verità che non sta nelle carte, non sta in nulla”. A proposito di Piano Tavola. Il 24 ottobre 2017, Caputo scriveva sui Social: “I Villaggi (cioè le frazioni abusive, ndr.) hanno finalmente il Piano regolatore”. A ricordare quest’altro particolare è Antonino Recupero, che legge ad alta voce un altro brano del post: “Gli abitanti del luogo potranno finalmente vedere dove nascerà una piazza, un impianto sportivo, un asilo”. Da allora il nulla. E sono passati quasi dieci anni.

Un volantino distribuito da Caputo che annuncia “la rinascita dei villaggi”

DODICESIMO GIOCO DI PRESTIGIO. Adesso tenetevi forte perché arriva un altro piatto forte dello show: “Quando mi sono insediato per la prima volta, nel 2013, mi sono ritrovato come vincitore di gara per la stesura del nuovo Piano regolatore il professor Leonardo Urbani”. Si tratta di un insigne docente universitario ed urbanista che l’anno precedente si era aggiudicato il bando di gara indetto dal commissario regionale Angelo Sajeva per il Prg di Belpasso. Che fa Caputo dopo il suo insediamento? Manda a casa Urbani per affidare la stesura dello strumento urbanistico all’Ufficio tecnico comunale, ritenuto inadeguato non solo dagli stessi funzionari del settore, ma anche dall’assessore Apa (anche lui oscurato dal video del sindaco). “Ebbene – incalza ancora il primo cittadino –, mi sono ritrovato un grande urbanista di 86 anni”. E poi: “Vennero a parlare con me due geometri di San Gregorio che dicevano di far parte del gruppo del prof. Urbani”. Uno di questi era l’architetto Ignazio Lutri, allora componente dell’equipe di Urbani, considerato fra i migliori urbanisti siciliani. “Purtroppo – seguita il sindaco – conoscendo un po’ l’ambiente… non mi sono fidato”. Meno male che almeno stavolta il suo senso della comicità lo ha trattenuto dal raccontare – come ha sempre fatto – di non essersi fidato dei due “geometri”, perché “avevano un accento troppo catanese”. E meno male che ha evitato di dire – come faceva all’epoca – che lui Urbani lo ha revocato perché costava troppo: 200 mila Euro. Meno male che ha omesso di dire che nel frattempo fra consulenze (quasi) improduttive, incarichi tecnici e cose varie, si è andati oltre la cifra chiesta da Urbani, con l’aggravante che il Piano urbanistico – dopo tutti questi anni – è praticamente al punto di partenza. Ma “Urbani – incalza ancora Caputo – nel 2013 aveva 86 anni e qualche tempo dopo si è ammalato di Alzheimer, morendo nel 2023”. Basta leggere le biografie. Nel 2013 l’urbanista aveva 84 anni e si ammalò di Alzheimer sette anni dopo (2020). Quando il sindaco lo cacciò era nel pieno delle sue facoltà fisiche e mentali. Non solo. La convenzione provvisoria stipulata fra Urbani e il Comune di Belpasso prevedeva sei mesi per la stesura del nuovo Piano regolatore e una penale a carico dell’urbanista se si fosse sforato quel margine temporale. Insomma, un modus operandi moderno, quello dell’urbanista palermitano, in cui il concetto di efficienza si sposava con quello di professionalità, tutto il contrario di quello propugnato a Belpasso. “La discrezionalità del mio naso – dichiara orgogliosamente il sindaco – mi ha fatto decidere che dovevo affidare all’Ufficio tecnico comunale l’elaborazione del nuovo Piano, che ha partorito le direttive di massima, condivise da tutte le associazioni, e il progetto di massima”. Il suo naso gli ha fatto iniziare l’iter. Dopodiché c’è stato il vuoto assoluto. Perché?

Il professore Leonardo Urbani

TREDICESIMO GIOCO DI PRESTIGIO. “Non capisco cosa c’entri l’abusivismo edilizio con la redazione dello strumento urbanistico. È come se noi, approvando il Pug, per incanto eliminiamo l’abusivismo edilizio. Certo, ci vuole più controllo per evitare l’abusivismo, ma non è necessario lo strumento urbanistico. Che comunque non è scaduto e quindi di cosa stiamo parlando?”. Queste parole confermano come sia indispensabile la consulenza di un urbanista di altissimo livello e staccato da questo ambiente (da scegliere attraverso un altro bando pubblico) per cercare di risolvere o di arginare un problema complesso come l’abusivismo edilizio, la “desertificazione” del centro storico, il disagio giovanile, il trend turistico e tanto altro, poiché da questo brano si deduce come il sindaco abbia un’idea confusa ed approssimativa di cosa sia uno strumento urbanistico. Se non sa che un bravo urbanista deve essere anche un buon sociologo, come può affrontare una tematica delicata come questa?

QUATTORDICESIMO GIOCO DI PRESTIGIO. “Come posso dire ai proprietari dei terreni edificabili di non costruire, se il nuovo Piano urbanistico dovesse impedirlo? Devo espropriare i terreni e dar loro i soldi”. Come stanno le cose? Il Piano regolatore di Lima aveva previsto un incremento abnorme della popolazione di Belpasso che andava in controtendenza con la lenta crescita demografica. In base a questo ulteriore “errore”, il professionista palermitano disegnò molte più aree edificabili di quelle necessarie. Molte di queste (ancora agricole) se le erano accaparrate da tempo i “soliti noti”, le altre appartenevano (ed appartengono) a dei piccoli proprietari (molte di queste ricevute in eredità) che in questi anni hanno vissuto con la speranza di farle “fruttare”. Risultato: una parte di questi terreni è rimasta libera per la mancanza di richieste edificatorie, ma sono vincolate alla destinazione prevista dal vecchio Piano.

“Il problema prospettato dal sindaco è falso – afferma durante il dibattito Danilo Rossetti –. Il Consiglio Comunale ha potestà piena sulla destinazione urbanistica del proprio territorio. Se si vuole realmente tutelare un’area, evitandone la cementificazione, occorre percorrere alcuni passaggi. Quali? Modificare l’attuale destinazione ‘residenziale’ dell’area a ‘verde pubblico’, inserendo tale vincolo nel ‘Documento preliminare di Piano’. Ciò non determina alcun rischio, salvi ovviamente i progetti edilizi già approvati. I terreni edificabili da riconvertire a ‘verde pubblico’ non devono essere espropriati, eventuali indennizzi – prosegue l’esponente del M5S – spetterebbero solo ai proprietari dei terreni su cui sono già stati approvati dei progetti di edificazione. Si può alleggerire qualche onere dell’Amministrazione ricorrendo alla possibilità di trasferimento di volumi e alla libera vendita di cubature edificabili attraverso il meccanismo dei diritti edificatori compensativi che sono dei diritti concessi dalla Pubblica Amministrazione ai privati come compensazione per la perdita di edificabilità di un terreno”.

QUINDICESIMO GIOCO DI PRESTIGIO. Ma c’è un altro punto che Caputo non ha voluto toccare. Il 18 giugno dello scorso anno – secondo quanto previsto dalla legge regionale – il sindaco ha invitato i cittadini e le associazioni a presentare idee e proposte da inserire nel nuovo Pug dopo un dibattito all’interno di un forum. Un “invito”, in verità, notato da pochi, ma che in ogni caso non è stato disatteso da qualche associazione, movimento politico e cittadino (questo giornale ha presentato una sua relazione). La legge prevede che le Amministrazioni comunali, entro 90 giorni, devono redigere un “documento preliminare” tenendo conto dei contributi espressi dalla Società civile. Quei 90 giorni sono trascorsi invano e l’attività della Società civile è stata preclusa. Qualcuno in sala dice che si profila l’omissione in atti di ufficio.

Luciano Mirone